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5:15 am, 15 Settembre 21 calendario
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Il Mudec riapre con “Milano Globale”

Di: Redazione Metronews
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MILANO Il Mudec rinnova la sua collezione permanente con Milano globale. Il mondo visto da qui che sarà inaugurata venerdì 17 settembre. Al centro dell’esposizione, la globalizzazione e i grandi processi che hanno reso tale la fisionomia della città contemporanea. Il tutto seguendo un percorso completamente rinnovato che ripensa i rapporti, le connessioni e gli scambi che avvennero tra il territorio lombardo e il resto del mondo.

Il “nuovo” Mudec

Il viaggio si snoda attraverso 500 opere di epoche, materiali, tipologie e culture diverse che potranno essere osservate attraverso una “lente” milanese. Il racconto in arte parte da una serie di incontri e scontri che si è materializzato con l’arrivo di una grande quantità di beni e materie prime diverse, che hanno largamente influito sull’economia e la società, anche a Milano.

«La nuova Permanente del MUDEC si mantiene al passo con le trasformazioni della nostra società – spiega la direttrice del Mudec, Anna Maria Montaldo – rispondendo al bisogno della cittadinanza di comprendere la contemporaneità e alle richieste e necessità degli educatori di formarsi in chiave interculturale. Il percorso è stato pensato per fornire strumenti che consentano di affrontare temi complessi – come le migrazioni e il colonialismo – con la consapevolezza di quello che è stato il passato, per costruire un futuro di dialogo».

Le 5 sezioni della mostra “Milano Globale”

L’esposizione si divide in cinque diverse sezioni.

La prima, Milano nel mondo spagnolo, proietta la città su scala internazionale sin dal XVI secolo, quando entra a far parte del vasto scacchiere dell’Impero Spagnolo. I traffici con l’America consentono l’arrivo di oggetti non europei che entrano nelle collezioni cittadine come quelle di Manfredo Settala, le cui opere costituiscono un sorprendente esempio dell’apertura intellettuale e dell’interesse enciclopedico del tempo. In città arriva anche l’argento delle miniere boliviane di Potosì, destinato assieme agli altri metalli ad essere trasformato in armi e monete per tutta Europa. L’impatto dell’argento americano sarà dirompente sull’economia mondiale e devastanti saranno i risvolti per le popolazioni native americane e il loro territorio, con ripercussioni fino all’Africa occidentale, da dove le persone venivano rapite per servire come schiavi negli ingenios di raffinazione del metallo e per altre attività economiche a beneficio delle economie coloniali.ì

L’ultima parte della sala è dedicata al cacao che, assieme ad oggetti e metalli, arriva dal vasto mondo iberico, cambiando le abitudini alimentari dell’intero globo.

La seconda sezione ruota attorno alla Nuova dimensione globale del continente asiatico. Mentre l’uso di sorbire cacao e consumare tabacco deriva dalle Americhe, caffè e thè hanno origine dal mondo orientale, da cui proviene anche la maggior parte degli oggetti utilizzati come contenitori per queste nuove bevande: sarà la fortuna della Cina, antica potenza quasi sconosciuta agli Europei di allora, in grande espansione economica verso Occidente grazie ai traffici commerciali marittimi sostenuti dalle Compagnie delle Indie.

Tra la fine del XVII e il principio del XVIII secolo si diffonde in Europa la moda del consumo di alcuni alimenti ‘nuovi’ riservati sino ad allora ai regnanti e alle corti, ma che già alla fine del Settecento godono di una popolarità capillare. La Cina diventa egemone nel mercato dell’export di prodotti di lusso, tra cui le raffinatissime porcellane, grazie a un elevato grado di capacità manifatturiera quantitativo e qualitativo. L’immagine del mondo orientale, visto dagli Europei come un luogo mitico, diventa di grande moda e imperversa nelle arti applicate (anche in Lombardia), dando vita anche al fenomeno delle cineserie, imitazioni occidentali (talvolta di elevato livello qualitativo, come nel caso delle manifatture milanesi di ceramica Clerici e Rubati) ispirate ai modelli decorativi cinesi, giapponesi e indiani.

Ma non è soltanto la Cina a realizzare prodotti ed esempi estetici che influenzano il gusto dell’Occidente: il mondo del tessile è quello più intrecciato e motivi decorativi e materiali originari dell’Oriente si ibridano per soddisfare il gusto della moda europea (ma non solo). Anche Milano e la sua fiorente industria tessile si inseriscono in questo complesso fenomeno, sia con produzioni proprie che con l’importazione di tessuti alla moda.

La terza sezione è dedicata alla corsa per l’Africa con un nucleo di opere inedite provenienti dall’ex Museo della Guerra: gli oggetti giunti a Milano per celebrare le imprese militari in Etiopia permettono di sviluppare una narrazione che, ribaltando le intenzioni dei coevi, si concentra sulla identità e la storia della popolazione etiope la cui voce e immagine fu messa a tacere e distorta dall’azione della propaganda fascista. Manifesti, riviste scientifiche o di intrattenimento, documenti e oggetti quotidiani, descrivono la problematica relazione con i “colonizzati” e la contraddittoria rappresentazione dell’‘altro’ ricca di luoghi comuni, mettendo in luce la ripercussione di questo sentire sulla società milanese e italiana. Una modalità di relazione consolidatasi durante il ventennio fascista che non svanisce con il processo di decolonizzazione ma rimane presente, più o meno consapevolmente, nella società civile del secondo dopoguerra. La Conferenza di Berlino (1884-1885) segna l’occupazione occidentale di buona parte del continente africano. Due focus, dedicati alla guerra e alla religione, documentano attraverso le opere il colonialismo europeo e le forme di resistenza e resilienza africane. Modernità e tradizione non sono presentate come l’una successiva all’altra, ma come contemporanee, nel loro modellarsi reciproco dentro la situazione coloniale. Siamo a questo punto di fronte a una storia non solo africana ma globale, come simbolicamente testimoniano i soldati africani che combatterono negli eserciti europei in diverse parti del mondo.

Se la quarta sezione è dedicata al periodo che intercorre tra la decolonizzazione al multiculturalismo –  nel passaggio da città industriale a città dei servizi, Milano diventa attrattiva anche per persone provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’America; quelle che negli anni ‘70 erano comunità composte da poche persone (attive e integrate nella vita cittadina) crescono fino a diventare il motore della trasformazione attualmente in corso verso una metropoli di natura globale e multiculturale – la quinta sezione punta sugli afrodiscendenti nella Milano Globale. La cornice è costituita dalle rappresentazioni, spesso stereotipate, che compongono l’immaginario sui neri in Italia: immagini pubblicitarie, film, canzoni, propaganda politica, ma anche i modelli mediatici della celebrity culture, mentre il “cuore” della sala è costituito dalle forme molteplici di autorappresentazione messe in campo dagli “afrodiscendenti”milanesi e in particolare da coloro che, lavorando nel mondo delle industrie culturali e creative, più di altri influiscono sul senso comune.

Il progetto allestito al Mudec

L’intero progetto è stato improntato su un’impostazione aperta e partecipativa del processo di ideazione e allestimento della sala espositiva (che ha caratterizzato sia questa ultima sezione che le precedenti) attraverso workshop e discussioni in presenza e da remoto, con un approccio polifonico volto a evitare il “pericolo di un’unica storia” quale che sia.

Di qui anche la scelta di invitare a esporre professionisti della parola e dell’immagine (artisti, stilisti, musicisti, videomaker, scrittori, influencer) sia per la qualità delle loro opere che per la loro capacità di contribuire ad articolare gli spazi simbolici dentro i quali gruppi e persone possono riconoscersi a partire dalle loro somiglianze e differenze e immaginare i propri futuri. Tutti hanno avuto la possibilità di portare in mostra le opere che ritenevano più significative in relazione alla questione, raccontandole liberamente nei testi in catalogo e in mostra. Tutti diversamente milanesi e diversamente italiani.

Info: https://www.mudec.it/ita/ 

 

15 Settembre 2021 ( modificato il 14 Settembre 2021 | 15:19 )
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