I bimbi ucraini accolti alle elementari di San Lazzaro di Savena

La scuola elementare Donini a San Lazzaro di Savena, nel bolognese, accoglie in classe i bambini in fuga dalla guerra in Ucraina.
I bimbi ucraini accolti alle elementari di San Lazzaro di Savena
Palloncini gialli e blu, bandierine ucraine ed europee e canzoni intonate in coro dai nuovi piccoli compagni. Così, questa mattina, 12 bambini di Kiev, scappati dalla furia della guerra, sono stati accolti alla scuola elementare Donini di San Lazzaro di Savena, nel Bolognese.
L’istituto si trova a pochi passi da una struttura ricettiva usata recentemente come Covid hotel e prontamente convertita per accogliere i profughi. «Se la vostra accoglienza anche nel quotidiano sarà così calorosa come avete fatto stamattina – ha detto la sindaca Isabella Conti rivolgendosi agli scolari italiani -, io sono certa che sarà una storia meravigliosa».
All’appuntamento erano presenti le autorità cittadine e i mediatori culturali che accompagneranno i bimbi ad ambientarsi, provando fin da subito a superare l’enorme scoglio rappresentato dalla lingua. Prima di entrare in classe, i piccoli hanno ricevuto zaini, quaderni, penne e matite colorate per iniziare a disegnare una nuova normalità, mano nella mano con i nuovi compagni di classe.
«I nostri bimbi che li aspettavano – ha aggiunto la sindaca conversando coi giornalisti – sono consapevoli di quello che sta accadendo nel loro paese e sono stati preparati ad accoglierli con grande affetto. Ci aspettiamo entro la fine della settimana l’arrivo di un altro centinaio di persone – ha aggiunto -, abbiamo stilato un vademecum delle prime cose urgenti da fare appena arrivano». La prossima settimana inoltre la scuola potrebbe arrivare ad accogliere fino a 200 bambini in fuga dalla guerra.
Ma la cittadina emiliana si prepara anche a fornire un aiuto alle mamme: «domani sarò nella struttura d’accoglienza per dare loro una mano a preparare i curriculum – ha spiegato Conti -, abbiamo delle donne con delle professionalità bellissime e che hanno voglia di essere parte attiva della comunità».
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