il mistero di oetzi
12:03 am, 18 Settembre 21 calendario

La “maledizione” di Oetzi, la mummia del Similaun

Di: Redazione Metronews
condividi

Una sorta di maledizione aleggia attorno a Oetzi, la Mummia del Similaun ritrovata il 19 settembre di 30 anni fa. Sono 6 le persone che, dopo aver avuto un qualsiasi contatto con la mummia, sono morte. Se nel 1991 fu Helmut Simon a trovare il cacciatore preistorico poi battezzato Oetzi, risalente a circa 5.300 anni fa, nell’ottobre del 2004 fu Bartholom Kranabetter, cacciatore austriaco di Bad Hofgastein a ritrovare quasi nello stesso modo l’autore di quello che fu uno storico rinvenimento sui ghiacciai perenni della Val Senales in Alto Adige a pochi metri dal confine con l’Austria. Dopo otto giorni di ricerche Helmut Simon venne trovato morto in posizione prona nelle acque del ruscello che attraversa la Gasteinertal nella zona del Gaiskarkogel, montagna adiacente al massiccio del Gamskarkogels sopra l’abitato di Bad Hofgastein nelle Alpi Salisburghesi. Kranabetter notò uno strano punto rosso nel corso d’acqua. Subito ha allertato i compagni. Giunti sul posto hanno subito riconosciuto l’identità. La salma, trasportata nella camera mortuaria del cimitero di Bad Hofgastein, venne riconosciuta dalla moglie Erika anche lei presente il giorno della storica scoperta sulle vette dell’Alto Adige.

La maledizione di Oetzi

La maledizione di Oetzi colpì 6 persone. Konrad Spindler, l’archeologo dell’Università di Innsbruck che per primo aveva studiato Oetzi, era morto a soli 55 anni per una forma di sclerosi molto aggressiva. Prima di lui e prima dell’archeologo molecolare Tom Loy, trovato cadavere nella sua casa di Brisbane, altre quattro persone che avevano avuto a che fare direttamente con Oetzi, erano state colpite dalla maledizione, almeno secondo ai superstiziosi.  Una fama sinistra, quella dell’uomo di ghiaccio, che si avvia a fare concorrenza a quella di un’altra celebre mummia: Tutankhamon. Spindler era stato il primo a cogliere l’importanza della scoperta sulle Alpi e con il libro ‘L’uomo dei ghiacci’ aveva ottenuto fama mondiale con la vendita di oltre 600mila copie. Altri sono morti dopo aver conosciuto la mummia. Rainer Henn era l’anatomopatologo che aveva materialmente spostato la mummia in occasione del ritrovamento e condotto i primi accertamenti sulla causa della morte. Henn, 64 anni, si schiantò con la sua vettura contro un’altra auto, un anno dopo la scoperta, mentre si recava a una conferenza scientifica dedicata, guarda caso, all’uomo di cinquemila anni fa. Kurt Fritz, 52 anni, guida alpina di professione, che accompagnò Henn ma anche il famoso alpinista altoatesino Reinhold Messner, sul Similaun, due anni dopo perse la vita cadendo nel crepaccio di un ghiacciaio. Un’altra vittima della maledizione, l’operatore della televisione di stato austriaca Orf, Rainer Hoelzl, ucciso a 47 anni da un tumore fulminante al cervello. Aveva filmato le operazioni di recupero della mummia. Oggi Oetzi riposa in una cella frigorifera all’interno di un museo costruito per lui nel centro di Bolzano e meta di migliaia di turisti che ogni anno giungono da tutto il mondo, incuranti della maledizione. Tra le curiosità, Oetzi è più antico delle piramidi egizie e di Stonehenge, il giornalista viennese Karl Wendl arrivò al nome Oetzi ispirandosi al luogo di ritrovamento nelle Alpi Venoste, è una mummia lunga 154 centimetri dal peso di 13 chilogrammi, e sul corpo sono stati individuati 61 tatuaggi.

Il ritrovamento sul Similaun

Erano le ore 13.30 del 19 settembre 1991 – 30 anni fa – quando durante un’escursione sul ghiacciaio del Similaun nelle Alpi Venoste in territorio italiano a pochi metri dal confine austriaco i coniugi tedeschi originari di Norimberga, Erika e Helmut Simon s’imbatterono in una sensazionale scoperta. Era una giornata grigia, nuvolosa, fredda, in mezzo alle rocce da una pozza d’acqua spuntò la mummia di un uomo. La mummia venne inizialmente trasportata a Innsbruck. Una serie di studi antropologi stabilirono, con l’esame al radiocarbonio, che l’uomo ritrovato risaliva all’Età del rame, circa 5.300 anni prima. Ben presto al reperto venne dato il soprannome universale di Oetzi (dalla vicina Oetztal, vallata austriaca), ma anche Mummia del Similaun. Stabilita la definitiva Nazione dell’avvenuto ritrovamento, ovvero l’Italia, Oetzi venne trasferito con un trasporto eccezionale lungo l’autostrada del Brennero al Museo archeologico dell’Alto Adige di Bolzano dove nel frattempo era stata allestita una cella con il 99,6% di umidità ed una temperatura di -6 gradi. Il 28 marzo del 1998 il museo aprì i battenti. Sulla mummia vennero effettuati decine di accertamenti fino a risalire che Oetzi era un pastore. Sono stati individuati ben 61 tatuaggi.

18 Settembre 2021 ( modificato il 17 Settembre 2021 | 19:48 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA