Pompei
5:39 pm, 22 Marzo 21 calendario

Così in soli 15 minuti il Vesuvio distrusse Pompei

Di: Redazione Metronews
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Fu una valanga asfissiante alla velocità di centinaia di chilometri orari, ad alta temperatura e con un’alta concentrazione di particelle ad avere, in 15  minuti, seppellito  e distrutto Pompei durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. Quel quarto d’ora fu la durata delle correnti piroclastiche che colpirono Pompei, e le loro ceneri vulcaniche, inalate dagli abitanti, furono fatali, provocandone l’asfissia. 
Le correnti piroclastiche sono il flusso di materiale magmatico e gas ad alte temperature che scende dai fianchi di un vulcano. Questo è quanto rivela uno studio mirato condotto dall’Università degli Studi di Bari – Dipartimento Scienze della Terra e Geoambientali, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e il British Geological Survey di Edimburgo, studio appena pubblicato su Scientific Reports. 
“Obiettivo del lavoro – afferma Roberto Isaia, ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV – è stato quello di sviluppare un modello per cercare di capire e di quantificare l’impatto dei flussi piroclastici sull’abitato di Pompei”. I flussi piroclastici, infatti, sono il fenomeno più devastante delle cosiddette eruzioni esplosive. Paragonabili alle valanghe, si generano dal collasso della colonna eruttiva. I densi flussi che ne derivano scorrono lungo le pendici del vulcano a velocità di centinaia di chilometri orari, ad alta temperatura e con un’alta concentrazione di particelle.
“Per la nostra ricerca – prosegue Isaia – abbiamo svolto studi sul terreno e in laboratorio dei depositi piroclastici presenti all’interno degli scavi archeologici di Pompei che hanno portato alla misurazione e alla definizione dei parametri fisico-meccanici delle rocce. Con i dati ottenuti abbiamo sviluppato un modello matematico che ci ha permesso di effettuare simulazioni numeriche. Da queste abbiamo ricavato i parametri fisici delle correnti piroclastiche e, quindi, stimarne gli effetti sul territorio, uomo compreso. Il risultato principale è che il perdurare del passaggio delle correnti piroclastiche è avvenuto in un lasso di tempo compreso tra i 10 e i 20 minuti”.
Il ricercatore aggiunge che il modello elaborato “può essere applicato anche ad altri vulcani attivi di tutto il mondo. L’esempio di Pompei infatti, distante circa 10 km dal Vesuvio, suggerisce come l’applicazione di questo modello potrebbe essere molto utile per comprendere la durata dei flussi piroclastici e, quindi, i danni derivanti da un’eruzione anche a distanze dove la temperatura e la pressione delle correnti piroclastiche non provoca più effetti dannosi sull’uomo e sull’ambiente. La metodologia applicata può quindi fornire nuovi elementi di conoscenza nell’ambito delle valutazioni di pericolosità di una struttura vulcanica attiva”.
“È molto importante riuscire a ricostruire quanto avvenuto nelle passate eruzioni del Vesuvio partendo dal record geologico, per risalire ai caratteri delle correnti piroclastiche ed all’impatto sull’uomo”, dichiara a sua volta il prof. Pierfrancesco Dellino, dell’Università di Bari, referente per il settore vulcanico della Commissione Grandi Rischi nazionale. “L’approccio da noi seguito aggiunge informazioni che sono racchiuse nei depositi piroclastici e che chiariscono nuovi aspetti sull’eruzione di Pompei e forniscono preziosi spunti – dice inoltre – per interpretare il comportamento del Vesuvio anche in chiave di protezione civile”.

22 Marzo 2021
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