Paola Quattrini
6:06 am, 6 Maggio 21 calendario

Quattrini: «Recitare migliora la vita»

Di: Redazione Metronews
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TEATRO Regina della commedia brillante, soprattutto della ditta Garinei e Giovannini, attrice eclettica, Paola Quattrini è sempre al passo con i tempi. Aperta a novità e a sperimentazione: il suo premiato Fedora, girato in verticale, testimonia la sua grande passione per la ricerca di nuove forme di spettacolo. «Mi piace incontrare giovani e ascoltarli: l’importante nella recitazione è la chiarezza e metterci il cuore e non l’enfasi» dice. 
Paola Quattrini, rieccola al teatro Manzoni di Roma  protagonista di “Oggi è già domani”.
«La pièce è un invito a guardare al futuro con speranza, senza rinunciare ai nostri sogni. La forza del teatro mi dà una sicurezza che nella vita di tutti i giorni non ho. Essere sola in scena non è facile ma questo è un testo magico: si ride e si piange insieme, è una storia struggente, ricorda Pane e Tulipani. Ero super carica al debutto: avevo immagazzinato tanto di quella voglia di tornare live». 
E il pubblico?
«Entusiasta! L’orario penalizza, però intanto è un inizio: coraggioso il produttore Pietro Mezzasoma: un privato farebbe meglio a non fare in questo periodo. Io partecipo all’operazione per la voglia di ricominciare. Pietro Longhi, direttore artistico, è l’outsider del gruppo. In Oggi è già domani, di W. Russell nella versione italiana di Jaja Fiastri (su musica di Armando Trovaioli e canto di Serena Autieri), ultima regia di Pietro Garinei, io interpreto una donna che sogna di andare in Grecia, anche se nell’originale la protagonista sogna l’Italia. Ma è talmente ben fatto l’adattamento che sembra reale».
Sin da bambina lei ha lavorato per cinema, tv, radio, doppiaggio con, tra gli altri, Paolo Villaggio, i Vanzina…
«Però il teatro è la mia vera casa. Cimentarsi dal vivo è altro: fare una frittata in scena, per me che non amo cucinare, mi riesce bene. Dietro le quinte l’ha mangiata mia nipote. Io faccio tutto sul serio: sono una gran “rompina”. Sin da ragazza mi davano fastidio i ritardi di Walter Chiari. Ho litigato con Domenico Modugno: non avevo timore reverenziale. Con Enrico Lo Verso, tra i miei più cari amici, abbiamo fatto “Un tram che si chiama desiderio”. Prima di entrare in scena io ho bisogno di concentrazione (non come la Duse che faceva un tunnel per entrare in scena) e lui alla mezz’ora dal debutto accoglieva il pubblico. “A me piace così” diceva, non ne poteva fare a meno. Io ho iniziato la commedia e me lo vedo tra il pubblico: è entrato in scena giusto al momento previsto». 
Il suo primo bacio a Massimo Dapporto.
«Sì. Dapporto l’ha raccontato in tv: sono stata io, avevo 6 anni, a dirgli “mi puoi baciare”. Allora ero in una compagnia di bambini con la Carrà a fare spettacoli. Ero la prima donna a 6 anni, bionda con le trecce: mi sono accorta della sua emozione e ho rotto il ghiaccio». 
Ogni artista ha i suoi riti.
«Eh sì! Con Columbro facemmo, per la regia di Salemme, Daddy Blues e lui per mezz’ora faceva scioglilingua in camerino con profumi incensi, manie sue. Io, invece, sono isterica prima del debutto e voglio il silenzio: in questi giorni in particolare ho pensato alla mia povera figlia, Selvaggia, che viveva con me e mi sopportava. Io sono molto irritabile finché non entro in scena».
Conciliare vita privata e lavoro è difficile per una donna.
«È stata dura: all’inizio era un gioco da bambini. Poi i compagni di vita mi mollavano perché ero più amante del lavoro. Sono stata molto penalizzata a scuola da bambina e questo è il mio rammarico più grande. Comunque ho voluto sempre essere partecipe della vita pratica della famiglia e sempre sono stata un punto di riferimento anche per Domitilla e Arturo, i miei due nipoti che fanno di me una nonna migliore della mamma che sono stata».
Dopo la pandemia cosa vede?
«C’è gran voglia di ricominciare con passione ancora più forte e mi auguro che molti colleghi abbassino le penne e i cachet e si rimbocchino le maniche se vogliamo ricominciare».
E lei come ha vissuto il lockdown?
«Ero talmente disperata che ho fatto recitare anche le signore del mio condominio! Poi, come tutte, ho pulito bene gli armadi e il resto di casa: ho parlato di più e imparato ad ascoltare me stessa, e ho capito che voglio ancora continuare a lavorare certo mi hanno rubato 2 anni di vita ma ci rifaremo. Come? Facendo programmi a breve termine».
Un consiglio per giovani attori?
«Se avete questa passione cercate di coltivarla anche con un gruppo amatoriale, ma recitate perché aiuta a vivere meglio!».
 
 
ORIETTA CICCHINELLI
 

6 Maggio 2021
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