rinnovabili
12:02 am, 1 Agosto 21 calendario

Dal 29 luglio abbiamo esaurito le risorse rinnovabili della Terra

Di: Redazione Metronews
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Dal 29 luglio, giorno dell’Earth Overshoot Day, il Sovrasfruttamento della Terra, abbiamo esaurito le risorse rinnovabili che la Terra è in grado di offrire nell’arco di un anno. Purtroppo negli anni questa inquietante scadenza è stata sempre più anticipata (con una eccezione per il 2020, anno della pandemia) indice del fatto, come segnala il Wwf, che stiamo consumando l’equivalente di 1,6 pianeti all’anno, cifra che dovrebbe salire fino a due pianeti entro il 2030, in base alle tendenze attuali. E proprio tra 100 giorni i rappresentanti dei governi nazionali si riuniranno in quello che è stato considerato il summit delle ultime possibilità per un’azione globale contro il cambiamento climatico: la COP26 a Glasgow mentre prima in ottobre avremo a Kunming in Cina la COP15 sulla biodiversità. Mentre nei giorni che ci separano da Glasgow numerosissimi saranno gli appuntamenti internazionali di preparazione, gran parte dei quali si svolgeranno proprio in Italia.

Lo faremo perché è difficile
L’editoriale di Stefano Pacifici

Impatto rinnovabili

Secondo il Wwf esistono molte soluzioni che possono essere adottate a livello di comunità o individualmente per avere un impatto significativo sulle rinnovabili e sul tipo di futuro in cui investiamo: ad esempio ridurre l’impronta di carbonio del 50% sposterebbe la data di più di 90 giorni. Anche ciò che mangiamo è molto importante. Il Wwf ha già segnalato come l’80% delle estinzioni delle specie   e degli habitat a livello globale dipende dagli attuali sistemi alimentari, spiegando l’importanza delle nostre scelte di consumo grazie alla campagna Food4Future. Fino all’inizio della COP26, il sito 100DaysofPossibility.org presenterà ogni giorno una di queste soluzioni. Si tratta di esempi di opportunità che contribuiscono a spostare la data – #MoveTheDate – e che includono, ad esempio, la riduzione dei rifiuti alimentari, la gestione degli apparecchi di refrigerazione, i sistemi alimentari a filiera corta, l’energia intelligente, il cemento a basso contenuto di carbonio, politiche di sviluppo locale incentrate sul monitoraggio dell’impronta ecologica e l’ecoturismo a basso impatto ambientale.

Rivoluzione verde lenta

Sebbene annunciata da molti, la rivoluzione verde è molto lenta a concretizzarsi e prevalgono ancora oggi le vecchie e consolidate pratiche, alimentate da obiettivi politici e finanziari che continuano a muoversi nell’ottica del breve termine e deteriorano la possibilità della natura di fornirci i suoi preziosi servizi, un deterioramento che costituisce un danno incalcolabile per l’umanità intera. Ciò comporta inevitabilmente un rischio economico ingestibile, rendendo privi di valore quei beni incompatibili con il cambiamento climatico e l’aumento della scarsità delle risorse. Una prosperità e un benessere sostenibili, tuttavia, richiedono ingegno per affrontare il problema più pressante dell’umanità: il sovrasfruttamento delle risorse terrestri giunto ormai a livelli spaventosi. L’Impronta Ecologica, calcolata dal Global Footprint Network, è tra gli indicatori più completi ad oggi disponibili per la contabilità delle risorse biologiche. Basata su 15.000 dati per paese all’anno, somma tutte le richieste delle persone per le aree biologicamente produttive – cibo, legname, fibre, sequestro del carbonio e sistemazione delle infrastrutture. Attualmente, le emissioni di carbonio derivanti dalla combustione di combustibili fossili costituiscono il 61% dell’Impronta Ecologica dell’umanità. Anna Nicoletti

1 Agosto 2021 ( modificato il 11 Novembre 2022 | 17:42 )
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