Festa del papà
5:33 am, 18 Marzo 22 calendario

Un 19 marzo per sostenere i papà ucraini

Di: Redazione Metronews
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Un 19 marzo per sostenere i papà ucraini. È a loro che Metro dedica quest’anno la Festa del papà che si celebra il 19 marzo. Abbracci, carezze e lacrime. Le scene della guerra in Ucraina sono fatte di missili, ma anche di storie “ordinarie”. Come quelle degli addii nella stazione di Leopoli, dove c’è chi riesce a scappare mettendosi in salvo raggiungendo i confini con la Polonia e chi invece è costretto a restare a combattere. Partono soprattutto donne e bambini perché gli uomini tra i 18 e i 60 anni restano a combattere. Kiev li ha chiamati alle armi per difendere il Paese dagli attacchi russi. Nella diaspora di un popolo sotto le bombe ci sono migliaia di  maschi chiamati alle armi: sono  figli, fratelli, ma soprattutto giovani padri, che si separano dai loro figli nelle stazioni senza sapere se mai li rivedranno.

Un 19 marzo per sostenere i papà ucraini

Padri come Kamianets-Podilsky  38 anni, due figli di meno di 10 anni, un maschio e una femmina. Il 28 febbraio, a guerra appena iniziata, voleva portarli in salvo in Italia, ma al confine con l’Ungheria è stato fermato perché doveva restare a combattere. Ci sono occasioni in cui  non si ha altra scelta, se non quella di correre il pericolo di fidarsi .Kamianets-Podilsky  si è fidato di un’estranea, una donna di nome Nataliya Ableyeva.  Ha dato un bacio  ai figli, gli ha chiuso bene le giacche  per proteggerli dal freddo e li ha affidati a una sconosciuta.   «Il loro padre mi ha semplicemente consegnato i due bambini e si è fidato di me, dandomi i loro passaporti per portarli a casa» ha dichiarato la donna.

Padri come Ruslan, 35 anni, che ha messo  suo  di nove anni su un treno  e gli ha detto : «Prenditi cura di tua madre» prima che il treno si allontanasse. Ruslan è sposato con Galina, 37 anni. Hanno anche una figlia di quattro anni, Emilia. Ha detto: «E’ stato un momento molto difficile. Non volevo dire addio alla mia famiglia. Resto e difenderò il mio paese e spero che non passerà molto tempo prima di rivederli. Mi mancheranno».

Padri come Serhiy Perebynis, la cui storia ha fatto il giro del mondo, dopo il memorabile scatto del New York Times.  il padre della famiglia distrutta a Irpin. I suoi due figli, Alisa, di 9 anni e Mykyta di 18, con la moglie Tatiana di 43, sono stati uccisi mentre cercavano di scappare dalla città. «Non ero con loro perché ero andato alla nostra casa natale nella provincia sotto controllo russo di Donetsk per assistere mia mamma anziana malata di Covid. Ero partito il 16 febbraio, otto giorni prima dell’inizio dell’attacco voluto da Putin e non riuscivo a tornare a Kiev per la guerra. Ho potuto farlo solo dopo che tutti i miei cari sono stati uccisi». Perebynis ora si sente in colpa per essere stato lui a suggerire alla famigli di scappare da Irpin. E promette giustizia: «Lotterò fino alla fine per loro. Farò in modo che ci sia un verdetto del tribunale».

 

 

 

 

18 Marzo 2022 ( modificato il 17 Marzo 2022 | 18:06 )
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