Cinema
11:54 am, 9 Febbraio 21 calendario

Addio Jean-Claude Carrière sceneggiatore di Buñuel e Brook

Di: Redazione Metronews
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MILANO Ci sono lutti che fanno davvero male al mondo dell’arte. La scomparsa dello sceneggiatore francese Jean-Claude Carrière è uno di quelli. Il suo excursus lo ha portato a lavorare con Luis Buñuel per il quale scrisse i film dell’ultimo periodo,  Jean-Luc Godard, Louis Malle, Marco Ferreri, Jacques Deray, Volker Schlöndorff, Oshima Nagisa, Andrzej Wajda, Peter Brook e Milos Forman.
Carrière era nato a Colombières-sur-Orb (Hérault) il 19 settembre 1931ed è deceduto ieri per cause naturali nella sua casa di Parigi. Ad annunciarlo, la figlia Kiara. 
Sceneggiatore cinematografico e televisivo, autore teatrale, romanziere, poeta e saggista, Jean-Claude Carrière esordisce al cinema nel 1963, anno in cui inizia anche la sua collaborazione con Buñuel, scrivendo la sceneggiatura di Il diario di una cameriera, cui seguiranno Bella di giorno, La via lattea, Il fascino discreto della borghesia, Il fantasma della libertà e Quell’oscuro oggetto del desiderio.
Collaborò anche con Marco Ferreri in La cagna, con i francesi Louis Malle e Jean-Luc Godard e con lo spagnolo Jesús Franco  per Miss Muerte e Cartas boca arriba.
Dal 1970,  Carrière ha iniziato il suo percorso teatrale con Peter Brook per il quale ha adattato Misura per misura da Shakespeare, La Cerisaie da Čechov e l’indimenticabile The Mahabharata: la sceneggiatura era tratta dall’antico poema epico indiano scritto in sanscrito. Con lo stesso Brook e Marie-Hélène Estienne divenne una mastodontica e meravigliosa opera teatrale la cui messinscena durava ben 11 ore. Lo spettacolo viaggiò per quattro anni in due versioni: quella in francese e quella in inglese: la prima debuttò nel 1985 a Boulbon, presso Avignone, mentre quella inglese esordì due anni dopo, quando Brook ne ebbe terminata la traduzione. Nel 1989 fu adattato per la televisione come una miniserie di sei ore. Poi ci fu il film, ridotto a circa tre ore ed interpretato fra gli altri da Vittorio Mezzogiorno. 
Nelle sceneggiature di Carrière ci sono sempre state una grande attenzione al lato misterioso e assurdo della vita come anche un’insaziabile curiosità per l’imprevisto, uno spirito anarchico e un senso acuto dell’umorismo nero e della provocazione. Qualità riconosciute da diverse nominations all’Oscar e da premi come il César nel 1983  per Il ritorno di Martin Guerre di Daniel Vigne e il Writers Guild of America alla carriera nel 2000.
Carrière si è dedicato anche alle riduzioni per lo schermo di grandi opere letterarie, raffinate ed efficaci, come Un amore di Swann (1984) di Marcel Proust e Il tamburo di latta (1979) di Gunther Grass entrambi diretti da Schlöndorff, I demoni (1988) dal capolavoro di Dostoevskij di Wajda e L’insostenibile leggerezza dell’essere (1988) tratto dal romanzo di Milan Kundera con la regia di Philip Kaufman.
Mai stanco di reinventarsi grazie alla sua estrema versatilità, Carrière passava dalla commedia  all’horror gotico senza colpo ferire: dalla reinvenzione al femminile di un’immaginaria rivoluzione latinoamericana in Viva Maria! (1965), agli umori anarchici di un Ottocento antiborghese di Il ladro di Parigi (1967), entrambi di Malle; dalle avventure degli agitatori carbonari sullo sfondo di una Provenza romantica in L’ussaro sul tetto (1994) di Jean-Paul Rappeneau alla scanzonata cornice gangsteristica anni Trenta di Borsalino (1970) diretto da Deray.
Poi, la provocazione, la predilezione per i climi libertini dal sottile erotismo nei film come Si salvi chi può… la vita (1979) di Godard, Taking off (1971) e Valmont (1989) entrambi di Forman, Il ritorno di Casanova (1991) di Edouard Niermans, L’iniziazione (1986) di Gianfranco Mingozzi e La notte e il momento (1994) di Anna Maria Tatò.
Nel 1978 Carrière ha ricevuto il Premio Flaiano per la sceneggiatura per la sua produzione artistica. Ha firmato una cinquantina di libri tra i quali Le carnaval et la politique (un’introduzione alla commedia greca, 1979), il Dictionnaire de la bêtise et des erreurs de jugement (con Guy Bechtel), Le cerche des menteurs (tradotto come Il circolo dei contastorie da Garzanti, a cui ha fatto seguito un secondo volume, Il segreto del mondo, sempre da Garzanti, raccolta dei più bei racconti della storia dell’umanità), un Dictionnaire amoureux de l’Inde (2001), Einstein s’il vous plaît (tradotto come La ragazza e il professore, nel 2005 da Rizzoli) e N’espérez pas vous débarrasser des livres (con Umberto Eco, tradotto come Non sperate di liberarvi dei libri edito da Bompiani nel 2009 e ripubblicato da La nave di Teseo nel 2017).
Ecco perché, di fronte a questa immensa produzione artistica che ha fatto la storia del cinema, del teatro e della letteratura, questo lutto addolora così tanto.
PATRIZIA PERTUSO

9 Febbraio 2021
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