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1:38 pm, 20 Luglio 21 calendario

Clima, in Amazzonia El Nino fa strage di foreste

Di: Redazione Metronews
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Siccità e incendi in Amazzonia causati dal fenomeno del clima El Nino hanno provocato il decesso di 2,5 miliardi di alberi e piante, producendo ingenti quantità di emissioni pericolose. L’allarmante quadro emerge da uno studio, condotto dagli scienziati dell’Università di Lancaster, dell’Università di Oxford e della Società brasiliana di ricerca agricola, che hanno analizzato gli effetti derivanti dalla siccità estrema provocata da El Nino, verificatosi nel 2015-2016.

Foresta in Amazzonia

Secondo i risultati del team, guidato da Erika Berenguer, l’aridità e gli incendi hanno contribuito alla morte di 2,5 miliardi di alberi e all’emissione di 495 milioni di tonnellate di anidride carbonica, associate a un’area che costituisce solo l’1,2% dell’intera foresta pluviale amazzonica brasiliana. Questi dati, sottolineano gli autori, hanno implicazioni significative per gli sforzi globali volti al controllo del carbonio in atmosfera.

Lo faremo perché è difficile
Editoriale di Stefano Pacifici

Clima futuro

Secondo le previsioni attuali, gli episodi di siccità diventeranno più frequenti e intensi nel prossimo futuro. Esaminando l’epicentro di El Nino, Lower Tapajòs nel Brasile, gli esperti hanno rivelato che alberi e piante nelle foreste colpite dalla siccità e dagli incendi hanno continuato a morire a un ritmo superiore alla norma per circa tre anni dopo l’evento, rilasciando quantitativi significativi di CO2 nell’atmosfera e minacciando il clima.

Tecnologia a indigeni

Nella lotta alla deforestazione della foresta pluviale anche la tecnologia è un alleato importante per le comunità indigene stabilite nell’Amazzonia peruviana quando vengono direttamente coinvolte: in un anno sono riuscite a ridurre la distruzione degli alberi del 52%. E’  il risultato promettente di un programma di monitoraggio delle remote tribù equipaggiate con smartphone e altri strumenti tecnologi, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Circa un terzo della superficie della foresta amazzonica si trova in territori di residenza di 3.344 comunità indigene identificate, il cui contributo può quindi essere cruciale per bloccare l’abbattimento degli alberi. La portata del problema della deforestazione nelle aree indigene è significativa. Tra il 2000 e il 2015, circa il 17% della perdita di alberi in Amazzonia si è verificata in zone protette a livello nazionale o assegnate alle popolazioni indigene. Secondo ambientalisti e studiosi, il dato è destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni.
Di fatto, sono proprio queste comunità ad essere maggiormente bersagliate da attori esterni dediti ad attività minerarie illegali, abbattimenti di alberi e relativo traffico, piantagioni di coca e traffico di droga. Se negli ultimi 40 anni governi ed ambientalisti hanno investito ingenti mezzi nell’acquisto e l’uso di tecnologie satellitari per monitorare la distruzione delle foreste in Perù, Brasile e Colombia, finora non hanno raggiunto nè aiutato in modo significativo i gruppi indigeni, in prima linea nella lotta al disboscamento.

Deforestazione diminuita

I ricercatori hanno valutato molto positivamente l’impatto sul clima del nuovo approccio, inclusivo delle comunità indigene: nelle aree coinvolte, nel primo anno di esperimento la deforestazione è diminuita del 52% e il secondo anno del 21%. In media sono state salvati 8,8 ettari di foreste in un anno e quelle più minacciate sono riuscite ad ottenere risultati ancora più promettenti. «Nel prossimo decennio, se non cambierà nulla, si prevede che le popolazioni  indigene del bacino amazzonico perderanno 4,4 milioni di ettari di foresta pluviale, principalmente a causa di estranei che invadono i loro territori per abbattere alberi», ha riferito alla Bbc Cameron Ellis, della Rainforest Foundation US, coinvolta nello studio. Secondo ricercatori e ambientalisti, se la metodologia di monitoraggio forestale basata sulla comunità venisse ampiamente adottata e la governance locale rafforzata, in tutte le terre indigene si potrebbe ridurre del 20% la perdita di foreste in Amazzonia. «Se l’approccio fosse mirato alle regioni con alti tassi di deforestazione, la perdita di foreste in quelle aree potrebbe essere ridotta di oltre tre quarti» ha suggerito Ellis.

Satellite e Gps

Il primo passaggio è quello dell’osservazione delle immagini satellitari da parte di esperti, che in caso di sospetta deforestazione fanno consegnare ai membri indigeni selezionati – con ogni mezzo, anche in barca – le coordinate Gps e le fotografie dell’area da controllare. In loco le comunità scaricano i dati sui dispositivi smartphone in dotazione e si recano nei luoghi presumibilmente disboscati illegalmente. Di ritorno dalle pattuglie, se la deforestazione viene confermata, un’assemblea dei membri della comunità si riunisce per stabilire la strategia da attuare. Se l’attività illegale è stata compiuta da soggetti non pericolosi, allora gli stessi indigeni intervengono per respingerli dalla loro terra. Se invece ad essere coinvolti sono trafficanti di droga, le autorità vengono allertate.

20 Luglio 2021
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