Musica
2:00 pm, 2 Dicembre 21 calendario

Marco Mengoni: «Canto l’amore, la fiducia, la solitudine»

Di: Patrizia Pertuso
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MUSICA Soul, blues, gospel e funk sono la sua Terra. Uscirà domani il nuovo album di Marco Mengoni, Materia (Terra), primo di un trittico che rappresenta i tre mondi sonori dell’artista. La copertina dell’album è stata disegnata dallo stesso artista.

«“Terra” – spiega Mengoni (https://www.marcomengoni.it/it/) – è nascita, evoluzione, movimento. È dove si appoggiano i piedi per non perdere l’equilibrio. È dove posso continuare a crescere».

I brani, tutti registrati quasi in presa diretta dalle Officine di Milano come negli anni ‘70, si snodano attraverso un percorso ben preciso. «Sono anni difficili – racconta Mengoni – in cui tutti siamo stati costretti a restare a casa. Alcuni hanno avuto la fortuna di restarci in compagnia. Io sono stato da solo e ho occupato il tempo a riflettere. Mi sono perdonato alcuni errori – di solito non lo faccio mai, sono una persona che non si giustifica facilmente».

Su cosa ha riflettuto?
«Su quello che mi fa andare avanti e ho scoperto che sono l’amore e le relazioni con gli altri: ho descritto tutto questo nel disco».

In “Luce” parla del rapporto con sua madre.
«Sì, e per farlo siamo passati dal soul britannico ad un sound più americano. La luce è energia, fa nascere e crescere».

Nel brano canta “Difendimi da spettri e ombre”. Quali sono i suoi spettri e le sue ombre?
«Sono quelli legati alla paura. Ho paura che la paura stessa mi fotta. Ho visto la paura far crollare amori e amicizie ed è una cosa che mi spaventa molto».

È stato molto tradito?
«No, perché sono molto solitario e diffidente. Ho iniziato a 19 anni e se non hai le armi verbali alle spalle devi far leva sulla tua sensibilità e sul tuo istinto. Io li ho sempre foraggiati entrambi per capire in pochissimo tempo chi mi ritrovo davanti. E poi mi sono circondato sempre di persone che non avrebbero mai potuto tradirmi».

La fiducia è il tema di “Mi fiderò”.
«Sì, la fiducia negli altri. Il pezzo nasce come pezzo funky tradizionale tipo Earth Wind and Fire anni ‘70; poi con il produttore abbiamo scoperto che era troppo manierista e così l’abbiamo reso più attuale. Nella voce di Madame sento tanto soul, tanta anima».

Invece, in “Un fiore contro il diluvio” canta la solitudine.
«Mi sono immaginato una persona in un momento difficile della sua vita. Non sempre chi ci sta accanto ha gli strumenti adatti per starci vicino nel modo giusto. Ho immaginato un grandissimo campo con un solo fiorellino su quale viene giù il diluvio. Mi sarebbe piaciuto evocare quello stesso campo pieno zeppo di fiori che si sostengono fra loro affinché il diluvio non riesca a distruggerli, ma spesso non è così».

“Una canzone triste” mi ha ricordato per certi versi “Dedicato” della Bertè.
«È un onore per me. Paradossalmente è il brano più spensierato del disco».

Che musica ascolta quando è triste?
«Sempre e soltanto “C’è tempo di Ivano Fossati: lo ascolto a ripetizione».

Mettiamo da parte la tristezza. In questo album ci sono anche brani meno intimisti….
«Certo! Nelle storie che ho raccontato in questo disco ci sono anche degli auguri: auguri di innamorarsi, di non fermarsi al primo ostacolo nelle relazioni con gli altri, di restituire il giusto peso alle cose soprattutto in questa era dei social… Scusi, sono logorroico, me lo diceva sempre la mia maestra: “Mengoni lei è bravo però parla troppo e va fuori tema. Torni al banco, le do 6”, il mio incubo».

PATRIZIA PERTUSO

 

2 Dicembre 2021
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