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4:49 pm, 16 Dicembre 21 calendario

Archeologia, ecco le vere Colonne d’Ercole

Di: Osvaldo Baldacci
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Ecco la realtà dietro il mito delle Colonne d’Ercole. Ritrovati nei fondali della costa atlantica reperti collegati al tempio di Ercole Gaditano a Cadice.
Passi in avanti nella comprensione del mito delle “Colonne d’Ercole”, che nella letteratura classica occidentale indicavano il limite estremo del mondo conosciuto. Nuove scoperte archeologiche, soprattutto grazie a reperti rinvenuti nei fondali marini, indicano che il tempio di Ercole Gaditano a Cadice, sulla costa atlantica della Spagna, era più grande di quanto si pensasse e si estendeva più a nord, verso la spiaggia di Camposoto a San Fernando.

Lo studio sulle Colonne d’Ercole

Lo ha stabilito un ampio studio della Giunta dell’Andalusia, dell’Università di Siviglia e del Centro Superiore di Ricerca Scientifica, presentato oggi alla stampa a Cadice, da cui emerge che il sito dedicato al semidio greco-romano o al suo predecessore fenicio Melqart era un grande complesso portuale (III-I secolo a.C.).
La scoperta “molto importante”, secondo il delegato alla cultura della Giunta di Cadice, Mercedes Colombo, ha identificato con maggior precisione l’area in cui si trovava il leggendario tempio di Ercole: era “molto più grande, molto più ampia”, al punto che copriva due attuali comuni. Finora si pensava che il tempio si trovasse solo sull’isolotto di Sancti Petri, nel comune di Chiclana.
“Abbiamo trovato indicazioni molto ragionevoli, reperti, per lo più subacquei, che ci portano a credere che ci fossero grandi strutture, tra cui edifici, frangiflutti e possibili moli, tra Sancti Petri e Camposoto”, ha detto Francisco José García, professore di archeologia dell’Università di Siviglia.

“Siamo molto riluttanti all’archeologia spettacolo che ha proliferato negli ultimi anni, ma crediamo che questi ritrovamenti siano spettacolari”, ha aggiunto. I progressi tecnologici hanno anche permesso la scoperta di nuovi indizi che finora erano stati intuiti, “ma mai provati”.

L’ausilio delle nuove tecnologie

Un nuovo software ha scoperto quelli che sembrano essere “indizi” che indicano la localizzazione del tempio di Ercole più a nord, intorno alla cosiddetta Punta del Boquerón. Lì, le immagini sovrapposte ed elaborate digitalmente permettono come “conclusione preliminare” di stabilire che c’erano grandi strutture (130×150 metri), con frangiflutti e ormeggi, che estenderebbero quello che fino ad ora si considerava il tempio di Ercole-Melqart (a seconda che si parli del periodo romano o punico) fino a Camposoto, da Chiclana a San Fernando. L’esistenza di un “porto interno” alla bocca del canale di Sancti Petri rafforzerebbe ulteriormente questa teoria, che dovrà essere corroborata con “molto lavoro nei prossimi anni”.

La conferma del mito

“I risultati che abbiamo sono in linea con la tradizione, con tutte le fonti classiche, con la bibliografia esistente – ha osservato l’archeologo Francisco José García – Quello che è stato trovato, quello che dice il terreno millenario e l’ultimo programma informatico si adattano perfettamente a quello che hanno scritto Strabone, Silius Italicus e Filostrato. Parlavano di enormi maree che lasciavano le navi senz’acqua, di colonne che erano da una parte e dall’altra, tra Spagna e Africa; di marinai che aspettavano il ritorno dell’acqua per sollevare le loro navi, di un tempio superbo a cui si prendevano continuamente le misure. In breve, la scienza sta dando ragione alla leggenda. I dati, le scoperte, rafforzano i miti“.

16 Dicembre 2021
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