Giampiero Galeazzi
12:55 pm, 12 Novembre 21 calendario
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Galeazzi, una vita oltre il novantesimo minuto

Di: Redazione Metronews
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Uno sportivo vero, un giornalista vero capace di farsi amare da tutti. Giampiero Galeazzi scomparso stamattina all’età di 75 anni dopo una lunga malattia lascia il posto sulla terra e conquista l’ultimo nella squadra paradisiaca, in tutti i sensi, di 90° minuto.

Novantesimo minuto

Una squadra magnifica creata dalla maestria di Paolo Valenti e Maurizio Barendson nel settembre 1970 quella di 90°. Tanti giornalisti seri messi alla prova con lo sport. Si parla di serietà non a sproposito, perché lo sport (e il calcio, soprattutto), in quegli anni veniva relegato a margine dei telegiornali. Anzi, aveva uno spazio esterno proprio per non intralciare le vere notizie. Una squadra nella quale Galeazzi entrò nel 1976 per sostituire Valenti impegnato come inviato del Tg1 per il terremoto in Friuli. Da lì la decisione di abbandonare l’attività agonistica nel canottaggio con la quale vinse il campionato italiano nel singolo nel 1967.

Bisteccone Galeazzi

Venne soprannominato Bisteccone da Gilberto Evangelisti, fratello di Franco presidente della Roma nel 1965. Lo raccontò proprio lui: «Era il 1970, un giorno dovevo andare a giocare un doppio di tennis con Renato Venturini, che lavorava alla radio. Andai a prenderlo nella sede di via del Babbuino e mi presentò ai colleghi dello sport. Ero alto e massiccio, così Evangelisti se ne usci con la frase: Rena’, ma chi è sto Bisteccone?»

La sua Lazio

Tifosissimo della Lazio, riuscì nell’impresa, per niente facile, di farsi amare e rispettare anche dai romanisti. Lui, inviato allo stadio Olimpico, tra la fine dei ’70 e la prima metà degli ’80 seguiva prevalentemente i giallorossi. La sua Lazio era relegata in serie B.
Proprio seguendo la Roma ebbe l’occasione di raccontare il secondo scudetto, a Genova l’8 maggio 1983. Storiche le immagini con Galeazzi portato in trionfo assieme a mister Liedholm. Nella festa sparì il portafoglio di un dirigente giallorosso e lui fece interrompere le riprese alla ricerca dell’impossibile.
Raccontò, da bordocampo, il primo scudetto del Napoli di Maradona che divenne suo grande amico. In realtà Bisteccone divenne amico di tanti, tantissimi giocatori. Il suo modo di fare, garbato ma appassionato al tempo stesso, colpiva sia l’atleta che lo sportivo. Riusciva a bloccare chiunque, soprattutto tra il primo e secondo tempo e, a caldo, appena terminate le gare. Ora sarebbe impossibile.
Non riuscì, suo malgrado a essere presente come professionista al secondo scudetto biancoceleste. Lo fece da tifoso. Quel giorno, la Lazio aveva fatto il suo battendo la Reggina per 3-0 ma il diluvio universale fece sospendere Perugia-Juventus. Se gli umbri avessero vinto, i capitolini sarebbero diventati campioni. Al gol del perugino Calori, Galeazzi impegnato nella diretta della finale degli Internazionali di tennis al Foro Italico, abbandonò la telecronaca e si precipitò all’Olimpico con la radiolina in mano intervistando a caldo i tifosi e buttandosi nella mischia con la sciarpa al collo. L’ultimo game andò in diretta senza commento.
Il professionista che sveste i panni dell’imparzialità. Niente di più bello.

Il canottaggio e il tennis

Tantissimi sono gli eventi che ci riportano un Galeazzi ebbro di gioia. Quelli più famosi sono legati a doppio filo alle imprese dei Fratelli Abbagnale nel “suo” canottaggio, gli altri al tennis sulla terra rossa del Foro Italico.

Gli ultimi cento metri

Fece anche lo showman insieme a Mara Venier durante Domenica In negli anni ’90 e divenne, se possibile, ancora più popolare. E proprio a lei regalò una delle sue ultime apparizioni televisive, uno dei suoi ultimi sorrisi nel gennaio 2019. Quasi tre anni fa. Apparve ai telespettatori, stanco e malato ma comunque combattivo. Il Parkinson e il diabete avevano già preso il sopravvento. Si confessò con un pizzico di malinconia: «Ho il diabete, è una malattia micidiale. Sono rimasto sorpreso anch’io dall’affetto del pubblico, sono rimasto sconcertato dalla popolarità e dall’affetto. Non era facile tornare qui una seconda volta. C’è chi ha provato a dissuadermi, ma io ho detto che questa è casa mia e allora sono tornato. Mi restano da fare gli ultimi cento metri».

E la Venier oggi l’ha voluto ricordare così: «Bisteccone mio…se ne va un pezzo importante della mia vita…», ha scritto zia Mara utilizzando le faccine del pianto e l’emoticon del cuore. Quel cuore che mai aveva fatto difetto a Galeazzi nella vita come nello sport. Fino all’ultimo dei novanta minuti. Fino all’ultimo dei cento metri percorsi.

12 Novembre 2021 ( modificato il 13 Novembre 2021 | 10:32 )
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