caso cerciello
5:02 pm, 6 Maggio 21 calendario

Cerciello, Elder e Gabriel “Sentenza ingiusta”

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Perché, perché non hanno voluto capire?». È lo sfogo fatto da Finnegan Lee Elder ai suoi difensori, gli avvocati Renato Borzone e Roberto Capra, all’indomani della sentenza che ha condannato lui e l’amico Christian Gabriel Natale Hjorth all’ergastolo per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. 
«Non si aspettava questa decisione», ha sottolineato il suo difensore dopo averlo incontrato oggi in carcere. «Non si arretra, si combatte, fino a che non troveremo un giudice interessato a capire cosa è successo», ha concluso Borzone. 
«Sono sconvolto e lacerato dal dolore perché sono stato condannato per un fatto che non ho commesso», sono state invece le parole di Gabriel Natale Hjorth fatte ai suoi difensori, gli avvocati Fabio Alonzi e Francesco Petrelli. «Alla lettura della sentenza non riuscivo a credere a quello che stavo ascoltando e al terribile errore che si stava commettendo. In quel momento avrei solo voluto gridare tutta la mia innocenza». 
Dalle indagini e da quanto è emerso nel processo fu il solo Finnegan Lee Elder a sferrare le coltellate contro il vicebrigadiere, ben 11, ma è stata accolta la tesi dell’accusa secondo la quale Gabriel Natale Hjort fu l’organizzatore dell’incontro in via Cossa, dove venne ferito mortalmente il militare. Il ragazzo sapeva anche, sempre secondo l’accusa, che il suo amico era armato del coltello (con una lama di 22 cm) utilizzato per il delitto.
Nel frattempo il dipartimento di Stato Usa ha preso atto della sentenza di condanna all’ergastolo senza commentarla, ma limitandosi a confermare di aver messo a disposizione i servizi consolari per assistere i due cittadini americani condannati, mercoledì. Un portavoce del ministero degli Esteri Americano ha dichiarato: «Siamo consapevoli che a Roma i cittadini americani Finn Elder e Gabriel Natale-Hjorth sono stati condannati all’ergastolo per l’accusa di omicidio. Noi ci assumiamo la piena responsabilità di assistere i cittadini americani all’estero e fornire tutti i servizi consolari appropriati. Il dipartimento resta in contatto con loro e continuerà a garantire i servizi consolari, incluse le visite in carcere».
Le parole della vedova
La lettura della sentenza era arrivata nella notte di mercoledì, accolta da un silenzio irreale, rotto solo dalle lacrime della vedova di Mario Cerciello Rega. «Mario doveva solo tornare a casa. Ora non possiamo che ringraziare il complicato lavoro dei giudici, gli avvocati e tutte le persone che sono state a fianco a Mario perché lo conoscevano, perché era figlio e carabiniere di tutti. Ringrazio tutte le persone che hanno creduto nel suo essere un marito e un uomo meraviglioso e un servitore dello Stato, che merita soltanto il rispetto e l’onore che lui stesso da martire ha dimostrato», ha detto ieri ai cronisti Rosa Maria Emilio, la vedova del brigadiere assassinato all’uscita dell’aula bunker di Rebibbia, dove si è celebrato il processo. Dopo la lettura della sentenza la donna ha abbracciato a lungo Paolo Cerciello Rega, fratello del militare ucciso con 11 coltellate da Elder Finnegan Lee. «È stato un lungo e doloroso processo che non mi riporterà Mario, non lo riporterà in vita e non ci ridarà la nosta vita insieme. Oggi è stata messa la prima pietra di una giustizia nuova e Mario rappresenterà un precedente di cui chi avrà bisogno potrà appellarsi. La sua integrità è stata difesa e dimostrata, nonostante da vittima ha dovuto soffrire di tante insinuazioni», ha aggiunto la vedova.
 

6 Maggio 2021
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