Mazzarelli e Musella, gli uomini schifosi di Wallace
TEATRO Il titolo è già di per sé un programma: Brevi interviste con uomini schifosi. Lo spettacolo sarà in scena dal 15 al 20 febbraio al Teatro Astra. La regia è di Daniel Veronese, il testo di David Foster Wallace mentre sul palco ci sono Paolo Mazzarelli e Lino Musella.
Gli “uomini schifosi”
C’è l’uomo che insulta la moglie che lo sta lasciando, la disprezza e la deride come una cosetta incapace di vivere senza lui accanto a sostenerla. C’è l’uomo che vanta la propria infallibilità nel riconoscere la donna che “ci sta” senza fare storie. C’è quello che usa una propria malformazione per portarsi a letto quante più donne gli riesce. Quello che rimorchia in aeroporto una giovane in lacrime perché appena abbandonata dall’amato. Una galleria impietosa di mostri.
Veronese rilegge Wallace
Attore, drammaturgo, regista, nato a Buenos Aires nel 1955, Daniel Veronese è maestro indiscusso del teatro argentino contemporaneo e nome di riferimento in tutto il continente latinoamericano. Porta in scena le Brevi interviste con uomini schifosi di David Foster Wallace, lo scrittore-culto nato a Ithaca (NY) nel 1962 e morto suicida nel 2008 a 46 anni. L’ironia irresistibile di Wallace tratta la natura umana con una suprema abilità nel descrivere il quotidiano. Il suo è uno humor talmente intriso di drammaticità da rasentare il sadismo.
Attraverso una rosa di racconti, Daniel Veronese traccia una propria linea drammaturgica che parla di uomini incapaci di avere relazioni armoniche con le donne e ci invita a osservarli da vicino. Veronese traspone queste voci, scritte da Wallace in forma di monologo al maschile, in dialoghi tra un uomo e una donna.
I protagonisti di Brevi interviste con uomini schifosi
In scena però, sul palco del Teatro Astra (http://fondazionetpe.it/) chiama a interpretarli due uomini, Lino Musella e Paolo Mazzarelli, che si alternano nei due ruoli maschile e femminile, in una dialettica che mette in luce tutte le fragilità, le gelosie, il desiderio di possesso, la violenza, il cinismo insiti nei rapporti affettivi.
Il regista argentino dà vita così, con sguardo feroce e molto humor, a uno zibaldone di perversioni e meschinità che ritraggono il maschio contemporaneo come un essere debole, che ricorre al cinismo se non alla violenza come principale modalità relazionale con l’altro sesso. Il risultato è comico e disturbante a un tempo.
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