Il “ruggito” di Tonga pure sull’Etna: vale 500 volte Hiroshima
Il ruggito del vulcano che ha squassato Tonga con uno tsunami ha percorso 18mila km ed è arrivato fino in Sicilia, sull’Etna. Le onde acustiche, dopo 17 ore di viaggio nell’atmosfera, prodotte dall’esplosione dell’Hunga Tonga-Hunga Hàapai sono infatti giunte e sono state registrate dalla rete infrasonica permanente che opera sul vulcano siciliano.
Del resto la forza dell’eruzione avvenuta sabato è stata equivalente a 5-10 megatoni di Tnt, un forza superiore di 500 volte a quella della bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti su Hiroshima, come hanno stimato i ricercatori della Nasa. L’esplosione è stata udita fino all’Alaska ed è stato probabilmente uno degli eventi più rumorosi avvenuti sulla Terra, superiore anche all’eruzione del vulcano Krakatoa in Indonesia», che nel 1883 uccise migliaia di persone e rilasciò così tanta cenere che gettò nell’oscurità gran parte della regione, secondo Michael Poland, un geofisico dell’US Geological Survey.
Da Tonga all’Etna
Sono stati tre ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) di Catania Eugenio Privitera, Mariangela Sciotto e Alessandro Bonforte, a ricostruire sul sito Ingvvulcani Hunga 2022 infrasuono. Le onde acustiche non erano udibili perché erano al disotto delle frequenze (meno 20 Hz) che l’orecchio umano può percepire, ma la rete infrasonica dell’Etna è stata progettata proprio per questo, per rilevare questo ruggito silenzioso dei vulcani. La registrazione in questione è avvenuta tramite alla Stazione di Serra la Nave, a circa 1.800 metri sul versante meridionale dell’Etna, dalla sera del 15 alla mattina del 16 gennaio scorsi. La distanza tra i due vulcani è di circa 18.000 chilometri, ma sottolineano i ricercatori, “il rombo è arrivato da noi, agli antipodi del pianeta, molto diluito nel tempo ma in tutta la sua impressionante potenza”.
Tsunami con onde da 15 metri
L’eruzione vulcanica ha innescato uno tsunami con onde alte fino a 15 metri in mare aperto e ha causato «un disastro senza precedenti» nell’arcipelago polinesiano del sud del Pacifico. Lo scenario che si sta delineando è quasi apocalittico con la cenere che continua a ricoprire spiagge, infrastrutture e abitazioni mentre due isole minori sono state praticamente distrutte con pochissime case rimaste in piedi. Proprio la cenere ostacola l’arrivo dei soccorsi e degli aiuti internazionali perché la pista dell’aeroporto Fuaamotu resta impraticabile. I mezzi della Marina neozelandese sono attesi entro la fine della settimana.
Disastro senza precedenti, paura per il Covid
Sono morte tre persone, tra le quali una donna di nazionalità britannico che lavorava in una ong umanitaria, nell’eruzione vulcanica e il conseguente tsunami che hanno colpito Tonga; e ci sono stati molti feriti: lo ha fatto sapere il governo nella sua prima dichiarazione dopo quello che ha definito un «disastro senza precedenti».
Il governo ha aggiunto che tutte le case sono andate distrutte in un’isola minore, Mango, e che ne rimagono solo due in piedi a Fonoifua, mentre ci sono gravi danni a Nomuka.
Uno tsunami Covid dopo quello causato dall’eruzione del vulcano sotterraneo è il timore che si respira nel regno di Tonga, che dall’inizio della pandemia ha registrato un solo contagio e che potrebbe ora importare il coronavirus dai soccorritori giunti sulle isole del Pacifico per aiutare gli abitanti e pulire la cenere dei vulcano. In campo ci sono soccorritori provenienti dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, da dove sono partite navi militari con beni di soccorso. Un alto diplomatico tongano a Canberra, Curtis Tuihalangingie, ha parlato alla Abc delle preoccupazioni per “uno tsunami di Covid che può colpire Tonga” con gli aiuti umanitari nel paese.
Il cavo sottomarino
Ci vorranno almeno 4 settimane per riparare l’unico cavo sottomarino che assicura le comunicazioni con l’arcipelago di Tonga, tagliato fuori dal resto del mondo dopo l’eruzione e lo tsunami. “La compagnia americana SubCom ci ha avvisato che serviranno almeno quattro settimane per riparare le connessioni via cavo con Tonga”, ha reso noto il ministero degli Esteri della Nuova Zelanda. L’eruzione di sabato ha spezzato il cavo in due punti.
Dopo la catastrofe naturale, ricorda la Bbc, le uniche, scarse comunicazioni sono state assicurate da pochi telefoni satellitari, la maggior parte dei quali in mano alle ambasciate a Nukùalofa, la capitale. Al momento vi sono 3 vittime accertate, fra cui una cittadina britannica, ma la maggior parte dei cittadini di Tonga all’estero non è riuscita ad aver notizia dei propri cari e non sono ancora chiari l’entità dei danni e il bilancio dei morti. Il ministero degli Esteri neozelandese ha riferito che la compagnia di telecomunicazioni Digicel sta cercando di installare per oggi una connessione 2G per telefonate e sms, che sarà tuttavia limitata a circa il 10% della normale capacità.
Il dramma di Tonga sottolinea, fra l’altro, la vulnerabilità delle connessioni nelle isole del Pacifico, molte delle quali dipendenti da un solo cavo. Già nel 2019, a causa del maltempo, l’arcipelago di Tonga, con i suoi 100mila abitanti, aveva sperimentato un totale blackout di tutti servizi internet e di telefonia mobile.
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