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2:00 pm, 15 Marzo 22 calendario

Prima delle prime, Lingiardi esplora Don Giovanni di Mozart

Di: Redazione Metronews
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INCONTRI Prima delle prime al Teatro alla Scala propone il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte giovedì dalle 18. Nell’incontro, con ascolti, Le maschere del libertino (chi son io tu non saprai)Vittorio Lingiardi parlerà del mito e della psicologia di Don Giovanni. Lingiardi – psichiatra, psicoanalista e scrittore – è professore ordinario di psicologia dinamica presso la Facoltà di Medicina e Psicologia della “Sapienza” di Roma. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti (www.amicidellascala.it).

L’opera sarà in scena alla Scala dal 27 marzo con la direzione di Pablo Heras-Casado e la regia di Robert Carsen che si rifà alla lettura di Camus.

La prima rappresentazione del Don Giovanni

Don Giovanni, composta tra marzo e ottobre del 1787, quando Mozart aveva 31 anni, è la seconda delle tre opere che il compositore scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte; segue le Nozze di Figaro e precede Così fan tutte. L’opera commissionata dall’imperatore Giuseppe II non andò in scena per la prima volta a Vienna, bensì in quello che oggi è il Teatro degli Stati di Praga, nel 1787. Il successo fu totale, cosa che non si verificò invece a Vienna.

Mozart, Da Ponte, de Molina e Molière

Molto stretta e concentrata in brevissimo tempo fu la collaborazione del salisburghese con Lorenzo Da Ponte che per venire a capo dell’impresa si ispirò, apportando notevoli modifiche, al Convitato di pietra di Giovanni Bertati – musica di Cazzaniga – che, a sua volta, aveva derivato il suo testo da un dramma in versi dello scrittore Tirso de Molina, El burlador de Sevilla y el convidado de piedra. Non è tuttavia escluso che sia Mozart che Da Ponte non abbiano tenuto presente Don Giovanni e il convitato di pietra di Molière.

“Il dissoluto punito, Don Giovanni”

Anche se Mozart nel suo catalogo scrisse Il dissoluto punito, Don Giovanni, opera buffa in due atti, nel libretto l’opera porta la definizione di “dramma giocoso”. Un possente ossimoro e non solo visto che c’è un tentativo di stupro, un assassinio e la morte finale del protagonista. Su questo capolavoro di assoluta ambiguità si sono interrogati nel tempo studiosi, interpreti e ascoltatori.

Per Mozart è la musica che deve determinare il tono, il ritmo, il senso del dramma. Per lui comporre un’opera non vuol dire scegliere un libretto e rivestire di musica le parole: la poesia deve essere “la figlia ubbidiente della musica”.

Notevoli sono gli interventi della moderna musicologia su quest’opera così “aperta”. Tra i tanti famosi cultori ed esegeti di Mozart ha un posto di primo piano Bernhard Paumgartner, allievo di Bruno Walter, autore di un libro (1927) che rimane un classico nella storiografia mozartiana. Quasi lapalissiana, incontrovertibile è una sua riflessione: «Don Giovanni, pur ponendo allo studioso mille problemi, non ha problemi ed è comprensibile anche all’ascoltatore più ingenuo, accessibile a tutti in mille misure diverse». Folgorante e categorica è invece la definizione che in un lungo saggio (Don Giovanni. La musica di Mozart e l’eros) Soren Kierkegaard dedica all’opera: “Don Giovanni è un lavoro senza macchia, di ininterrotta perfezione”.

 

15 Marzo 2022
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