Scienza
12:38 am, 20 Aprile 21 calendario

Dubbi etici della scienza sugli ibridi uomo scimmia

Di: Redazione Metronews
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«La creazione di embrioni chimera uomo-scimmia porta a pochi vantaggi e a numerosi interrogativi». E’ così che Giuseppe Novelli, genetista dell’Università Tor Vergata di Roma, ha commentato la notizia del controverso esperimento che ha portato alla creazione di embrioni uomo-scimmia. «Esistono due modi per creare una chimera», spiega l’esperto. «Il primo: introdurre gli organi di un animale – continua – in un altro. Un metodo che non funziona, perchè il sistema immunitario dell’ospite può causare il rigetto dell’organo. Il secondo: iniziare l’innesto a livello embrionale, introducendo le cellule staminali di una specie nell’embrione di un altro e lasciandole crescere e sviluppare insieme in un organismo divenuto in questo modo ibrido». Quest’ultimo è l’esperimento appena pubblicato sulla rivista Cell. «In passato vi sono stati in tal senso già alcuni esperimenti, realizzati tra specie diverse (topi diversi e tra topi e ratti, ratti-maiale), con l’obiettivo di produrre organi di una specie – spiega Novelli – in un’altra. I topi risultanti sono riusciti a vivere fino all’età adulta. In questo lavoro, invece sono state utilizzate cellule staminali embrionali umane inserite in una blastocisti di scimmia (specie molto vicina a noi) che sono state coltivate per 20 giorni in provetta e quindi analizzate per studiare la biologia e la biochimica nelle prime fasi dello sviluppo». Un lavoro che va a toccare delicate tematiche di tipo etico.
 «Non sono pochi gli interrogativi – sottolinea Novelli – che questo esperimento solleva: non solo di natura squisitamente tecnica e scientifica ma soprattutto di tipo etico e sociale. Introdurre cellule staminali embrionali umane nella blastocisti di un macaco è fortemente vietato da tutte le line guida di bioetica esistenti: le cellule chimeriche embrionali sono potenzialmente in grado di generare embrioni-chimera – e quindi feti – di cui non sappiamo nulla. Nulla su di essi e sulla loro capacità di formazione di organi e tessuti».
 Secondo il genetista balzi in avanti come quello annunciato da questa ricerca suscitano troppi interrogativi e «richiedono a istituzioni di ogni paese di essere vigili e selettivi nel sostenere e autorizzare queste ricerche», dice Novelli. Novelli dice che «questo esperimento porti pochi vantaggi e numerosi interrogativi, aprendo la strada a compromessi che si presentano, al momento, inaccettabili da molti punti di vista».
Henry Greely e Nita A. Farahany, del Centro per la legge e le bioscienze dell’Università di Stanford, pongono cinque domande: la prima riguarda il benessere degli animali e nel caso specifico sulla donazione degli ovociti utilizzati nell’esperimento; la seconda domanda, relativa all’uomo, riguarda la provenienza delle cellule staminali trasferite negli embrioni. In terzo luogo i due esperti osservano che ricerche del genere hanno spesso sollevato preoccupazione da parte dell’opinione pubblica; proprio per questo, aggiungono nel quarto punto, dovrebbero essere affrontate solo dopo un ampio dibattito che coinvolga l’opinione pubblica. Infine bisogna considerare che in futuro ricerche simili potrebbero essere condotte non più solo in provetta, ma anche su embrioni impiantati in animali vivi: «è una possibilità – scrivono i due ricercatori – da considerare fin da adesso».
 

20 Aprile 2021
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