Classica Milano
2:32 pm, 17 Novembre 21 calendario

Con Yoncheva e la Oropesa la Scala punta sul barocco

Di: Redazione Metronews
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CLASSICA Due grandi serate di musica tra ‘600 e ‘700 alla Scala con il concerto di Sonya Yoncheva e Theodora di Händel con Lisette Oropesa e Joyce DiDonato.

Primo appuntamento domani con la Cappella Mediterranea diretta da Leonardo García Alarcón in un concerto con pagine di Cavalli, Monteverdi, Stradella ma anche Gibbons e Purcell: sabato invece sarà di scena l’oratorio Theodora (1750) con l’Orchestra Il Pomo d’Oro diretta dal giovane Maxim Emelyanychev e un grande cast in cui spiccano le voci di Lisette Oropesa, Joyce DiDonato e Michael Spyres.

Sonya Yoncheva alla Scala

Sonya Yoncheva, oggi tra le voci di riferimento per parti verdiane e pucciniane, è attesa alla Scala nella prossima stagione nelle vesti di due grandi eroine tra Ottocento e Verismo: Gioconda e Fedora nelle opere eponime di Ponchielli e Giordano, mentre è stata recentemente protagonista di Siberia, sempre di Giordano, a Firenze.

Nella sua formazione la musica barocca occupa una posizione centrale, fin dagli inizi nel Jardin des Voix di William Christie, e a questo repertorio è tornata anche nel 2020 per incidere l’album Rebirth, che risale a splendori e malinconie della musica vocale del tardo Rinascimento proponendo pagine composte tra la fine del Cinquecento e il primo Settecento.

Un percorso musicale che riafferma l’indipendenza di un’artista che non si è mai lasciata limitare nelle sue scelte, ma anche la curiosità di una musicista sempre pronta a esplorare nuovi titoli e personaggi.

Parte dell’impaginato dell’album si riversa nel programma del concerto scaligero, che accosta classici italiani come Monteverdi e Cavalli alle atmosfere elisabettiane di Dowland e Gibbons e autori seicenteschi spagnoli. Una serata insolita e di grande suggestione con il contributo dell’Ensemble Cappella Mediterranea fondato nel 2005 da Leonardo García Alarcón, ormai un punto di riferimento in questo repertorio.

Lisette Oropesa è Theodora

La prima volta di Theodora al Teatro alla Scala è affidata all’orchestra Il Pomo d’Oro (il nome riprende il titolo di un’opera di Cesti) che dal 2012 riunisce alcuni dei migliori talenti internazionali nel campo della musica barocca e classica e che in questo caso si affianca alla Compagnia del Madrigale sotto la direzione di Maxim Emelyanychev, classe 1988.

Gli oratori di Händel vivono voci sontuose e interpreti carismatici: alla Scala Theodora sarà Lisette Oropesa, che dopo aver dovuto rinunciare a causa della pandemia ad essere Lucia di Lammermoor con Riccardo Chailly il 7 dicembre 2020 è attesa sul palco scaligero come Giulietta ne I Capuleti e i Montecchi, mentre la sua confidente Irene ha la voce di Joyce DiDonato, che torna al Piermarini dopo alcuni anni di assenza.

Il debutto scaligero di Paul-Antoine Bénos-Djian

Debutta, invece, alla Scala nella parte di Didymus il controtenore Paul-Antoine Bénos-Djian. La parte di Septimius, con la sua grande aria finale “Descend, kind Pity, heav’nly guest” è affidata a Michael Spyres, noto in Italia soprattutto come grande virtuoso rossiniano.

Theodora di Händel alla Scala

Theodora è il penultimo oratorio di Händel. Se lo stesso Bach era stato accusato di accogliere nelle sue Passioni echi e stilemi di musiche profane, la produzione sacra del grande Sassone sviluppa disinvoltamente la commistione con i modelli dell’opera italiana assumendone la ricchezza dell’ornamentazione vocale e l’estroversione spettacolare, ma anche la commossa sensibilità alle umane peripezie.

In particolare Theodora, che segue di pochi mesi Salomon e Susanna, presenta una carismatica protagonista femminile, un’appassionata storia d’amore e un esito tragico.  Non a caso l’oratorio, su libretto inglese di Thomas Morell di argomento sacro ma non tratto dalla Bibbia, non vide la luce in un contesto ecclesiastico ma al Covent Garden, nel 1750 sotto la direzione dell’autore, e non a caso gli oratori händeliani sono oggi regolarmente rappresentati in forma scenica: ricordiamo alla Scala pochi anni fa Il trionfo del Tempo e del Disinganno nell’allestimento di Jürgen Flimm, mentre di Theodora si segnala soprattutto lo spettacolo pensato da Peter Sellars per Glyndebourne.

Theodora tra Sant’Ambrogio e Corneille

Il martirio di Teodora e Didimo, argomento del volume di Robert Boyle del 1687 che ispirò Morell, era stato trattato anche da Corneille ed è narrato per la prima volta da Sant’Ambrogio: per contrastare la crisi demografica gli imperatori Diocleziano e Massimiano promulgano un editto che criminalizza la verginità. La nobile Teodora, che a causa della sua fede cristiana rifiuta di abdicare al suo voto di castità, viene rinchiusa in un lupanare dove il suo primo cliente è in realtà il correligionario Didimo che ne propizia la fuga, ma viene arrestato e condannato a morte. Teodora sceglie di farsi decapitare con lui.

Nel libretto di Morell la vicenda è analoga: il procuratore di Antiochia Valente decreta che per il compleanno di Diocleziano si rendano sacrifici a Venere e Flora. Di fronte al rifiuto di Teodora, minaccia di farla violare dalle guardie, tra le quali è Didimio che l’aiuta a fuggire prestandole il suo elmo e la sua corazza, ma viene arrestato. Anche qui Teodora chiede di morire al suo posto, ma Valente fa decapitare entrambi. L’oratorio, in cui convivono solennità, carattere elegiaco e riflessione sulla vita ultraterrena, dispiega cori sontuosi ma anche arie dense di commozione, tra cui spiccano quelle di Theodora, le uniche già udite alla Scala nei recital di canto di Katia Ricciarelli e Montserrat Caballé, e il memorabile duetto del secondo atto “To Thee, Thou glorious Son”.

https://www.teatroallascala.org/it/index.html

17 Novembre 2021
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