Ascanio Celestini: «Non sarà la fine del mondo!»

NARNI «Bisogna parlare delle cose che non esistono più, anche per capire che non è del tutto vero che non esistono mai più…Il racconto che faccio è un po’ come l’elogio funebre: l’elogio della persona che è scomparsa, ma per la quale è ancora possibile rimettere insieme tutti i pezzi. Come ho visto fare nei paesi d’Abruzzo e non solo, lì nella casa del morto non si accendevano fuochi ma si mangiava e si narrava della persona scomparsa attraverso gli oggetti, scarpe, abiti, attrezzi da lavoro…che erano appartenuti al defunto». Parola di Ascanio Celestini che saluta l’alba, alle 5.30 del mattino, come scenario l’Ala Deruta (ex refettorio Sant’Agostino), aprendo il sipario sulla seconda giornata del festival Narni Città Teatro (Cadute Necessarie il titolo di questa seconda edizione).
L’artista menestrello nella sua performance ricca di spunti su cui riflettere (dalle usanze contadine alla Roma dei quartieri popolari e dell’Acquedotto Felice, degli Anni 60-70, dalla scolarizzazione alla politica fino sfiorando stragi e mafia, corruzione e burocrazia) novella di tradizioni passate e riti di un’Italia che appare lontana dall’oggi, dove, per dirla con il Qoelet, si scontava la morte vivendo!
«La fine del mondo? È la morte della persona , dell’uomo all’interno di una casa – dice Ascanio – c’è sempre un altro mondo che va avanti… Così come tutti abbiamo un inizio, una prima volta che abbiamo visto una persona o incontrato l’amore o entrati a scuola… Se la casa muore con il caro estinto, la vita non muore. E quali sono i simboli ancestrali del vivere? Cibo e sesso!».
Aspettando l’alba, con il pubblico che pende dalle sue labbra, il cantastorie accenna al suo prossimo progetto nel cassetto: «Sto iniziando a raccogliere storie su Pier Paolo Pasolini – dice – e ho chiesto in giro cosa dovrebbe contenere un Museo su di lui. La maglia della Roma, mi hanno detto, poiché fu portata sulla sua bara, la numero 11. Un pallone di calcio che lui amava e l’Alfa Romeo dove fu ucciso…un frammento dei suoi film. Io invece pensando a Pasolini lo collego a una strada: via Sagunto, al Quadraro, dove c’è una struttura in cemento armato e mattoncini… Lì vicino c’erano le famose casette-baracche addossate all’Acquedotto Felice dove vivevano i primi emigrati dai paeselli alla metropoli. Una comunità coesa e compatta che poi fu trasferita nelle case popolari a Ostia nel 1973».
Ascanio Celestini, di bianco vestito, non si risparmia tra aneddoti e filastrocche e ricordi prima di salutare la nuova alba si alza in piedi e annuncia candidamente: «Più tardi torno a Roma e magari vado a mettere una bomba in Parlamento. Ma da casa mia, io abito a Morena, è lontano: prenderò il bus…meglio di no ché potrebbe andare a fuoco, a volte succede e i turisti pensano sia l’Isis ma è solo l’Atac. Meglio la bici così sarà un boom a impatto zero e Draghi sarà felice, non per la bomba scoppiata, ma per l’impatto zero! Ma poi in Parlamento non mi faranno entrare – continua tra il serio e il faceto – perché il solito portiere mi dirà che non si entra senza giacca e non importa se io vado per mettere una bomba come dichiaro all’ingresso. Sempre la giacca ci vuole: e mi fornisce una 56 di taglia: così faccio ridere, mi dico, ma ride bene chi ride ultimo! Mi rendo conto che per mettere una bomba lì c’è la fila: dal 1946 c’è chi aspetta e ha pure la barba lunga, più della mia! “Qui il tempo non passa: si mangia bene a poco prezzo e si sta al caldo d’inverno e al fresco d’estate”, mi spiega un tipo in fila da mesi. Quel tipo ha la giacchetta stretta, stretta: ha una 42 ma gli ci vorrebbe una 56, mi dice. Allora ci scambiamo le giacchette. E sono già passati 6 mesi anche se io non me ne sono accorto e la barba mi si è allungata, come mi fa notare il solito tipo. Più avanti, o più indietro, ci sono i cittadini incazzati sempre con le bombe in mano ma non le tirano mai, pure loro…sarà la burocrazia, ma la coda è sempre più lunga!».
E dopo Ascanio, appuntamento clou stasera alle 18 in piazza dei Priori, con Clementino intervistato da Francesco Montanari. Ingresso libero.
ORIETTA CICCHINELLI
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