ex Ilva
1:15 pm, 8 Giugno 21 calendario

Ex Ilva, arrestato l’avvocato Amara

Di: Redazione Metronews
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Nuova bufera giudiziaria intorno all’ex Ilva di Taranto. Misure cautelari sono state disposte dalla Procura di Potenza, nell’ambito di un’inchiesta che riguarda presunte irregolarità commesse dall’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, in indagini sull’ex polo siderurgico.
Arrestato a Roma l’avvocato siciliano Pietro Amara. L’accusa nei sui confronti è di corruzione in atti giudiziari. Si tratta di uno sviluppo dell’inchiesta condotta dalla Procura di Potenza sull’ex procuratore capo di Taranto, Carlo Maria Capristo, sono state disposte nuove misure cautelari in un filone riguardante l’ex Ilva di Taranto per presunti favori a un imprenditore nei rapporti di lavoro con l’azienda siderurgica. In tutto sono cinque le misure cautelari in cui è coinvolto il legale Amara, finito in carcere. Custodia in carcere anche per Filippo Paradiso, dipendente del Ministero dell’Interno e nei ruoli della Polizia di Stato. Arresti domiciliari per l’avvocato Giacomo Ragno e per Nicola Nicoletti, già consulente esterno della struttura commissariale dell’Ilva. Obbligo di dimora a Bari per l’ex procuratore di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo. Sequestrata la somma di 278.000 euro nei confronti dell’avvocato Ragno, pari all’importo delle parcelle professionali pagate da Ilva in amministrazione straordinaria in suo favore. Altre cinque persone sono indagate, senza misure cautelari a loro carico.
L’indagine nasce dal fascicolo, di cui la Procura di Potenza è competente per il coinvolgimento di magistrati, che portò all’arresto di Capristo il 19 maggio dello scorso anno quando l’ex procuratore capo della Procura ionica finì ai domiciliari con l’accusa di presunte pressioni a due magistrati insieme a tre imprenditori e a un poliziotto. Per questa vicenda è iniziato il processo al Tribunale di Potenza.
Le accuse
All’avvocato siciliano Piero Amara viene contestata la corruzione in atti giudiziari sia a Trani sia a Taranto per i filoni dell’inchiesta della procura di Potenza relativi nel primo caso agli esposti anonimi sull’Eni e nel secondo per gli incarichi presso l’amministrazione straordinaria dell’Ilva. Amara, finito in carcere, scrive la Procura di Potenza, è ”soggetto attivo” della corruzione insieme a Filippo Paradiso (custodia in carcere) e Nicola Nicoletti (sottoposto agli arresti domiciliari) mentre secondo la procura di Potenza Carlo Maria Capristo (sottoposto ad obbligo di dimora a Bari) è ”soggetto passivo”.
Per l’indagine sono stati ascoltati circa 80 testimoni ed è stata acquisita notevole documentazione cartacea e informatica, ottenuta anche attraverso lo scambio di atti e informazioni con le Procure di Milano, Roma, Messina, Lecce e Perugia. Effettuate, inoltre, indagini finanziarie e bancarie.
”Una incessante attività di raccomandazione, persuasione, sollecitazione svolta, in favore di Capristo, su membri del Csm” veniva svolta da Piero Amara e Filippo Paradiso per un incarico direttivo a Carlo Maria Capristo che nel 2016 cessava la funzione di procuratore capo a Trani. Questa una delle accuse di corruzione in atti giudiziari contestata dalla Procura di Potenza agli indagati. Tale attività veniva svolta su membri del Csm, conosciuti ‘direttamente o indirettamente’ e veniva svolta pure su ”soggetti ritenuti in grado di influire su questi ultimi, in occasione della pubblicazione di posti direttivi vacanti d’interesse del Capristo (fra cui la Procura generale di Firenze, la Procura della Repubblica di Taranto ed altri ancora)”. 
“Risulta sussistere a parere del Gip un quadro di gravità indiziaria circa il concreto e fattivo interessamento di Amara e Paradiso per la nomina di Capristo quale Procuratore di Taranto, strumentale ad interessi economici di Amara verso le sue società e verso l’Ilva nonché al consolidamento del potere di Capristo con consequenziale capacità di elargire favori alla sua cerchia di fedelissimi” scrive il gip di Potenza.
“Deve tuttavia essere precisato – sottolinea il giudice – sia in fatto che in diritto che l’attivazione Amara-Paradiso con attività di lobbing per la nomina di Capristo a Taranto non implica alcuna indagine sulla validità della nomina o la liceità della condotta dei membri del Csm, questione estranea alla richiesta del Pm nel presente procedimento e in relazione alla quale non viene delineato alcun profilo di rilevanza penale, che del resto esulerebbe dalla competenza di quest’Ufficio”. “Quello che rileva in questa sede – spiega il gip – è dimostrare che Amara e Paradiso – quale contropartita di altri favori giudiziari – si siano spesi concretamente per agevolare Capristo nelle sue aspirazioni di carriera”.
 

8 Giugno 2021
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