Libri/ Edith Bruck
6:46 am, 2 Luglio 21 calendario

Edith Bruck: «Ad Auschwitz mi ha salvato un pettinino»

Di: Redazione Metronews
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 Quando lo scorso 20 febbraio, il Papa ha fatto visita a casa di Edith Bruck, scrittrice ebrea ungherese che da oltre 50 anni vive in Italia, per chiederle perdono a nome dell’umanità per la Shoah, Francesco le ha anche domandato: «Come ha fatto a sopravvivere?». Novant’anni, candidata nella cinquina del Premio Strega con Il pane perduto (La Nave di Teseo, p. 128, 16€) Edith Bruck lo racconta in questo libro, che parte da lei bambina povera in Ungheria, prosegue con la deportazione e lo sterminio di tutta la famiglia a Auschwitz, lei e la sorella salve ma per anni erranti, in Europa e in Israele.
Quando non ci sarete più voi superstiti a testimoniare l’Olocausto cosa succederà?
«La voce diretta dei sopravvissuti è unica. Quando non ci saremo più noi temo che calerà un grande silenzio sulla Shoah».
A 90 anni, ha vinto lo Strega giovani.
«Porto nelle scuole la mia testimonianza da tantissimo tempo. Mi fa piacere che dopo avermi ascoltato i ragazzi promettano che non saranno mai più razzisti, antisemiti, fascisti».
Come si racconta l’orrore?
«A volte sono imbarazzata a guardare i visi puliti dei ragazzi che mi ascoltano. Dire a un ragazzino di quattordici anni che i nazisti giocavano a calcio con il teschio di un bambino è come buttargli in faccia la mostruosità».
Una sua amica si è tolta la vita ad Auschwitz. Primo Levi si è suicidato. Anche lei ha detto di averci pensato. Cosa l’ha trattenuta?
«Ci sono state delle “luci” che mi hanno salvato. Una è stata quando al campo un cuoco mi ha chiesto come mi chiamavo. Mi stavano rispuntando i capelli e mi dato un pettinino per pettinarmi. Quando l’ho raccontato al Papa lui ha voluto ripetere lo stesso gesto: ha preso un pettinino e mi ha pettinato i capelli».
Fa mai brutti sogni?
«Ho visto una manifestazione fascista dove svolazzavano bandiere con la croce uncinata e ho sognato che una di queste bandiere mi stava strozzando. Non respiravo più».
Come si torna ad amare?  
«Pensando che c’è sempre un barlume di luce nel buio. Quando i ragazzi mi regalano i fiori significa che qualcosa ho seminato. Che la mia sopravvivenza è stata utile».
ANTONELLA FIORI

2 Luglio 2021
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