Emanuele Filiberto rivuole i gioielli di casa Savoia
«I gioielli vengano restituiti a chi di diritto ovvero a Casa Savoia e poi, questo è il mio auspicio, siano esposti in una mostra aperta al pubblico, a Roma alle Scuderie del Quirinale o magari al Palazzo Reale di Torino, come per i gioielli della Casa Reale inglese. Vedrei meno adatto palazzo Koch, sede di Bankitalia, perché deve essere un luogo che abbia legami diretti con Casa Savoia». E’ la posizione che esprime Emanuele Filiberto di Savoia sui gioielli che furono consegnati dal re Umberto II di Savoia nelle mani dell’allora governatore di Bankitalia, Luigi Einaudi, il 5 giugno del 1946 all’indomani del referendum istituzionale che vide prevalere la Repubblica sulla Monarchia. Stiamo parlando, come ha rivelato ieri il Corriere della sera, di un cofanetto rivestito in pelle a tre piani e protetto da 11 sigilli (5 del Ministero della Real Casa, 6 della Banca d’Italia) dove sono custoditi 6.732 brillanti e 2 mila perle di diverse misure montati su collier, orecchini, diademi e spille varie. Le pietre sono di peso e taglio diverso per un totale di quasi duemila carati.
Solo in custodia in Banca d’Italia
Ribadisce Emanuele Filiberto: «Non deve essere in ballo la restituzione, perché questi gioielli non sono sequestrati dalla Repubblica Italiana, sono semplicemente custoditi presso la Banca d’Italia: come se fossero in una cassaforte». Su come potrebbe avvenire questa restituzione Emanuele Filiberto non ha dubbi: «A mio avviso, se tutti i quattro eredi si presentassero a richiederli, come in una semplice successione ereditaria, sarebbero in grandi difficoltà a dire di no, io non ci scommetterei… Ma le cose vanno fatte per bene, iniziando un giusto iter per sbloccare i gioielli, restituirli ai Savoia e poi auspicabilmente esposti al pubblico italiano e ai turisti che arrivano dall’estero».
Emanuele Filiberto e la conversazione con Draghi
Rivela ancora Emanuele Filiberto: «Ebbi una lunga conversazione con Mario Draghi, quando era presidente della Banca d’Italia e parlammo dei gioielli: si era dimostrato molto disponibile per vedere cosa si potesse fare per poterli sbloccare. Poi purtroppo, o per fortuna…, è andato alla Bce e le cose si sono fermate lì. E’ sempre tutto molto complicato , con un Paese come l’Italia che cambia continuamente governo, che ha crisi più importanti della soluzione di questa vicenda e dove quando si parla dei Savoia diventa sempre tutto molto più complicato…».
Iter avviato già nel 2006
Anche Maria Josè sognava di esporli alla galleria Sabauda
Alla Corona la regina Maria Josè (1906-2001) aveva rinunciato da tempo, senza particolari nostalgie, ma per Casa Savoia ha sempre coltivato un sogno da realizzare nell’Italia repubblicana: vedere un giorno esposto al pubblico il tesoro dell’ex casa regnante, magari alla Galleria Sabauda di Torino. L’ex regina, due anni prima della sua scomparsa, avrebbe avuto dei contatti confidenziali con autorevoli personalità romane nella speranza di vedere riportati alla luce anche i gioielli di Casa Savoia
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