Ermal Meta
6:49 am, 26 Febbraio 21 calendario

Ermal Meta: «Immensa la voglia di cantare live»

Di: Redazione Metronews
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MUSICA Torna al Festival di Sanremo dopo il trionfo del 2018 (col brano “Non mi avete fatto niente” cantato con Fabrizio Moro), già in tasca il Premio della Critica conquistato l’anno prima per “Vietato morire”. E lo fa con un pezzo semplice, dal sound essenziale, che celebra l’amore: “Un milione di cose da dirti”. 
Ermal Meta, cosa si aspetta da questo Sanremo?
«Vado con spirito diverso: il podio l’ho già assaggiato. Vado perché il palco dell’Ariston è l’unico su cui si possa salire. Porto un brano che racconta di due persone, ma non ho utilizzato nomi, proprio perché quando ci si ama alla fine si smette di chiamarsi per nome. “Un milione di cose da dirti” canta un amore verticale che cerca di salire… E il mio scopo in questo Festival è solo regalare emozioni».
Il 12 marzo esce l’album “Tribù urbana”: 11 tracce tra cui “Stelle cadenti”, forse la più radiofonica, la più sanremese. “Dimmi che mi vuoi bene, anche se non ci credi… Non siamo mica stelle cadenti… Ho voglia di cantare di fare tardi e poi mi sento solo”, canta.
«Sì, la tentazione l’ho avuta di portarla al Festival. Da più parti, però, mi sono arrivati input che mi hanno fatto optare per “Un milione di cose da dirti”. Poi a Sanremo sono andato varie volte ma non con una ballad come questa. “Stelle cadenti“, inoltre, pare fatta da un ubriaco: è molto artisica, ma più estiva. Avrà il suo spazio, ne sono sicuro».
Ermal ha tanta voglia di…
«Ho un’immensa voglia di portare dal vivo il disco. Io scrivo stando sul palco di solito. Stavolta mi sono messo in platea, immaginando di essere parte del pubblico. La gente che va ai concerti vuole cantare e ho scritto diversi pezzi nel disco perché si cantino a squarciagola, live».
Citando “Vita da fenomeni”, altra gemma di “Tribù Urbana”, che tempo è per lei? 
«Beh, siamo quella fase lì: non sono più un fenomeno! Quando faccio le cose in fretta, salgo le scale, ho il fiatone: ma io giocavo a calcio come ala destra e oggi mi chiedo che fine ha fatto quello lì?».
Anche in questo album canta “Gli invisibili”.
«Quel brano in particolare nasce dopo un viaggio negli Usa dove ho fotografato gli homeless che mi sono trovato davanti e ho parlato con uno di loro che quel giorno festeggiava il compleanno… E ho immaginato un esercito d’invisibili, perché almeno una volta nella vita lo siamo stati tutti».
Capitolo Covid.
«La pandemia ha cambiato il volto del nostro mondo e ne usciremo diversi, nonostante la nostra capacità di dimenticare. Personalmente vorrei presto poter tornare a vedere qualche partita di calcio».
Per la serata cover del giovedì si cimenterà in “Caruso ” di Dalla, con la Napoli Mandolin Orchestra.
«Ho scelto la canzone che tutti mi sconsigliavano. Sono fatto così e cerco di andare contro i saggi consigli. Preferisco confrontarmi con qualcosa d’intoccabile mettendo i guanti di velluto però. Mi voglio misurare con “Caruso” non con Lucio Dalla che resta inarrivabile! Mi piace la serata cover, perché è bello fare canzoni che la gente conosce a memoria: così ci si concentra sull’interpretazione. Se ci fosse stata la serata con ospite? Avrei voluto con me Zampaglione o Bersani».
 
 
ORIETTA CICCHINELLI

26 Febbraio 2021
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