«Palco Off, dalla Sicilia a Milano per parlare di temi universali»
TEATRO I migranti, la malattia e la perdita di un genitore, le estorsioni e il pizzo. Attorno a questi quattro poli ruota la Autori, attori, e storie di Sicilia ideata da Palco Off con la direzione artistica di Francesca Vitale e la direzione organizzativa di Renato Lombardo.
In scena tra il 4 dicembre e il 22 aprile 2022, gli spettacoli saranno inseriti nel cartellone di Pacta Salone. Ogni spettacolo rappresenterà un’occasione per entrare in vite vissute, storie fatte di viaggi veri o immaginati, per riflettere e creare dialogo e confronto.
Francesca Vitale è la direttrice artistica nonché autrice e interprete di Parole Mute 2.0.
Signora Vitale, ci racconta il legame che c’è tra la Sicilia e Palco Off?
«Palco Off nasce 9 anni fa a Catania con l’obiettivo di puntare lo sguardo sul teatro indipendente contemporaneo. Mi hanno chiesto di portare questa rassegna a Milano, ma poiché qui c’è già tanto “off” ho pensato di organizzare qualcosa che mi consentisse di partire e tornare alla Sicilia che considero un trampolino verso temi non strettamente siciliani».
I temi proposti sono assolutamente universali…
«Assolutamente sì. Lo spettacolo che inaugurerà il cartellone tratterà dei migranti e ormai se ne parla in tutto il mondo. In Gocce – Relitti di Naufragi giovanissime ex allieve della Paolo Grassi hanno lavorato per scoprire cosa fosse per loro fare naufragio. Così, attraverso una sinergia di musica, voci e movimento, le tre attrici si spogliano dei loro abiti di performers per divenire loro stesse idealmente profughe e distillano gocce di esistenze tratte da testimonianze, cronache, articoli, oggetti rinvenuti sui luoghi reali dei naufragi. Gocce ha vinto la terza edizione del Milano OFF Fringe Festival e l’inserimento nella rassegna è il meritato riconoscimento alla creatività del progetto».
Anche l’estorsione e il pizzo non sono più temi “siciliani”.
«Certo. Soprattutto in questo momento post Covid in cui chi non ce l’ha fatta è stato raggiunto dalla nuova Cosa Nostra che entra nella tua attività e te la saccheggia. Anche in questo caso la Sicilia è una “scusa” per affrontare temi noti a tutti i Paesi del mondo. E per farlo bene, dopo ogni spettacolo – in questo caso parliamo di Con sorte – sarà organizzato un dibattito per parlare di questi temi attualissimi che non vanno dimenticati».
Difficile dimenticare, invece, ciò di cui si occupa Quanto resta della notte…
«Quello spettacolo è semplicemente poesia. Interpretato da un Salvatore Arena bravissimo e di grande spessore, tratto dello struggimento delle famiglie che non sono riuscite a salutare i propri genitori deceduti nelle RSA per il Covid. Riuscire a dire “addio”, “arrivederci” o anche solo “ciao” alla propria madre o padre è un momento fondamentale nell’elaborazione della perdita. Il protagonista riesce infatti a risolvere le sue ferite proprio in questa fase, nelle giornate che precedono il distacco. Tante famiglie ne sono state private e mi piacerebbe molto invitare qualcuno che operi nell’ambito sanitario per capire veramente se questo dramma poteva essere evitato».
Di perdita di un genitore parla anche il suo testo, Parole Mute 2.0…
«L’ho scritto nel 2008, dopo la perdita di mio padre malato d’Alzheimer. Poi Lamberto Puggelli regista strehleriano ha messo in piedi lo spettacolo. Tutto ciò che accade sul palco è assolutamente vero, avvenuto realmente. Forse per questo ogni volta che lo metto in scena diversi spettatori mi dicono di essersi riconosciuti nelle mie parole. In questa nuova edizione 2.0 gho inserito anche scene di liberazione e di gioia perché mi sono resa conto che mio padre, pur non riuscendo più a parlare, mi ha insegnato cosa è l’amore puro, quello non contaminato dal linguaggio. Dobbiamo imparare a guardare ciò che è successo a me e a tanti altri caregiver di malati di qualsiasi forma di demenza senile con un altro sguardo: quello dell’amore che una persona colpita da queste malattie può darci e ricevere anche se ci sembra che quella persona non esista più o sia sparita».
Lei ha ritrovato suo padre?
«Lo ritrovo ogni volta che vado in scena: è sempre accanto a me».
PATRIZIA PERTUSO
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