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4:33 pm, 22 Ottobre 21 calendario

Parco del Circeo: troppi daini, piano per l’abbattimento

Di: Redazione Metronews
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Troppi daini, nel Parco Nazionale del Circeo. Troppi a tal punto da mettere in pericolo la biodiversità e da richiedere un piano di abbattimento ad hoc. A renderlo noto, nel corso di una conferenza stampa, Giuseppe Marzano, presidente dell’Ente Parco.   “Il dovere istituzionale dell’Ente Parco è quello di tutelare la biodiversità e le specie autoctone“, ha dichiarato Marzano. “La popolazione di daini attualmente presente è destinata a un’espansione del suo areale con conseguenze distruttive ed irreparabili non solo per la biodiversità, ma anche su aspetti della sicurezza stradale e danni economici relativi alle colture agricole e serricole. Considerando i seri danni prodotti e quelli in corso – ha proseguito Marzano – si ribadisce quindi che il Piano gestionale approvato nel 2017 con parere positivo del Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero della transizione Ecologica) e dell’Ispra, è l’unico strumento in grado di assicurare una effettiva riduzione della popolazione di daino. Per tutti questi motivi non possiamo più aspettare e siamo pronti ad entrare nella fase operativa”. All’incontro hanno inoltre preso parte Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi; Andrea Monaco, ricercatore Ispra; Ester Del Bove, funzionario del Servizio Biodiversità e Reti Ecologiche dell’Ente Parco e Daniele Paoloni di Istituto Oikos che si occupa del coordinamento scientifico-operativo del Piano. Hanno partecipato anche il sindaco di Sabaudia e presidente della Comunità del Parco, Giada Gervasi; i rappresentanti della Asl di Latina e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana.

Quasi 1800 daini

Attualmente sono quasi 1800 i daini presenti nei 3000 ettari di Foresta, per una densità di quasi 60/capi ogni 100 ettari: una densità mai registrata in Italia. In 5 anni la popolazione è cresciuta di quasi il 40%, aggravando il forte squilibrio dell’intero ecosistema della Foresta demaniale, che è anche individuata quale Zona Speciale di Conservazione e core area della Riserva della Biosfera tutelata dall’Unesco.    A causa dell’eccesso di brucatura, infatti, l’ambiente si presenta oggi sempre più omogeneo e “semplificato” e a farla da padrone sono le specie vegetali più facilmente adattabili, come la felce e l’asfodelo non appetibili per il daino e che non hanno alcun interesse conservazionistico. Non meno importante è il fatto che nell’ecosistema forestale ormai non c’è più rinnovazione: tutte le ghiande che cadono a terra o le nuove plantule, sono immediatamente consumate dai daini. L’elevata densità di popolazione di questo ungulato comporta, tra l’altro, interferenze sia dirette che indirette con le altre componenti faunistiche come insetti e altri mammiferi erbivori (ad esempio la Lepre italica), come sottolineato nell’intervento del presidente di Federparchi Giampiero Sammuri.

Trasloco

Nel tentativo di attuare in via prioritaria soluzioni non cruente, nei mesi scorsi, l’Ente Parco ha pubblicato dei bandi per la traslocazione dei capi sterilizzati in recinti a scopo ornamentale (cosiddette “adozioni”), in aziende agri-turistico-venatorie e per scopi alimentari. “Le istanze ricevute interessano solo un numero esiguo di esemplari, una quarantina circa – ha spiegato il presidente del Parco – Come già deciso nei mesi scorsi, il bando per la traslocazione di daini a scopo “ornamentale” (termine poco rispettoso della dignità animale, ma così riportato nella normativa) verrà comunque riproposto: nelle prossime settimane verificheremo con Ispra se vi è modo di snellire le procedure per la cessione dei capi, con particolare riferimento alla possibilità di prevedere recinzioni meno costose. Tutto questo sempre rispettando le leggi vigenti che, come si è visto nel corso del primo bando, dettano regole stringenti sulle quali il Parco non ha potere di influire.    L’Ente Parco, inoltre, verificherà la possibilità di contribuire economicamente al trasporto e alla sterilizzazione dei daini ceduti a scopo ornamentale”. Per questo, nelle prossime settimane, verrà attuato uno screening sanitario tramite abbattimento diretto di un campione rappresentativo dell’intera popolazione, nonché tramite la possibilità di recupero – in particolari condizioni – degli animali morti a causa degli incidenti stradali. La normativa stabilisce infatti che, prima del trasferimento di un animale selvatico, è indispensabile conoscere lo status sanitario della popolazione da cui proviene e per fare questo è necessario espletare specifici esami su capi non vivi. Tali controlli si rendono necessari per evitare che, insieme all’individuo, vengano trasferiti parassiti e agenti patogeni con conseguenze deleterie per le specie presenti nell’area di rilascio o addirittura per l’uomo; nonché per aspetti legati alla sicurezza sanitaria del reparto zootecnico locale e dei fruitori della foresta.

22 Ottobre 2021
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