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1:46 pm, 22 Marzo 21 calendario

Ue, Italia seconda in prelievo acqua per abitante

Di: Redazione Metronews
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L’Italia è seconda in Europa per il prelievo di acqua potabile per abitante. Lo rileva l’Istat, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, con un focus tematico. Nel 2018, non sono collegati al servizio pubblico di depurazione 18 milioni di residenti. Le perdite idriche in distribuzione sono in costante aumento (42,0% nel 2018). Nel 2020 una quota pari all’87,4% delle famiglie è molto o abbastanza soddisfatta del servizio idrico. In 9 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, tutti nel Mezzogiorno, sono adottate nel 2019 misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua. Nel 2020 il 67,4% di persone di 14 anni e più è attenta a non sprecare acqua.
In dettaglio, con 9,2 miliardi di metri cubi, l’Italia detiene nel 2018 il primato nell’Ue, del volume di acqua dolce complessivamente prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. Il Paese con 153 metri cubi annui per abitante, si colloca in seconda posizione, mentre la Grecia è in cima alla classifica (157 metri cubi), a grande distanza dai successivi paesi in graduatoria: Irlanda (128), Bulgaria (119) e Croazia (111). La maggior parte degli Stati membri (20 paesi su 27) ha prelevato tra 45 e 90 metri cubi di acqua dolce per persona per l’approvvigionamento pubblico. Malta si contraddistingue per il volume più basso, solo 30 metri cubi annui a persona. Nella parte bassa della graduatoria si collocano la maggior parte dei paesi dell’Europa dell’Est.
Per quanto riguarda il livello di soddisfazione, questo  risulta variabile sul territorio italiano: sono molto o abbastanza soddisfatte oltre il 90% delle famiglie residenti al Nord, oltre l’80% di quelle del Centro e del Sud e oltre il 75% delle famiglie nelle Isole. A livello regionale si conferma l’insoddisfazione delle famiglie della Calabria (30,4% le poco soddisfatte contro 8,5% di molto soddisfatte), della Sardegna (24,0% contro 9,9%), della Sicilia (17,5% contro 16,1%) e dell’Abruzzo (16,5% contro 13,7%).
Resta stabile, rileva l’Istat, rispetto all’anno precedente, la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle loro abitazioni, con un valore pari all’8,8%, molto distante dai picchi rilevati a partire dal 2002 e, soprattutto, dal valore registrato nel 2003 (17,0%). Il disservizio investe in misura diversa le regioni e interessa quasi 2 milioni 261 mila famiglie, il 64,1% delle quali, poco meno di 1 milione 450 mila, vive nelle regioni del Mezzogiorno.
La Calabria si conferma la regione con la quota più elevata di famiglie (38,8%) che lamentano l’inefficienza del servizio, seguita dalla Sicilia (22,0%). Quote modeste si registrano invece nel Nord-ovest e nel Nord-est (3,2% e 2,6%), mentre al Centro meno di una famiglia su dieci dichiara che il servizio di erogazione è irregolare. Il problema dell’irregolarità nell’erogazione dell’acqua si presenta durante tutto l’anno per il 34,1% delle famiglie, soltanto nel periodo estivo per il 33%, mentre si tratta di un evento sporadico per il 32% dei nuclei familiari. Oltre la metà delle famiglie (54,9%) considera adeguati i costi sostenuti per l’erogazione dell’acqua, il 38,1% li giudica elevati. Sono più insoddisfatte le famiglie delle Isole (49,3%), del Centro (43,3%) e del Sud (42,2%). Livelli molto più bassi si registrano nel Nord-ovest (33%) e nel Nord-est (29,4%).E sempre in riferimento ai dati dello scorso anno, il 28,4% delle famiglie esprime ancora poca fiducia nel bere acqua di rubinetto.
Il 40,6% delle persone di 14 anni e più si dichiara preoccupato per l’inquinamento delle acque. A livello territoriale, la maggiore preoccupazione viene espressa dai residenti nel Nord (42,7%), la minore nel Mezzogiorno (37,4%). L’età sembra incidere sull’attenzione al problema dell’inquinamento delle acque: è infatti nelle fasce più anziane (75 anni e più) che si riscontra la minore sensibilità rispetto al resto della popolazione intervistata.
Il 24,8% delle persone di 14 anni e più si dichiara preoccupato per il dissesto idrogeologico (frane e alluvioni), problema meno avvertito dai giovani (14-24 anni) rispetto agli adulti (almeno 55 anni). Aumenta la preoccupazione per i cambiamenti climatici ed effetto serra, anche a seguito dei sempre più frequenti episodi di eventi estremi meteoclimatici e dei conseguenti effetti sul dissesto idrogeologico e sulla disponibilità della risorsa idrica (dal 63,3% nel 2012 al 70,3% nel 2020). Anche in questo caso si rileva un significativo divario Nord-Sud. I cambiamenti climatici preoccupano il 72,2% degli abitanti del Nord, il 70,8% di quelli del Centro e il 67,5% dei residenti nel Mezzogiorno.
Nel 2020 il 67,4% degli intervistati (persone di 14 anni e più) dichiara di essere attento a non sprecare l’acqua, a conferma della crescente consapevolezza di quanto sia importante la corretta gestione, anche a livello individuale, delle risorse naturali del nostro pianeta. Anche in questo caso ci sono marcate differenze regionali: in Calabria si ha il minimo regionale dell’indicatore (59,1%), nelle regioni Umbria e Sardegna il valore più alto (72,5%). Nel 2019 sono nove i comuni capoluogo di provincia o città metropolitana, tutti al Sud, che hanno fatto ricorso a misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua. Rispetto all’anno precedente il numero di comuni interessati dal problema si è ridotto (erano 12 nel 2018) e risultano più che dimezzati i giorni in cui si è fatto ricorso a sistemi emergenziali. Misure di razionamento sono state adottate in quattro comuni della Sicilia, tre della Calabria, uno dell’Abruzzo e uno della Campania. Fra le cause, infrastrutture obsolete, problemi di qualità per il consumo umano, riduzione della portata dalle fonti di approvvigionamento.

22 Marzo 2021
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