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11:54 am, 8 Marzo 22 calendario

Consumi e famiglie: nel 2021 +4,7% ma il 2022 inizia male

Di: Redazione Metronews
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I consumi e le famiglie italiane? Nel 2021, la stima preliminare della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.439 euro mensili in valori correnti, in crescita del 4,7% rispetto ai 2.328 euro dell’anno precedente. E’ quanto rende noto l’Istat.

I consumi delle famiglie

Si tratta di una crescita molto accentuata, evidenzia l’istituto di statistica, che però non compensa il crollo del 2020. Rispetto ai 2.560 euro del 2019, infatti, la spesa media è ancora inferiore del 4,7%. Considerando la dinamica inflazionistica (+1,9% la variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, Ipca), la crescita in termini reali rispetto al 2020 risulta più contenuta (+2,8%).
La crescita delle spese per consumi delle famiglie è diffusa su tutto il territorio nazionale, ma risulta più decisa nel Nord Italia (+6,0%), seguono il Mezzogiorno (+3,7%) e il Centro (+3,1%). In valori assoluti, la spesa media più elevata si osserva come sempre nel Nord, dove si attesta a 2.676 euro mensili, seguito dal Centro (2.588 euro) e, a maggiore distanza, dal Mezzogiorno (1.985 euro).

I consumi dei meno abbienti

Nel corso del 2021 la dinamica della spesa equivalente risulta molto differenziata, da +1,7% delle famiglie meno abbienti a +6,2% di quelle con la capacità di spesa più elevata, in conseguenza del maggiore aumento dei capitoli che pesano di più sulla spesa delle famiglie più agiate. Il divario viene ulteriormente accentuato dalla dinamica inflazionistica, che è stata decrescente al migliorare delle condizioni economiche (da +2,4% delle famiglie meno abbienti, soprattutto a causa del forte peso delle spese per abitazione sul loro budget, fino a +1,6% delle più abbienti). Nel 2021, l’andamento dei prezzi ha quindi ulteriormente indebolito la posizione delle famiglie più disagiate (primo quinto), che registrano una variazione negativa della spesa in termini reali (-0,7% se si tiene conto dell’Ipca riferito a questa classe di famiglie), e migliorato la posizione relativa delle più abbienti, con il più elevato incremento in termini reali (+4,6%).

Il 2022 invece inizia male: acquisti ridotti

A gennaio invece le vendite al dettaglio sono calate su base mensile dello 0,5%. Su base annua, invece, sono salite dell’8,4%. L’Istat rileva che anche su base trimestrale si registra un calo in termini di volume delle vendite. A livello tendenziale, invece, prosegue la tendenza positiva, attribuibile essenzialmente al recupero delle vendite dei beni non alimentari rispetto ai livelli depressi del gennaio 2021. «Le differenti forme distributive mostrano andamenti analoghi ai mesi più recenti, con una crescita tendenziale per tutti i canali di vendita ad eccezione del commercio online, per il quale si osserva il secondo calo consecutivo», osserva l’istituto di statistica.

“Il calo delle vendite al dettaglio registrato dall’Istat a gennaio è un segnale allarmante che deve portare il Governo ad adottare provvedimenti urgenti a tutela delle famiglie e del commercio”, afferma Assoutenti, che chiede “prezzi calmierati per un paniere di prodotti di prima necessità”. “E’ di tutta evidenza – commenta il presidente Furio Truzzi – come le famiglie abbiano reagito alla crescita dei prezzi al dettaglio e all’aumento delle bollette riducendo gli acquisti. Le previsioni per il futuro sono tutt’altro che rosee, con la guerra scoppiata in Ucraina che sta avendo ripercussioni immense sui prezzi di gas, materie prime, petrolio. Nuovi rincari dei listini al dettaglio sono alle porte in tutti i settori, e il Governo non ha più scuse: deve intervenire con urgenza per fissare prezzi amministrati dei prodotti di prima necessità, come alimentari e carburanti, per tutelare famiglie e imprese, evitare un crollo verticale dei consumi e sostenere l’economia nazionale che rischia uno tsunami peggiore di quello della crisi Lehman Brothers del 2008″, conclude Truzzi.

Dopo il rimbalzo di dicembre, a gennaio si registra un calo congiunturale delle vendite al dettaglio, sia per i beni alimentari che i non alimentari, a conferma che il 2022 è iniziato, purtroppo, nel segno dell’incertezza, dice Confesercenti. «Alcuni rischi di rallentamento, infatti, iniziano a prendere forma: il dato congiunturale ha il segno negativo, molto vicino all’1% per i volumi venduti. E, visto che il periodo di riferimento è gennaio, il procedere della crescita dei prezzi dei beni e servizi – ancora in parte assorbiti dalle imprese – e la crisi ucraina ancora non avevano dispiegato tutto il loro impatto negativo sulle aspettative ed i comportamenti dei consumatori».

«I primi mesi del 2022 proseguono nell’incertezza: la crescita dell’inflazione e le preoccupazioni per gli eventi drammatici in Ucraina rischiano di pesare sulla fragile ripresa dei consumi interni, e minano la fiducia di famiglie e imprese, vanificando il sollievo per la regressione dei contagi». Lo dichiara Carlo Alberto Buttarelli, direttore relazioni con la Filiera e Ufficio Studi di Federdistribuzione, commentando i dati Istat sulle vendite al dettaglio. «Con gli ulteriori aumenti dei beni energetici e l’incremento dei prezzi dei beni di largo consumo, che si comincia a registrare – prosegue – ci aspettiamo quindi un atteggiamento di grande cautela da parte delle famiglie nella prima parte dell’anno, con il rischio di una contrazione dei consumi soprattutto in settori, come quello dei beni non alimentari, già duramente colpiti dalle restrizioni durante la pandemia».

8 Marzo 2022
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