Il rischio grano: lo choc alimentare può creare disordini sociali
Il grano rischia di provocare uno choc economico e alimentare portandosi dietro disordini sociali, dal momento che Russia e Ucraina forniscono quasi un terzo delle esportazioni mondiali di grano e dal giorno dell’invasione, i porti sul Mar Nero si sono praticamente fermati. Come risultato, i prezzi del grano sono saliti a livelli record, superando i livelli visti durante la crisi alimentare del 2007-08. E secondo gli analisti, i prezzi alle stelle potrebbero scatenare disordini.
Carestia e rivolte
Se l’invasione dell’Ucraina avrà successo la Russia controllerà circa il 29% delle esportazioni mondiali di grano tenero per la panificazione, il 19% del commercio del mais destinato all’alimentazione degli animali negli allevamenti e circa l’80% dell’olio di girasole impiegato per la produzione di conserve, salse, maionese, condimenti spalmabili da parte dell’industria alimentare, oltre che per le fritture. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti della guerra che oltre a insopportabili conseguenze sul piano umanitario provoca sconvolgimenti sui mercati agroalimentari che rischiano di alimentare inflazione e povertà nei paesi piu ricchi ma anche gravi carestie e rivolte nei paesi meno sviluppati.
Il rischio grano a rischio e prezzi a livelli record
Il rischio grano è serissimo. L’ultima volta che i prezzi del grano hanno raggiunto questi livelli fu nel 2007 e nel 2008 a causa di gravi cali di produzione nei principali paesi produttori come l’Australia e la Russia. Allora le proteste si sono diffuse in quasi 40 paesi, da Haiti alla Costa d’Avorio, mentre un balzo nei prezzi del grano nel 2009-10 è considerato uno dei fattori scatenanti delle rivolte della Primavera Araba in Medio Oriente. A causa del conflitto, gli agricoltori in Ucraina non stanno piantando: a quel punto, nei prossimi mesi ci sarà una crisi enorme per la sicurezza alimentare. In altri termini, se la produzione dell’Ucraina crollerà nella prossima stagione, il prezzo del grano potrebbe raddoppiare o triplicare.
Secondo quanto spiega il Financial Times, gli esperti di agricoltura e i politici sono ben consapevoli dell’impatto che ha il ritardo delle spedizioni ui paesi che dipendono dall’Ucraina per il grano, i cereali, l’olio di girasole e l’orzo.
Inflazione alimentare
«Dovranno trovare altri fornitori e tutto ciò significa prezzi più alti», ha detto Joseph Glauber, ex capo economista del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e senior fellow del think-tank IFPRI sulla politica agricola.
Gli analisti prevedono che l’aumento dei prezzi alimenterà l’impennata dell’inflazione alimentare – già ad un massimo di sette anni del 7,8% a gennaio – e l’impatto maggiore sarà sulla sicurezza alimentare degli importatori di grano più poveri. L’Ucraina rappresenta il 90% delle importazioni di grano del Libano ed è uno dei principali fornitori per paesi come Somalia, Siria e Libia. Il Libano sta «davvero lottando con un conto delle importazioni già alto e questo non farà che peggiorare le cose», ha detto James Swanston, economista dei mercati emergenti di Capital Economics.
Secondo l’International Trade Centre, la Russia fornisce anche alla Turchia, sua vicina sul Mar Nero, più del 70% delle sue importazioni di grano. Anche prima dell’invasione russa dell’Ucraina, l’inflazione in Turchia aveva toccato un massimo di 20 anni del 54,4% a febbraio. «La guerra non farà che esacerbare il costo del cibo», ha detto Ismail Kemaloglu, l’ex capo dell’ente statale turco per il grano e ora direttore della società di consulenza IK Tarimussu.
«Il fatto è che il Mar Nero offre un vantaggio logistico e di prezzo.I costi aumenteranno significativamente quando Ankara comprerà dagli Stati Uniti o dall’Australia», ha spiegato. «Anche se la guerra finisse domani, la stagione della semina in Ucraina è già stata interrotta e questo avrà un impatto sul raccolto del 2022 a prescindere».
Il WFP, che procura cereali e cibo da distribuire ai paesi più poveri, ha comprato poco meno di 1,4 milioni di tonnellate di grano l’anno scorso, di cui il 70% proveniva dall’Ucraina e dalla Russia.
Prima dell’invasione stava già affrontando un aumento del 30% del costo del grano, a causa dei cattivi raccolti in Canada, Stati Uniti e Argentina. L’ultima impennata dei prezzi del grano ridurrebbe ulteriormente la sua capacità di fornire aiuti. «Questo è un inutile shock di proporzioni enormi», ha detto Arif Husain, capo economista del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite.
La Russia rappresenta i due terzi delle esportazioni di grano dell’Egitto. Le autorità egiziane dicono che le loro scorte di grano dureranno fino a metà giugno e il raccolto locale egiziano dovrebbe iniziare ad arrivare entro metà aprile. Qualsiasi aumento dei prezzi del pane sovvenzionato e un ulteriore aumento dell’inflazione alimentare in Egitto «aumenta la minaccia di disordini sociali». Non è nemmeno chiaro quanto durerà la crisi, hanno detto gli analisti, e questo rappresenta un elemento che sta aumentando i prezzi. «Il mercato è preoccupato che questo non è un problema che si risolverà presto», ha detto Tim Worledge di Agricensus, l’agenzia di dati e prezzi agricoli.
Le scorte di grano sono strette ovunque e mentre i compratori cinesi e sudcoreani di mais ucraino, usato per nutrire il bestiame, cercano venditori altrove, i ministri dell’agricoltura dell’Ue hanno discusso la possibilità di permettere agli agricoltori di aumentare la produzione usando il 10% di terra che di solito lasciano incolto in risposta alla guerra in Ucraina. A breve termine, gli agricoltori ucraini alle prese con una guerra possono lottare per spargere fertilizzanti e pesticidi e piantare semi per il raccolto di primavera. Il prossimo raccolto è previsto per l’estate. Quel raccolto dipenderà da quanto durerà l’invasione russa e per quanto tempo saranno bloccate le esportazioni attraverso i porti.
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