Teatro
3:23 pm, 27 Dicembre 21 calendario
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Orgoglio e Pregiudizio è la sfida di Cirillo all’Ambra Jovinelli

Di: Redazione Metronews
Orgoglio e Pregiudizio
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Dal 4 al 9 gennaio, all’Ambra Jovinelli di Roma, Arturo Cirillo dirige e interpreta “Orgoglio e Pregiudizio”, prima riduzione teatrale italiana del capolavoro di Jane Austen firmata da Antonio Piccolo. Un allestimento sorprendente che ha convinto pubblico e critica per l’efficacia dell’adattamento, la puntualità degli interpreti e le belle suggestioni di scene e costumi. In scena, insieme allo stesso Cirillo, un cast di attori di grande talento. Da Valentina Picello a Francesco Petruzzelli, e poi Sabrina Scuccimarra, Rosario Giglio, Eleonora Pace, Giacomo Vigentini, Giulia Trippetta.

Orgoglio e Pregiudizio secondo Cirillo

«Perché portare a teatro “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen? Perché – spiega lo stesso Cirillo – penso che sia una scrittrice con un dono folgorante per i dialoghi. Sono affascinato dall’ottocento, e dal rapporto fra i grandi romanzi di quell’epoca e la scena. Infatti provai un raro piacere, svariati anni fa, ad affrontare uno strano testo di Annibale Ruccello (strano perché al confine tra il musical e la commedia, tra la parodia e la ri-scrittura) ispirato a “Washington Square” di Henry James. Perché l’ironia di questa scrittrice, il suo sguardo acuto ma anche distaccato sui suoi personaggi l’amo molto. Perché il mondo della Austen dove apparentemente non accade mai nulla di eclatante, abitato per la maggior parte da creature che stanno abbandonando la fanciullezza per diventare ragazze da marito o giovani scapoli da sposare, mi affascina; con tutto il pudore, i turbamenti, le insicurezze, e anche l’orgoglio e i pregiudizi che la giovinezza porta con sé. ».

La zitella Jane Austen

«Perché questo mondo sociale dove ci si conosce danzando, ci si innamora conversando, ci si confida con la propria sorella perché i genitori sono, ognuno a suo modo, prigionieri del proprio narcisismo, non mi sembra così lontano da noi. Soprattutto pensando a queste giovani eroine spinte a sposarsi anche per avere un sostegno economico. Sottraendosi allo stesso tempo all’indecorosa condizione di zitelle e allontanandosi dalle famiglie d’origine. Anche se poi la povera e zitella Jane Austen (che mai riuscì invece ad abbandonare la propria famiglia) si divertì a sottrarsi a tutto questo – continua il regista – mettendolo in scena nei suoi romanzi. Romanzi che sono una spietata critica e un’amorosa dichiarazione d’appartenenza alla propria epoca. Per fare questo si cala nei suoi personaggi/alter ego amandoli. E prendendoli anche un po’ in giro, magari standosene nascosta dietro una tenda ad osservarli, ridacchiando tra sé. Da dietro quella tenda, come nel buio di una quinta, celata agli sguardi altrui, ma attenta a non farsi sfuggire nulla, Austen reinventa la realtà. Lo fa attraverso la sua rappresentazione, ma mai smettendo di essere vera. Come avviene in teatro».

27 Dicembre 2021
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