Milano
3:34 pm, 1 Luglio 21 calendario

I quattro neonazisti che volevano il caos

Di: Redazione Metronews
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GIUSTIZIA Volevano far cadere il sistema democratico occidentale e sostituendolo con un’aristocrazia fondata su sangue e censo, guidata da una figura ispirata ai valori di “Hitler o Mussolini”. Per raggiungere il loro scopo, progettavano anni di aggressioni e violenze che avrebbero dovuto gettare nel caos la società. Da qui il piano di assalire cittadini di colore, la ricerca di armi giocattolo da modificare per renderle operative e i contatti con i suprematisti svizzeri. È il delirante disegno che ha portato al fermo di quattro 20enni milanesi, accusati di aver creato un’organizzazione clandestina ispirata al suprematismo americano. «Sono ragazzi di ultradestra, che considerano Casapoud o Forza Nuova dei gruppi di perditempo», ha spiegato il procuratore Alberto Nobili. I quattro, tutti di buona famiglia – due frequentano l’Università di Scienze politiche a Trieste, uno lavora e l’ultimo è disoccupato – si erano autodenominati “Avanguardia Rivoluzionaria”. La Polizia ha deciso di intervenire quando i quattro neonazisti hanno iniziato a pianificare la prima aggressione. Vittima predestinata un cittadino marocchino di fede musulmana. «Avevano programmato di picchiarlo per 20 secondi consecutivi con manganelli e coltelli», racconta Nobili. Le forze dell’ordine li hanno fermati poco prima che si verificasse l’agguato: erano usciti di casa vestiti di nero, le mani erano coperte da guanti rinforzati. Scopo dell’aggressione non era uscire allo scoperto, ma iniziare a creare il panico.
Cercavano adpeti da poter coinvolgere nella loro missione ed erano in contatto con altre organizzazioni europee di estrema destra (come il sodalizio svizzero “Junge Tat”). Si ispiravano a terroristi che per i loro attentati sono diventati icone di riferimento della galassia neonazista come Anders Breivik, responsabile dell’eccidio di Utoya nel luglio 2011.
Per i quattro, che si erano dati nomi di battaglia (“Comandante G”, il cao, “Maggiore Volpi”, “Capo nucleo Breivik” e Milite Zucht), i pm avevano chiesto gli arresti. Ma il Gip li ha negati. «Gli indagati, tutti incensurati e ideologicamente radicalizzati, sono davvero molto cauti nel dare attuazione al loro programma criminoso», scrive il Gip. In particolare, risulta “emblematico” l’atteggiamento del leader del gruppo: “Capo carismatico e autorevole a parole, è subdolo e pavido nei fatti – aggiunge – delega ai suoi sottoposti il compimento delle azioni pericolose, quali l’acquisto della pistola a salve, la fisica conoscenza con gli appartenenti al gruppo svizzero, infine il pestaggio”. Insomma un codardo. Per comprendere il clima d’odio nel quale il “Comandante G” era cresciuto, gli inquirenti riportano un’intercettazione nella quale il padre dice al 20enne: la pistola, una Walther P38 usata nella Germania nazista, ti verrà data «quando piglierai il porto d’armi, naturalmente per usarla con i comunisti, i negri e i froci».

1 Luglio 2021 ( modificato il 8 Luglio 2021 | 15:42 )
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