Fabio Testi
6:00 am, 11 Giugno 21 calendario

Fabio Testi: «Da Leone a De Sica…quanti ricordi!»

Di: Redazione Metronews
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CINEMA Dal debutto al cinema come controfigura ne “Il buono, il brutto, il cattivo” di Sergio Leone (1966) alla parte saltata in “C’era una volta il West” alla fama con “Il giardino dei Finzi Contini” di Vittorio De Sica (1970) e un mare di film a seguire. Ne è passata di acqua sotto i ponti per Fabio Testi. L’attore, classe 1941, alle Giornate della Luce di Spilimbergo, il festival dedicato ai maestri della fotografia del cinema italiano, per un omaggio agli Spaghetti western, non si risparmia.
Fabio Testi, in quanti film ha recitato?
«102 col mio nome in cartellone! Tutto ebbe inizio perché a fare le cadute». 
Come ricorda gli esordi?
«C’era molto lavoro per tutti allora e si facevano 360 film l’anno, 1 al giorno. I direttori delle luci diventavano registi e gli acrobati come me attori. Era un’industria che andava e la qualità del prodotto pagava sempre. Poi con l’avvento della tv la qualità è venuta meno. L’audience? Modificato dal sistema, non è attendibile, secondo me».
La sua prima volta sul set.
«A Peschiera del Garda c’era una piccola Cinecittà sul lago e si giravano film di pirati: a 13 anni facevo gare di nuoto e tuffi nel gruppo atleti e ogni estate c’era da lavorare per me. Poi, dovendo fare interno dei film, sono arrivato a Roma conoscendo già gli stuntman. Da acrobata mi chiesero di recitare e ho fatto film western con Demofilo Filani (Straniero…fatti il segno della croce, Ed ora… raccomanda l’anima a Dio) e mi hanno chiesto di continuare. Io dovevo fare l’architetto, ma vedendo i film in sala mi hanno convinto e ho fatto l’Accademia d’arte drammatica Solida: De Sica mi ha fatto l’esame finale e mi scelse per Il giardino dei Finzi Contini». 
Un ricordo di Sergio Leone? 
«Dovevo fare un ruolo in C’era una volta il West ma non legavo con Charles Bronson ed Henry Fonda così eliminarono il mio personaggio. Per non litigare con Leone restai sul set facendo l’acrobata».
E di Vittorio De Sica?
«Un grande regista che amava gli attori essendo lui attore: si lavora molto meglio perché c’era affinità pazzesca. Il regista più ostico? All’inizio Lucio Fulci. Ho girato 2 film con lui (I quattro dell’Apocalisse, Luca il contrabbandiere) e il primo giorno abbiamo litigato: odiava gli attori! Ma poi siamo diventati amici».
Il suo regista preferito?  
«Monte Hellman, maestro dell’underground, di Coppola e Scorsese, venuto a mancare da poco, una persona stupenda e lavorerei gratis con lui se… Poi c’è Enzo Castellari».
Oggi che combina di bello? 
«Faccio letture di poesie con musicisti che mi accompagnano nei teatri. Ho fatto un film pilota americano con Jacqueline Bisset».
Come ha trascorsoil lungo lockdown?
«Chiuso dentro, causa Covid, mi sono dato da fare: ho 5 cani, 2 cavalli, l’orto, una tenuta di 35 ettari. E sono diventato nonno e ho riunito la famiglia: tutti e 3 i miei figli son tornati dall’estero, compresa la mia prima ex moglie. Sto nel mio casale sulle colline moreniche della valle del Garda: una favola!».
Progetti?
«Sto tentando di montare un film a sfondo sociale vediamo, ma non dico il titolo che porta male. Tema? ll problema dei suicidi in Veneto dove molti piccoli imprenditori sono impiccati dalle banche. Nessuno ne parla ma è una drammatica realtà».
 
 
 
ORIETTA CICCHINELLI

11 Giugno 2021
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