giustizia
4:03 pm, 9 Maggio 21 calendario

Rosario Livatino è Beato primo giudice martire di fede

Di: Redazione Metronews
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AGRIGENTO Rosario Livatino è Beato. È il primo giudice riconosciuto martire a motivo della fede. Un evento celebrato nel giorno in cui si ricorda l’anatema di Papa Wojtyla contro la mafia, la stessa che il 21 settembre 1990 ha ucciso il magistrato quasi trentottenne. Il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nella cattedrale di Agrigento, alla presenza di vescovi e sacerdoti provenienti dalle varie diocesi, ha letto la disposizione di Papa Francesco: «Accogliendo il desiderio del cardinale Francesco Montenegro, e di molti altri fratelli nell’episcopato e di molti fedeli, concediamo che il venerabile Rosario Angelo Livatino, laico e martire che nel servizio della giustizia fu testimone credibile del Vangelo, d’ora in poi possa chiamarsi Beato». La sua festa è il 29 ottobre. La reliquia è la camicia intrisa del sangue dell’agguato.
“Non si è lasciato mai corrompere”
E sono state forti anche le parole pronunciate da Francesco al termine del Regina Caeli: «Nel suo servizio alla collettiva come giudice integerrimo che non si è lasciato mai corrompere, si è sforzato di giudicare non per condannare ma per redimere. Il suo lavoro lo poneva sempre sotto la tutela di Dio, per questo è diventato testimone del Vangelo, fino alla morte eroica. Il suo esempio sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo a essere leali difensori della legalità e della libertà». «Dinanzi all’Eterno non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili», diceva Rosario Livatino, come è stato ricordato. Fede e diritto sono due realtà «continuamente interdipendenti fra loro, sono continuamente in reciproco contatto, quotidianamente sottoposte a un confronto a volte armonioso, a volte lacerante, ma sempre vitale, sempre indispensabile».
Ucciso perchè perseguiva le cosche
Un magistrato determinato che si è occupato di quella che sarebbe esplosa come la “Tangentopoli siciliana” e aveva colpito duramente la mafia di Porto Empedocle e di Palma di Montechiaro, anche attraverso la confisca dei beni. In base alla sentenza che ha condannato al carcere a vita sicari e mandanti, Livatino è stato ammazzato perchè «perseguiva le cosche mafiose impedendone l’attività criminale, laddove si sarebbe preteso un trattamento lassista, cioè una gestione giudiziaria se non compiacente, almeno, pur inconsapevolmente, debole, che è poi quella non rara che ha consentito la proliferazione, il rafforzamento e l’espansione della mafia».
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9 Maggio 2021
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