Milano
3:07 pm, 31 Maggio 21 calendario

«Così il Teatro alla Scala torna alla normalità»

Di: Redazione Metronews
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MILANO Il Teatro alla Scala riparte, pandemia permettendo, e presenta la stagione d’opera e balletto 2021/2022. Dopo le vacche magre del 2020, sembra finalmente giunto il momento della rinascita nel segno della normalità. Per il sindaco Sala, presidente della fondazione da cinque anni ormai e presente alla conferenza stampa al Piermarini assieme a Meyer (sovrintendente), Chailly (direttore musicale) e Legris (direttore del corpo di ballo), è tempo di bilanci, e guarda avanti: «L’avvio del lavori della Torre di via Verdi, i conti in ordine, il progetto che porterà laboratori e magazzini a Rubattino», dice, sono tutti segni «molto ambrosiani», eticamente parlando, di un teatro che non si è mai fermato: «Non ci siamo mai seduti». Poi ha voluto ringraziare il teatro per l’attenzione «al pubblico più “piccolo”, per coltivare una nuova generazione di amici, di ospiti della Scala».
La nuova stagione sarà fatta di 13 titoli d’opera, di cui ben nove nuove produzioni (il Macbeth inaugurale del 7 dicembre, i Capuleti e i Montecchi di Bellini, la Thais di Massenet, la Dama di Picche di Ciaikovsky, il Ballo in maschera e il Rigoletto di Verdi, la Gioconda di Ponchielli, il Matrimonio segreto di Cimarosa nell’ambito del progetto Accademia e la Fedora di Giordano), una ripresa (il Don Giovanni di Mozart per la regia di Carsen) e tre allestimenti presi all’estero, Adriana Lecouvreur di Cilea, l’Ariadne auf Naxos di Strauss e The Tempest di Thomas Ades, un’opera contemporanea che giungerà nell’allestimento (in parte ambientato proprio alla Scala) coprodotto da Metropolitan di New York e Staatsoper di Vienna. Proprio su questo lavoro contemporaneo, che chiuderà idealmente il cerchio scespiriano iniziato da Macbeth, si sofferma Meyer: «Un capolavoro assoluto, non un’opera dalla quale si esce dicendo che è “interessante”, cioè noiosa, ma pieni di gioia». Per Chailly, poi, «è molto importante che sul podio ci sia lo stesso compositore», e cita gli esempi illustri di Henze e Stravinsky.
Lo sforzo produttivo è davvero ingente, sottolinea Meyer, che aggiunge: «Sono rimasto impressionato dalla voglia di Milano di sostenere la Scala. Abbiamo registrato il record di ricavi di sponsorizzazioni». Un’attenzione che Meyer fa di tutto per ricambiare, specie pensando al pubblico: sarà instaurato un sistema di telecamere per lo streaming, saranno rimodulati i prezzi di platea e palchi (la campagna abbonamenti partirà il 21 giugno) «perché non è accettabile che chi sta dietro, in un palco, non veda niente e paghi così caro, ci si sente truffati». E l’attenzione è anche per il pubblico dei più piccoli: grazie a Esselunga, sponsor di recente acquisizione tra i soci del cda, un certo numero di palchi sarà destinato a famiglie con figli fino ai 18 anni, che pagheranno biglietti super scontati a 15 euro.
Tornando alla stagione: essendo il frutto, causa pandemia e spettacoli “saltati”, di recuperi e “taglia-e-cuci” per rimettere insieme «un puzzle», come dice Meyer, presenterà un inedito “affollamento” di grandi nomi. Tra i registi, per esempio, avranno ben due spettacoli ciascuno sia Davide Livermore (con il Macbeth inaugurale e con la Gioconda) che Mario Martone (Fedora e un nuovo Rigoletto, vent’anni dopo quello di Deflo). Tra i registi, inoltre, tre saranno al debutto, nel segno della novità: il francese Py con la Thais (capolavoro di Massenet peraltro mai rappresentato alla Scala), Marelli con il Ballo di Verdi diretto da Chailly (dopo il Macbeth, secondo e ultimo titolo della stagione per lui) e Noble per il Bellini dei Capuleti e Montecchi. Novità anche tra i direttori, con Bisanti (per l’Adriana Lecouvreur), Heras-Casado (Don Giovanni), Boder (Ariadne auf Naxos, che sarà allestita al posto del Rosenkavalier, spostato al 2024), e, nella stagione dei concerti sinfonici affidati alla Filarmonica, Speranza Scappucci, che lavorò con Meyer già ai tempi di Vienna. Meyer sottolinea con forza, oltre ai grandi cantanti (si pensi solo che nel cast del 7 dicembre ci saranno Luca Salsi, Anna Netrebko, Francesco Meli e Ildar Abdrazakov…), la fiducia accordata ai giovani. Come il soprano Caterina Sala, vincitrice dell’Aslico 2019 (Meyer era in giuria), che sarà Barbarina in questo mese di giugno delle Nozze di Figaro omaggio a Strehler, e che poi sarà Nayade nell’Ariadne e M.lle Jouvenot nell’Adriana Lecouvreur.
C’è molto altro. Per esempio una tournée in Giappone ancora incerta; Bruno Casoni che conclude la sua esperienza al Coro ma accetta di curare le Voci Bianche, mentre il suo posto sarà preso «in perfetta continuità», come sottolinea con gioia Chailly, da Alberto Malazzi; la prima stagione di Manuel Legris al balletto, che inizierà con la Bayadère di Nureyev mai vista alla Scala. E poi la stagione di grandi pianisti, che allineerà Lang Lang (3 dicembre), Pollini (28 marzo 2022), Trifonov insieme a Babayan (18 febbraio 2022), Barenboim (8 febbraio 2022) e la appariscentissima cinese Yuja Wang (30 aprile 2022).
Ma non si può concludere senza almeno aver ricordato l’importantissima “stagione autunnale”, dal prossimo settembre al prossimo dicembre: accanto al donizettiano Elisir d’amore con la regia di Asagaroff, all’Italiana in Algeri “di” Ponnelle, al Turco in Italia “di” Roberto Andò, andranno in scena in prima assoluta Madina di Fabio Vacchi con le coreografie di Mauro Bigonzetti, un rossiniano Barbiere di Siviglia con il debutto alla regia di Leo Muscato e, progetto cui Meyer teneva moltissimo, l’opera barocca La Calisto di Cavalli, con la regia di McVicar e, a direzione e cembalo, la celebrità Christophe Rousset.
SERGIO RIZZA

31 Maggio 2021
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