CINEMA
12:43 am, 7 Settembre 21 calendario
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«Il massacro del Circeo è una storia di grande attualità»

Di: Orietta Cicchinelli
La scuola cattolica foto Lapresse
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VENEZIA Il massacro del Circeo al Lido con un film che farà discutere: “La scuola cattolica” di Stefano Mordini. «Non c’è il fascismo, e si muovono da fascisti. Non c’è droga, e si muovono da drogati. Una scelta intenzionale, volevamo identificare il maschio che usa la donna come oggetto. Sul delitto del Circeo Pasolini litigò con Calvino, asserendo potesse accadere non solo nella borghesia ma in borgata. Riflettiamo il concetto di impunità, volendo portare quella sofferenza all’oggi, ribadendo come sia responsabilità di tutti. Il mostro colpisce ancora, l’obiettivo di questo film è fare attenzione affinché non avvenga». Così Mordini presenta fuori concorso a Venezia 78 (e dal 7 ottobre al cinema) “La scuola cattolica”. Il film è tratto dal romanzo Premio Strega 2016 di Edoardo Albinati, sul delitto del Circeo.

Massacro del Circeo

Nella notte tra il 29 e il 30 settembre del ‘75 Donatella Colasanti e Rosaria Lopez vennero massacrate (la prima salva per miracolo) dagli altoborghesi criminali Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido.  Jasmine Trinca interpreta la madre di uno degli studenti. E non ha dubbi: «La distanza di classe e lo sguardo sprezzante sul proletariato delle due ragazze ha dietro un’idea forte, che il corpo di una poveraccia non è il corpo della madre, la madre santa. La formazione in una scuola maschile, dove l’unica donna è la Vergine Maria che non ha procreato passando dal corpo, i professori che istillano l’idea di corruzione femminile… Borghesi, fascisti, cattolici, il delitto del Circeo è l’esito estremo di quel che si è seminato in quella generazione: dopo il massacro, lo stupro sarebbe passato da reato contro la morale a reato contro la persona. Ma lo stupro crudele di ricchi borghesi annoiati è anche quello che si trova ancora nelle case bene, nelle famiglie, perché se una dice no è un no, altrimenti è violenza».

Valeria Golino e Valentina Cervi

Valeria Golino è l’altra madre nella finzione. «Rimpiango le femministe di una volta – dice – oggi il dialogo tra uomini e donne è a costo di altre cose che prima erano più vere, spregiudicate. Oggi impera il politicamente corretto, oggi la femminista c’è anche nella vittima, allora era nella forte. Essere vittima oggi è una medaglietta. Io non mi arrendo. La società sta migliorando, dall’altra implodendo, in qualcosa di più bigotto».

Valentina Cervi è la terza madre nel film. Da donna ammette di essere «cresciuta in quella classe sociale, tra valori, impunità, e aggressività maschio. Dove cercare la colpa? Nella famiglia distratta, la madre distratta e il padre violento e assente, o nella società distratta?».

Benedetta Porcaroli e Federica Torchetti

Benedetta Porcaroli, nei panni della Colasanti sottolinea: «Il film inquadra il concetto di sopraffazione del più debole, non solo maschi e femmine: è un problema quotidiano, l’educazione sentimentale che manca. Spero di aver restituito a Donatella un po’ di giustizia».
Rosaria Lopez, l’altra vittima del massacro del Circeo, ha il volto di Federica Torchetti.  E ci va giù pesante: «Oggi quando una donna viene stuprata nessuno si chiede più se fosse vergine, come tragicamente successe per Rosaria. Ma ci sono sentenze si stupro sessiste, ancora viene chiesto come fossero vestite, se ubriache: il tema è purtroppo ancora attuale, nonostante siano passati 45 anni».

 

7 Settembre 2021
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