Bob Dylan
12:05 am, 23 Maggio 21 calendario

Dylan, 80 anni di genio passando anche per un Nobel

Di: Redazione Metronews
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Arriva a 80 anni, passando addirittura per un premio Nobel, il genio musicale di Bob Dylan, che il 24 maggio fa cifra tonda essendo nato il 24 maggio 1941 da genitori ebrei ucraini, con nonni paterni di origini turche e materni di origini lituane – a Duluth, cittadina americana del Minnesota, porto sui Grandi Laghi, con il nome di Robert Allen Zimmerman poi cambiato legalmente in Robert Bob Dylan. Un genio che sin dall’inizio della sua carriera artistica ha scompaginato le regole non scritte della discografia.  A cominciare dal primo singolo di lunga durata, più di 6 minuti e dunque ben oltre la soglia di quella che allora era considerata commercialmente tollerabile: è il brano Like a Rolling Stone del 1965. Nonché, l’anno successivo, il primo album doppio nella storia della musica rock: Blonde on Blonde, mentre il video promozionale di Subterranean Homesick Blues si può considerare di fatto come il primo videoclip prodotto da un cantante. 
Dylan “ha creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana” recita la menzione per il Premio Nobel della Letteratura, conferitogli nel 2016; riconoscimento che va ad aggiungersi ai più prestigiosi premi internazionali: Oscar nel 2001 per il brano Things Have Changed inserito nella colonna sonora del film ‘Wonder Boys’ per cui si aggiudicò anche il Golden Globe; al Pulitzer nel 2008 e ai dieci Grammy Award di cui nel 1991 quello alla carriera.
Dopo alcuni concerti al Greenwich Village di Manhattan a New York,  incide il suo primo album nel 1961 tra melodie folk e blues, intitolato semplicemente Bob Dylan, con scarso successo, al punto da rischiare che la casa discografica gli stracciasse in faccia il contratto appena firmato. Meglio con il secondo album, che conteneva fra l’altro il capolavoro musicale Blowin’ in the Wind, manifesto del pacifismo e successo internazionale. 
Da qui, anche il suo impegno politico in difesa dei diritti civili, spesso accanto a Joan Baez nelle manifestazioni e nei concerti, compreso la Marcia su Washington con Martin Luther King e il suo celebre discorso ‘I have a Dream’. Anche se in seguito si sentì, a torto o a ragione, manipolato dallo stesso movimento di protesta che aveva appoggiato in tante occasioni, abbandonandolo.  Poi la svolta elettrica, per arrivare a Mr. Tambourine Man. Con Like a Rolling Stone raggiunge il punto del successo universalmente riconosciuto.
Nel 1974 decide di ritirarsi dalla vita pubblica; l’anno dopo incide Hurricane raccogliendo successo, nel 1978 abbraccia il cristianesimo sottolineando dal punto di vista musicale questa scelta con gli album gospel Slow Train Coming e Saved, mentre negli anni ’80 è fra gli artisti che aderiscono al progetto musicale benefico di We are the World contro la carestia in Africa. E nel 1988 parte quel Never Ending Tour di cui ancora non è stata decretata ufficialmente la fine.
Di lui Giulio Rapetti, in arte Mogol, dice che “è assolutamente da considerare tra i grandi. E’ stato sicuramente un bravo autore ma la cosa più importante è che, insieme ai testi, è stato un grande comunicatore”. Una qualità che vale molto dal momento che, secondo Mogol, “la comunicazione è fondamentale. Oggi non si canta più per fare sentire la voce”. 

23 Maggio 2021
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