Milano
5:32 pm, 8 Novembre 21 calendario
4 minuti di lettura lettura

Caso camici, Fontana rinuncia all’interrogatorio

Di: Redazione Metronews
condividi

Niente interrogatorio davanti ai Pm della procura di Milano per il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Il presidente, infatti, ha rinunciato alla richiesta di interrogatorio che aveva avanzato nelle scorse settimane per l’indagine in cui è accusato di frode in pubbliche forniture in relazione alla vicenda dell’affidamento da parte di Regione Lombardia di una fornitura da circa mezzo milione di euro di 75 mila camici e altri dpi a Dama, la società di sua moglie e di suo cognato Andrea Dini.

«Il presidente Fontana – ha spiegato l’avvocato difensore Jacopo Pensa – ritenendo evento utopistico che la Procura, dopo l’avviso di chiusura indagine, possa mutare impostazione accusatoria a seguito di un suo interrogatorio, ha deciso di riservare le proprie difese alle fasi processuali successive di fronte a giudici terzi».

A chiedere di essere interrogato dalla Procura era stato lo stesso presidente Fontana, tuttavia l’interrogatorio non era mai avvenuto.

L’indagine su Fontana, il cognato e i vertici di Aria

Nell’inchiesta, chiusa a fine luglio è stato contestato il reato di frode in pubbliche forniture non solo a Fontana e a Dini, ma anche a Filippo Bongiovanni, ex dg di Aria spa, a una dirigente della stessa centrale acquisti regionale e a Pier Attilio Superti, vicesegretario generale del Pirellone. Questi ultimi due, su loro richiesta, potrebbero essere sentiti nei prossimi giorni. L’inchiesta, che ha visto lo stralcio in vista dell’istanza di archiviazione del capo di imputazione in cui solo Dini e Bongiovanni rispondono di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, è stata condotta dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza.

Il caso ha al centro la fornitura di dispositivi di protezione individuale, tra cui appunto 75 mila camici, da consegnare in piena pandemia nella primavera 2020 alla Regione. Ne vennero consegnati in realtà da Dama solo 50mila, perché nel frattempo, quando venne a galla il conflitto di interessi, la fornitura fu trasformata in donazione. La conseguenza, secondo la ricostruzione della Procura, fu che l’ordine non venne perfezionato per la mancata consegna di un terzo del materiale, cosa che ha portato i pm a formulare l’accusa di frode in pubbliche forniture.

L’altra inchiesta su Fontana per i fondi esteri

Vicenda che, secondo l’indagine, avrebbe visto l’intervento del presidente della Lombardia con il tentativo di risarcire, per il mancato introito, il cognato con un bonifico – poi bloccato in quanto segnalato dall’ufficio Ustif della Banca d’Italia come operazione sospetta – di 250 mila euro prelevati da un suo conto in Svizzera. Da qui è scaturita pure un’inchiesta autonoma per autoriciclaggio e falso in voluntary nei confronti di Fontana.

8 Novembre 2021
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo