Lavoro
5:00 am, 10 Febbraio 21 calendario

Burn out da smart working

Di: Redazione Metronews
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ROMA La salute mentale delle madri, che lottano per bilanciare le esigenze legate all’assistenza all’infanzia e quelle del lavoro a distanza, potrebbe essere a rischio durante i lockdown indetti per arginare la pandemia. Lo sottolineano in un articolo pubblicato sulla rivista Psychological Medicine gli esperti delle università di Amsterdam e di Padova, che hanno analizzato i dati relativi a un sondaggio online che ha coinvolto mamme provenienti da Cina, Italia e Paesi Bassi.
  Il team ha considerato le risposte di 900 donne olandesi, 641 italiane e 922 cinesi, madri di bambini di età inferiore a 10 anni, delle quali sono stati valutati parametri relativi a salute mentale, benessere familiare, sostegno ricevuto e caratteristiche demografiche. Il periodo di interesse è stato da aprile a maggio 2020, durante il quale si è verificata la maggior parte dei blocchi generalizzati.
 «In tutte le zone analizzate – riporta l’esperta – le donne condividevano fattori di rischio potenzialmente in grado di alterare la loro salute mentale, come rischio di disoccupazione, riduzione della sicurezza del lavoro, transizione verso il lavoro a distanza, problemi coniugali o conflitti con altri membri della famiglia, ridotto accesso all’assistenza sanitaria e alle reti sociali». In particolare, stando ai dati del gruppo di ricerca, le madri disoccupate nei Paesi Bassi hanno segnalato livelli più elevati di problemi di salute mentale, probabilmente a causa dell’insicurezza finanziaria. Anche le donne in Olanda con livello di istruzione elevati hanno manifestato i sintomi più acuti.
 «Questo potrebbe essere dovuto alla necessità di combinare un lavoro impegnativo con la responsabilità di assistenza all’infanzia – ipotizza la scienziata – in Cina, tra i fattori di rischio sono emersi l’alto livello di istruzione e il reddito consistente, insieme all’assenza di un partner e alle cattive condizioni di salute fisica, elemento associato anche in Italia a un rischio più elevato». I ricercatori hanno scoperto che le madri generalmente in grado di affrontare efficacemente eventi stressanti hanno sperimentato problemi di salute mentale inferiori durante le quarantene, così come le donne che potevano contare sul sostegno dei nonni o di altri familiari presenti nello stesso nucleo. «Una famiglia allargata può essere una fonte di resilienza – osserva Riem – Covid-19 continua a provocare impatti significativi sulla vita dei genitori, e in particolare delle madri, che, nella maggior parte dei casi, rappresentano i principali caregiver dei bambini e pertanto corrono rischi più elevati di sperimentare problemi di salute mentale». «Speriamo che questi risultati possano promuovere futuri interventi volti a migliorare la salute mentale delle madri durante future pandemi e quindi anche dei figli- conclude Jing Guo, dell’Università di Pechino».
La testimonianza: da Wonderwoman a Cenerentola
All’inizio non ci sembrava vero. Risparmiare due ore di traffico al giorno, riuscire a gestire i figli e la didattica a distanza senza dover coinvolgere i nonni, spaventati dall’ipotesi di farsi contagiare dai nipoti. Avere tutto sotto controllo. Non aver bisogno di nessuno e esserci sempre. Per tutti, marito, figli. Per tutto. Casa, lavoro, sport. I primi tempi, l’euforia tra noi colleghe era alle stelle: ogni cosa era al suo posto. E se riuscivamo ad andare anche in palestra senza accumulare panni da stirare ci sembrava un altro miracolo. Ecco, tutta la fatica, le corse erano state ripagate. E allora sì, scrivo al computer un’ora, poi preparo il pranzo, pulisco tutto e mi rimetto al computer. Nel frattempo, risento storia a mia figlia mentre cerco di aiutare mio figlio piccolo a fare un puzzle e tengo d’occhio le ultime notizie per chiudere il pezzo.  Ogni giorno come quello precedente, ma i miei impegni mi sembrano aumentare e il mio cervello comincia a dare i primi segni di cedimento. Pian piano, una certa sensazione di disagio comincia a serpeggiare e a farsi strada nella giornata che più di prima non si ferma mai. Quando mi sono ritrovata a parlare al telefono con il mio direttore  chiusa in bagno, per non far sentire le urla di  mio figlio di 5 anni arrabbiato con la sorella di 12, ho capito che non poteva continuare così. E il giorno che ho sognato di fare un’intervista mentre legavo mio figlio alla sedia non  ho più avuto dubbi.  Sono arrivata al burnout da smart working.
Come ho fatto a mettermi in questa situazione? Non mi sono sempre ritenuta emancipata? Perché tutto sommato, in effetti, le corse sono diventate anche più di prima. Ma tutti gli aiuti esterni sono spariti. Puoi fare tutto da sola. Buona fortuna  e ciao. No fermi tutti. Non funziona così. Va bene, c’è la pandemia: ancora un po’ posso andare avanti così. Ma non per sempre. Tutta la comunità deve essere coinvolta nel  crescere i miei figli: non sono solo un affare mio. Sono il nostro futuro.
 
Come uscirne? Ecco, l’ideale non è fare tutto da casa per sempre, ma poter godere di una certa flessibilità e riuscire a gestirsi a seconda delle esigenze, un po’ da casa e un po’ in ufficio. Anche le chiacchiere con i colleghi, lo scambio di opinioni, guardarsi negli occhi e delegare le incombenze domestiche sono esigenze naturali.
VALERIA BOBBI

10 Febbraio 2021
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