Coronavirus
5:06 pm, 29 Gennaio 21 calendario

Così cominciò un anno fa il calvario del virus in Italia

Di: Redazione Metronews
condividi

Due turisti cinesi, 67 anni lui 66 lei, in ambulanza, già con la maschera dell’ossigeno. Tra lampeggianti, luci delle telecamere, i giornalisti assiepati. E’ l’immagine choc con cui, la notte del 30 gennaio 2020, un anno fa, il Covid si  presentò in Italia.  Hanno accusato sintomi sospetti (soprattutto l’uomo, la donna si aggraverà nei giorni successivi), e il tampone ha confermato il timore peggiore: è Sars-Cov-2. I due venivano proprio dalla provincia di Wuhan, erano sbarcati a Malpensa la settimana prima, avevano viaggiato da turisti su e giù per l’Italia. Sigillata e igienizzata la stanza all’Hotel Palatino, nel cuore di Roma, dove i due cinesi avevano soggiornato, scatta la psicosi. La coppia viene ricoverata allo Spallanzani, mentre i tamponi sui loro compagni di viaggio danno tutti esito negativo. Inizia tutto da qui. Lo stesso 30 gennaio, a tarda sera, il premier Conte annuncia agli italiani che il virus è in Italia.
Il giorno dopo viene dichiarato lo stato d’emergenza, e vengono bloccati i voli da e per la Cina. Ed esce il bollettino numero 1 dell’ospedale romano: le condizioni dei due sono soddisfacenti. Diventerà un rito quotidiano, letto in diretta intorno a mezzogiorno dai vertici dell’ospedale di fronte a una selva di telecamere: sono i primi e gli unici due casi Covid nel nostro Paese, ed è la prima volta che possiamo osservare praticamente in diretta il virus, capire se davvero è “poco più di un’influenza”, come troppi esperti nostrani si affannavano a dire, o se i lockdown di massa decisi in Cina significavano davvero che stavolta, a differenza delle varie Sars, Mers, aviaria, suina e via allarmando, il problema era drammaticamente serio.
Passano alcuni giorni di “condizioni stazionarie”, poi il 4 febbraio la doccia fredda: le condizioni si sono aggravate. I due, recita il bollettino, “nelle ultime ore hanno avuto un aggravamento delle condizioni cliniche a causa di una insufficienza respiratoria”. E’ l’inizio di un calvario che dura settimane: tutti, in qualche modo, fanno il tifo per il mite ricercatore sessantenne e la moglie, che si erano regalati un viaggio in Italia. Si tentano le strade degli antivirali sperimentali, si passa all’intubazione, è l’iter tragico cui siamo ormai ampiamente abituati, e che solo un anno fa sembrava un incubo inaspettato, quasi un brutto film catastrofista divenuto non si sa come realtà. Poi il lento miglioramento, l’uscita dalla terapia intensiva e dalla sedazione, la ripresa. Bisognerà aspettare il 19 marzo per le dimissioni dallo Spallanzani, seguite da altre lunghe settimane di riabilitazione. Quasi due mesi in cui abbiamo capito qualcosa del virus: la sua estrema aggressività, i peggioramenti repentini, gli alti e bassi. I due cinesi ce l’hanno fatta, e lasciando lo Spallanzani hanno consegnato un messaggio di ringraziamento per gli italiani e per i medici che li hanno salvati. Ma da allora in avanti la storia avrebbe preso una piega che continua ancora oggi, un anno dopo. Con i vaccini che rappresentano una luce, ancora fioca, in fondo al tunnel del virus.

29 Gennaio 2021
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo