Scienza
12:22 am, 20 Aprile 21 calendario

Creato in laboratorio un embrione uomo-scimmia

Di: Redazione Metronews
condividi

L’ibrido uomo-scimmia non è più un’ipotesi fantasiosa ma a quanto pare una impressionante realtà. Un gruppo di ricercatori cinesi e americani ha inserito cellule staminali umane in embrioni di scimmia e sono stati in grado di farli crescere per 20 giorni, un periodo insolitamente lungo per questo tipo di esperimenti. Per i ricercatori questo risultato sarebbe l’occasione per comprendere malattie legate allo sviluppo attualmente impossibili da studiare considerando il limite di 14 giorni alla ricerca sugli embrioni umani. Un passo decisivo verso la futura medicina rigenerativa. Lo studio, nonostante le possibili implicazioni etiche, potrebbe portare alla scoperta di nuovi dettagli sullo sviluppo biologico, nonchè sull’evoluzione. Secondo quanto riferito dagli studiosi sulla rivista Cell, gli embrioni chimera creati potrebbero avere implicazioni per lo sviluppo di nuovi modelli su cui studiare le malattie. «Poichè non siamo in grado di condurre determinati tipi di esperimenti sugli esseri umani, è essenziale disporre di modelli migliori per studiare e comprendere in modo più accurato la biologia e la malattia umane», afferma l’autore senior dello studio, Juan Carlos Izpisua Belmonte, professore del Gene Expression Laboratory presso il Salk Institute for Biological Sciences.
I risultati ottenuti dai ricercatori sono stati possibili grazie a una tecnologia – sviluppata lo scorso anno da un gruppo di ricercatori che ha collaborato a quest’ultimo studio, guidato da Weizhi Ji della Kunming University of Science and Technology nello Yunnan, in Cina – che permette agli embrioni di scimmia di rimanere in vita e crescere al di fuori del corpo per un lungo periodo di tempo. Nel nuovo studio, sei giorni dopo la creazione degli embrioni di scimmia, i ricercatori hanno inserito in ciascuno di essi 25 cellule staminali umane pluripotenti, che possono differenziarsi in tessuti sia embrionali che extra-embrionali. Dopo un solo giorno, gli scienziati hanno rilevato la presenza di cellule umane in 132 embrioni. Dopo 10 giorni, 103 degli embrioni chimerici erano ancora in via di sviluppo. Ma la sopravvivenza di queste chimere ha iniziato a diminuire al 19eimo giorno, quando solo tre embrioni erano ancora vivi.
I precedenti
Quelle uomo-scimmia non sono le prime chimere ottenute finora: la storia di esperimenti di questo tipo è cominciata fin dagli anni ’70, con embrioni di topo e ratto; nuclei di cellule umane sono stati trasferiti in ovociti di scimpanzè nel 1997, ma senza successo, e un cromosoma umano è stato impiantato nel Dna di topi per ottenere animali da laboratorio in grado di produrre anticorpi umani. L’anno seguente il Dna umano è stato trasferito in ovociti di mucca per ottenere una riserva di staminali. Nel 2003 è stata la volta di una chimera uomo-coniglio per ottenere staminali e nel 2017 la Gran Bretagna ha autorizzato la produzione di embrioni ottenuti trasferendo Dna umano in ovociti di mucca, privati del loro nucleo.
«Storicamente, la generazione di chimere uomo-animale ha sofferto di scarsa efficienza e scarsa integrazione delle cellule umane nella specie ospite», afferma Izpisua Belmonte. «La generazione di una chimera tra primate umano e non umano, una specie più strettamente correlata agli umani lungo la linea temporale evolutiva rispetto a tutte le specie utilizzate in precedenza, ci consentirà – aggiunge – di ottenere una migliore comprensione della presenza o meno di barriere imposte dall’evoluzione alla generazione di chimere e dell’esistenza di mezzi con cui possiamo superarle». A lungo termine, i ricercatori sperano di utilizzare le chimere non solo per studiare lo sviluppo umano precoce e per creare modelli di malattie, ma anche per sviluppare nuovi approcci per lo screening dei farmaci, oltre che creare potenzialmente cellule, tessuti o organi trapiantabili.

20 Aprile 2021
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo