Pensioni
8:36 pm, 12 Ottobre 21 calendario
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In pensione a 63-64 anni senza quota 100, per Tridico si può

Di: Redazione Metronews
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L’ipotesi di pensionamento anticipato a 63-64 anni sarebbe pienamente sostenibile e non graverebbe sui conti dello Stato. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, durante l’audizione alla Commissione Lavoro della Camera. Si tratterebbe di una sorta di Ape contributiva, che permetterebbe a chi vuole andare in pensione di ricevere solo la quota contributiva lasciando la parte retributiva al compimento dei 67 anni ed è, secondo Tridico, “pienamente sostenibile” perché non comporta nel medio periodo sostanzialmente nessun aggravio sulle Casse dello Stato ma sarebbe solo quello dell’anticipazione di cassa. Sarebbe questa la strada tracciata in alternativa a quota 41 dei sindacati e a quota 100 in scadenza.

Pensione flessibile

«Flessibilità e Sostenibilità finanziaria», sono le doti della proposta che non disegna una gabbia rigida entro cui contenere i futuri pensionati ma lascia al lavoratore l’opportunità della scelta con costi che nel medio periodo, dice ancora Tridico, sono sostanzialmente azzerati.  Secondo le simulazioni dell’Inps, sarebbero 332mila dal 2022 al 2027 le pensioni aggiuntive che potrebbero essere attivate con la proposta a fronte di un costo di 4,2 mln tra il 2022 e il 2027 che sarebbero poi recuperati da risparmi di spesa che dal 2027 al 2031 sarebbero pari a 2 mld di euro complessivamente.

I requisiti per l’Ape contributiva

Per accedere al pensionamento della sola parte contributiva, ricorda ancora Tridico, bisogna aver compiuto almeno 63-64 anni di età, tetto comunque suscettibile di adeguamento alla speranza di vita; essere in possesso di almeno 20 anni di contribuzione; aver maturato al momento della scelta una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. La pensione così strutturata spetterebbe comunque fino al raggiungimento del diritto a quella di vecchiaia. In quel momento il lavoratore, infatti, potrà accedere al trattamento pensionistico costituito dalla somma della quota retributiva e della quota contributiva determinata al momento di accesso alla prestazione. La prestazione, ha precisato, sarebbe parzialmente cumulabile con redditi da lavoro dipendente e autonomo, e si potrebbero prevedere meccanismi di staffetta generazionale, legati anche al part time, mentre sarebbe incompatibile con trattamenti pensionistici diretti, trattamenti di sostegno al reddito, reddito di cittadinanza, Ape sociale, indennizzi per la cessazione dell’attivita’ commerciale.

Perché no ai 41 anni

Invece la pensione anticipata per i lavoratori con 41 anni di contributi corrisposti, indipendentemente dall’età, costerebbe a regime oltre 9 miliardi di euro all’anno. Una cifra troppo onerosa per Tridico ma contestata dai sindacati. «Tali previsioni – spiega il responsabile Previdenza pubblica della Cgil nazionale Ezio Cigna – considerano che tutti i lavoratori in possesso di questo requisito esercitino il diritto, quando l’esperienza concreta ci dice che in questi casi gli utilizzatori sono meno della metà. Inoltre – aggiunge – non si considera che la componente contributiva, ormai prevalente in quasi tutte le posizioni personali, non costituisce una spesa aggiuntiva ma solo un’anticipazione di spesa. Per noi il picco massimo di spesa annua non supererebbe il miliardo e mezzo, e pertanto questo intervento sarebbe sostenibile». –

Per il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli «è positivo che il presidente dell’Inps ribadisca l’esigenza di una maggiore flessibilità in uscita, e in particolare apprezziamo le proposte che prevedono la possibilità di pensionamento ben prima dei 67 anni con 20 anni di contributi e avendo maturato una pensione superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. Le ipotesi che prevedono livelli più alti di contributi e di pensione maturata – sostiene – penalizzano chi ha carriere discontinue, ad iniziare dalle donne, e chi ha redditi bassi. Ma noi pensiamo che sia opportuno e sostenibile, dopo 62 anni, andare in pensione con la liquidazione dell’intero importo maturato».

Allargamento Ape sociale

Tridico si è inoltre espresso a favore dell’estensione dell’Ape sociale anche ai lavoratori «più fragili e vulnerabili. Leggo favorevolmente la possibilità di estendere l’Ape sociale anche ai lavoratori fragili colpiti da Covid, quindi immunodepressi e oncologici». Che costerebbe a regime circa 1 miliardo di euro: Quattro le modifiche ipotizzate dai tecnici: proroga dell’Ape sociale fino al 2026; integrazione di alcuni codici di professioni riferiti ad attività affini a quelle attualmente presenti nella categoria dei gravosi; l’ eliminazione della condizione di conclusione della prestazione di disoccupazione da almeno 3 mesi ai fini dell’accesso all’Ape sociale e riduzione del requisito di anzianità contributiva per i gravosi appartenenti al settore edile da 36 anni a 30 anni.

12 Ottobre 2021 ( modificato il 4 Dicembre 2021 | 14:06 )
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