Raffaella Carrà
11:08 am, 6 Luglio 21 calendario
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Carramba che tristezza

Di: Redazione Metronews
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La riservatezza soprattutto. Questo era, forse, il pregio maggiore di Raffaella Carrà scomparsa ieri a 78 anni dopo una breve malattia. Ed è strano per una diva del suo calibro, così legata al pubblico ma così lontana dal gossip, dai sussurri e dalle grida dello show biz. Tutti la guardavano, moltissimi la ammiravano ma pochi, pochissimi sapevano quel che accadeva dietro le quinte. Era brava a celare o più semplicemente non lavava i panni sporchi in casa… degli italiani. Capitò solo una volta, una domenica pomeriggio di inizio inverno ’86. Lei, regina di “Domenica In”, lesse a pochi minuti della messa in onda un articolo dove veniva descritta come una menefreghista nei confronti della mamma, ricoverata in fin di vita in una casa di cura. Furibonda ma con garbo, entrò in diretta ingoiando le lacrime di rabbia, ma ferma nel respingere al mittente le accuse. La mamma venne a mancare pochi giorni dopo. E lei scelse altre strade professionali, prendendo il treno Fininvest insieme a Pippo Baudo ed Enrica Bonaccorti. Non ebbe un grande successo, troppo distanti i suoi metodi lavorativi da quelli “berlusconiani”. Si seppe in seguito che la sua storia con Gianni Boncompagni fu messa a dura prova da quella scelta. Motivo? Troppe rose inviate da Milano alla loro casa romana. E no, non era gelosia, solo l’invasione di fiori che il “povero” Bonco non sapeva dove sistemare.
Tornò in Rai dopo qualche anno e con “Carramba che sorpresa” divenne anche la star del sabato sera. A posteriori si potrebbe dire che quello fu l’inizio del trash ma nei primi anni ’90 nessuno ci faceva peso. Ascolti stellari anche al suo rientro. La Carrà era abituata. Da “Canzonissima” a “Fantastico”, passando per “Milleluci” e lo storico “Pronto Raffaella”, primo programma mattutino nella storia della televisione pubblica. Condusse anche “Ma che sera” nel 1978 e lì ci fu la prima crepa con la RAI. Erano i giorni del sequestro Moro, lei costretta ad andare in onda cantando “Tanti auguri” (con la strofa diventata inno “com’è bello far l’amore da Trieste in giù). Non resse lo stress e si rifugiò per qualche anno all’estero. Si vergognò molto. E dire che anni prima la censura cercò di ostacolarne in tutti i modi la carriera per l’ombelico galeotto sbattuto in faccia ai bigotti di un Paese dove ancora vigeva il delitto d’onore. Raffa non litigò mai con nessun collaboratore né nei momenti d’oro, né in quelli più bui. Ad esempio, quando fu scelta come conduttrice del Festival di Sanremo, le venne affidato un cast messo su alla rinfusa. Ne venne fuori un’edizione splendida, musicalmente parlando, ma piena di critiche per la decisione dell’azienda di Stato. Si caricò tutto lei sulle spalle non accusando mai nessuno. E dire che era l’unica da assolvere in quel bailamme.
Gli ultimi anni raccontano una Carrà lontano dai riflettori. Le veniva chiesto di ripetere i vecchi successi, di non innovare. A lei, che aveva speso tutta la carriera nella sperimentazione, nell’infrangere i tabù. Il suo ultimo programma “A raccontare comincia tu”, interrotto dal covid ci riporta una Raffaella più intimista e finalmente a suo agio nell’intervistare personaggi come Riccardo Muti o Renato Zero, amico di una vita. Poi più nulla fino alla scomparsa. La ricordano tutti. Anche il mondo del calcio. Lei, juventina sfegatata, ma soprattutto tifosa della Nazionale anche perché icona dell’Italia. Ed è un caso che stasera nella semifinale europea si sfidano proprio le due Nazioni a lei più vicine: Italia e Spagna. Lei non avrebbe avuto dubbi sulla squadra da tifare, nessuno li avrebbe. Da Trieste in giù. E forse ancora più su dove la Raffa nazionale si godrà la partita finalmente libera dalle sofferenze terrene.

6 Luglio 2021 ( modificato il 24 Luglio 2021 | 17:10 )
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