pandora papers
9:52 pm, 3 Ottobre 21 calendario

Pandora Papers, i potenti che hanno nascosto ricchezze offshore

Di: Redazione Metronews
condividi

I nomi sono eccellenti: si va dal re di Giordania Abdallah II all’ex premier britannico Tony Blair, dal premier ceco, Andrej Babis, al presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta. Sono numerosi i politici e i vip coinvolti nell’inchiesta Pandora papers sulle ricchezze nascoste nei paradisi fiscali, realizzata dal Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij). Dall’indagine, per la quale hanno collaborato circa 600 giornalisti, emergono 35 nomi di attuali o ex leader politici mondiali e oltre 300 nomi di imprenditori e supervip.

Pandora papers, le società offshore

Abdallah II, si legge nell’inchiesta, ha creato almeno 30 società offshore attraverso le quali ha acquistato 14 dimore di lusso negli Usa e nel Regno Unito per un valore di oltre 106 milioni di dollari. Babis, si legge ancora, ha invece piazzato 22 milioni di dollari in società offshore che ha poi utilizzato per l’acquisto di un castello nel sud della Francia. Tony Blair, insieme con la moglie Cherie, ha invece risparmiato oltre 350 mila euro in imposte di bollo nell’acquisto di un ufficio a Londra. Nelle carte spuntano fuori anche nomi di uomini e donne vicini al presidente russo, Vladimir Putin.

Dopo i Panama Papers

“Cinque anni dopo i Panama Papers – si legge in una anticipazione de L’Espresso- una nuova inchiesta giornalistica internazionale ancora più ampia svela le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali da migliaia di potenti di tutto il mondo. Ci sono 35 capi di Stato o di governo. Più di 300 politici di oltre novanta nazioni: ministri, leader di partito, parlamentari. Insieme a generali, capi dei servizi segreti, manager pubblici e privati, banchieri, industriali”. “Le nuove carte, chiamate Pandora Papers, documentano una miriade di affari ricchissimi con i nomi dei beneficiari, finora tenuti segreti. L’elenco degli azionisti schermati dal velo delle società offshore comprende il premier della Repubblica Ceca, il ministro olandese dell’Economia, l’ex capo del governo britannico Tony Blair, il Re di Giordania e presidenti in carica di Paesi come Ucraina, Kenya, Cile, Ecuador. Nella lista spiccano i nomi di molte celebrità dello sport, della moda e dello spettacolo. Ma ci sono anche criminali. Ex terroristi. Bancarottieri. Trafficanti di droga. E boss mafiosi, anche italiani, con i loro tesorieri”. In Ucraina, “il capo dello Stato, Volodimyr Zelensky, ex comico portato al successo da uno show televisivo, ha posseduto segretamente per anni, tramite una società offshore, un’azienda di produzione e distribuzione di film e programmi tv. Nel marzo 2019, un mese prima del voto, ha ceduto le sue azioni a un amico, Sergiy Shefir, che dopo il successo elettorale è stato nominato da Zelensky primo consigliere pubblico della presidenza ucraina. Il 22 settembre scorso Shefir è sfuggito a un misterioso tentativo di omicidio: un commando armato ha ferito il suo autista. A Cipro, lo studio Anastasiades & Partners ha aiutato diversi oligarchi di Mosca, come rivela la corrispondenza interna, a creare nuove offshore per sfuggire alle sanzioni internazionali. In Russia l’affare più sorprendente riguarda però Svetlana Krivonogikh, indicata dalla stampa indipendente come ex fidanzata e madre di una figlia non riconosciuta da Vladimir Putin. I Pandora Papers rivelano che l’amica del presidente è la beneficiaria di una società offshore costituita nel 2003, esattamente un mese dopo la nascita della bambina, che ha comprato per 3 milioni e 600 mila dollari una residenza affacciata sul mare nel Principato di Monaco. Un affare gestito dagli stessi fiduciari che lavorano tuttora per gli oligarchi più vicini al presidente Putin. All’epoca del presunto flirt Svetlana lavorava come addetta alle pulizie in un hotel. Oggi ha un patrimonio personale di oltre 100 milioni”, prosegue il sito dell’Espresso.

L’inchiesta sui Pandora Papers

I Panama Papers, l’inchiesta giornalistica che nel 2016 svelò per la prima volta i segreti delle offshore, si fondava sui documenti riservati di uno studio legale, Mossack Fonseca. I Pandora Papers provengono da 14 società internazionali, con basi da Dubai a Singapore, da Cipro alle Isole Vergini Britanniche, dal Belize alle Seychelles, fino alla stessa Panama City. I documenti ottenuti dal consorzio Icij coprono 25 anni di operazioni offshore, dal 1996 fino al 2020, ma le prime carte risalgono al 1970. Ognuno dei 14 “offshore provider” ha una costellazione di uffici e filiali in decine di paradisi fiscali, che funzionano come fabbriche di società anonime, messe a disposizione di banche, consulenti fiscali e studi legali di fama internazionale, che procurano ricchi clienti da tutto il mondo. Tra le tante celebrità sedotte dalle offshore “compaiono la super modella tedesca Claudia Schiffer, registrata con il cognome della madre, star della musica come Shakira e Elton John, big internazionali del calcio, motociclismo e altri sport come il cricket. Il cantante spagnolo Julio Iglesias, 78 anni, è schedato come beneficiario di almeno venti società delle Isole Vergini Britanniche. Tesorerie caraibiche con tassazione zero, utilizzate da Iglesias, in particolare, per acquistare ville e terreni in Florida, a nord di Miami, nell’esclusiva isola privata di Indian Creek, protetta da bunker di guardie armate, per un valore dichiarato di 111 milioni di dollari”. L’inchiesta, coordinata dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), si chiama Pandora Papers perché scoperchia un vaso di veleni di portata mondiale. Più di 11,9 milioni di documenti con i nomi di oltre 29 mila beneficiari di società offshore, fino a ieri sconosciuti. Dietro le carte intestate ai fiduciari, emergono per la prima volta investimenti e patrimoni esteri di politici europei e sudamericani, dittatori africani, ministri asiatici, sceicchi arabi. Le casseforti segrete di 46 oligarchi russi. Le offshore che azzerano le tasse a una super casta di oltre 130 multi-miliardari americani, indiani, messicani e di altre nazioni. I risultati dell’inchiesta, durata quasi due anni, sono il frutto del lavoro collettivo di oltre 600 giornalisti di 150 testate internazionali, tra cui l’Espresso in esclusiva per l’Italia. Dal Washington Post a Le Monde, dalla Bbc a El Pais, dai siti russi ai quotidiani sudamericani, indiani, australiani e africani, dall’Espresso alle tv svedesi e tedesche, i giornalisti di 117 nazioni diverse si sono impegnati a lavorare insieme, a scambiarsi ogni giorno notizie e documenti, fotografie e contatti, su una piattaforma informatica messa a punto dal consorzio. E a pubblicare i risultati dell’inchiesta nello stesso momento, all’unisono, a partire dalle 18.30 di oggi, domenica 3 ottobre. “Pandora Papers è la più grande inchiesta collettiva nella storia del giornalismo”, scrive Icij nell’articolo di presentazione.

3 Ottobre 2021
© RIPRODUZIONE RISERVATA