Borsellino
4:53 am, 19 Luglio 21 calendario

Borsellino, dopo 29 anni ancora ombre e depistaggi

Di: Redazione Metronews
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Il 19 luglio1992, a meno di due mesi dalla strage di Capaci in cui fu assassinato Giovanni Falcone, in un assolato pomeriggio palermitano un’autobomba con 50 kg di tritolo esplode in via D’Amelio uccidendo il giudice del pool antimafia Paolo Borsellino e 5 membri della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Una ferita mai rimarginata e tante verità ancora da portare a galla. Ma la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, accomunati dall’impegno contro la mafia e dal sacrificio della vita, diede il via a una reazione che non si è ancora esaurita. 
LE INDAGINI NON SI FERMANO
«Le indagini sulle stragi non si sono mai fermate e non si fermano», dice il procuratore generale di Caltanissetta, Lia Sava, nel 29esimo anniversario della strage di via D’Amelio. «E’ chiaro – sottolinea – che si tratta di indagini abbastanza complesse dove già dei punti fermi sono stati raggiunti. Gli ultimi punti ancora da chiarire vedono impegnate la procura di Caltanissetta, la Direzione nazionale antimafia e altre procure che lavorano in sinergia, elemento fondamentale per mettere insieme tutti i pezzi ancora mancanti. Sono assolutamente certa che questo sforzo verrà premiato dal raggiungimento della verità perchè questo Paese diventerà una democrazia compiuta a 360 gradi nel momento in cui tutti i pezzi mancanti saranno definiti». Peraltro le sentenze sul Borsellino quater in primo grado e in appello, spiega Lia Sava, che «hanno confermato la ricostruzione della procura della Repubblica di Caltanissetta e della procura nenerale nissena, hanno indicato anche dei punti dai quali partire per definire le indagini in via definitiva».
OMBRE E MISTERI
Ma ad oggi vi sono ancora tante ombre, misteri e buchi neri che avvolgono l’attentato di via D’Amelio. «Fermo restando che la procura di Caltanissetta e la procura generale hanno sempre parlato non di mandanti esterni, perchè Cosa nostra non si fa portavoce di nessuno, ma di concorrenti esterni, riteniamo – prosegue la pg Lia Sava – che i pezzi mancanti, quindi l’agenda rossa del giudice Borsellino e la presenza di soggetti esterni sui luoghi delle stragi, siano pezzi che debbano essere sviluppati continuando da quello che è stato lo sforzo di approfondimento delle dichiarazioni rese dal collaboratore Antonino Giuffrè».
COSA NOSTRA
L’ex braccio destro di Bernardo Provenzano «diceva che Cosa nostra prima di realizzare le stragi effettuò dei sondaggi negli ambienti della massoneria deviata, servizi segreti deviati e imprenditoria collusa per cercare di capire quali appoggi esterni avrebbe avuto Cosa nostra nel momento della realizzazione degli eccidi. E’ in questi ambienti malsani, dice Giuffrè, che va cercato il compimento e il riempimento del mosaico sui buchi neri». Questo è uno degli scenari attorno ai quali ruotano le indagini delle procure di Caltanissetta, Reggio Calabria, Palermo e Firenze. «Ogni procura – per Sava – lavora su questi pezzi mancanti sotto il coordinamento della Direzione nazionale antimafia, come è giusto che sia e come voleva Giovanni Falcone che credeva profondamente nella funzione della Dna». Ma a quasi trent’anni dalla stagione delle stragi, «che hanno cambiato il volto dell’Italia», domina, come ha scritto la Corte d’Assise di Caltanissetta nelle motivazioni «uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana». 
DEPISTAGGI
Sava si sofferma sul depistaggio delle indagini successive alla strage di via D’Amelio sottolineando «che bisogna aspettare l’esito sia dei processi sia delle indagini in corso che saranno sicuramente capillari e che certamente consentiranno di far luce e permetteranno di approfondire tutti gli aspetti che da queste dichiarazioni possono scaturire. Prima del loro esito non possiamo fare valutazioni. I processi si fanno su prove e dati certi. Il dato della sentenza di primo grado è incontrovertibile però bisogna capire in che modo si sia articolato e in che termini. Questo è uno degli aspetti da approfondire. Attendiamo anche l’esito del giudizio in Cassazione», il 5 ottobre. «Aspettiamo le sentenze definitive e continuiamo pazientemente a svolgere le indagini. Sono assolutamente certa che dobbiamo alla famiglia Borsellino, alla famiglia Falcone, a questo Paese e ai suoi giovani, il raggiungimento della verità a 360 gradi sulle stragi ma ci vuole pazienza. Lo so, sono passati 29 anni però sono assolutamente certa – continua Lia Sava – che riusciremo a mettere insieme, lavorando in sinergia, tutti i tasselli indispensabili per far luce su quella stagione che ancora ci sconvolge e ci addolora».
 Un anniversario, quello sull’attentato di via D’Amelio che arriva mentre in Italia si parla di riforma della giustizia e a pochi giorni dal ritrovamento di un audio inedito nel quale Paolo Borsellino si soffermava sulla necessità di riformare la giustizia. «Sono convinta che al di là delle riforme – conclude Sava – ciò che rende un sistema giustizia migliore è l’impegno indefesso di ognuno degli operatori del servizio giustizia quindi qualsiasi riforma richiede un impegno sia in termini di buona volontà sia in termini di sacrifici personali. Occorre continuare a rimboccarsi le maniche e cercare di essere coerenti e credibili perchè, come diceva Livatino, saremo giudicati su quanto siamo stati credibili e per essere credibili bisogna fare, al di là delle riforme, il proprio dovere sempre e comunque andando avanti anche nei momenti di grossa difficoltà. E noi continuiamo a fare il nostro dovere». 

19 Luglio 2021
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