Rete mafiosa sul petrolio tra camorra e ‘ndrine
ROMA Una convergenza di mafie (camorra e ’ndrine) e colletti bianchi per realizzare una frode fiscale nel settore degli oli minerali provenienti dall’Est Europa, settore utilizzato anche per ripulire denaro sporco. È il cuore dell’operazione “Petrolmafiespa” curata dalle dda di Napoli, Roma, Reggio Calabria e Catanzaro che ha portato a 71 misure cautelari e al sequestro di beni per quasi un miliardo di euro.
Frode e riciclaggio
Centrale il ruolo del clan napoletano dei Moccia e, sul versante della ’ndrangheta, la collaborazione con i Piromalli, i Cataldo, gli Abate, i Pelle e gli Italiano nel Reggino; i Bonavota di Sant’Onofrio; gli Anello di Filadelfia e di Piscopisani a Catanzaro. Il clan Moccia aveva messo le mani sul gruppo petrolifero che Anna Bettozzi (anche lei arrestata) aveva ereditato da Sergio Di Cesare. Una scalata in un settore strategico anche per riciclare denaro sporco, cominciata nel 2015 e ampliata con investimenti nell’edilizia e immobiliare.
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