Un prof di Harvard: “Oumuamua? Erano alieni…”
La tesi è semplice: Oumuamua non era solo un asteroide dalla forma allungata, e gli alieni ci hanno fatto visita nel 2017. Solo che a dirlo è Avi Loeb, professore all’Università di Harvard , che nell’ultimo libro “Extraterrestrial: The First Sign of Intelligent Life Beyond Earth”, sostiene che la visita sarebbe avvenuta nel 2017, quando l’asteroide Oumuamua destò l’attenzione di tutti: lui, appunto, ipotizza che l’oggetto potrebbe essere stato il primo segnale inviatoci dai visitatori alieni.
Oumuamua
L’asteroide era stato osservato per la prima volta alle Hawaii e battezzato Oumuamua, che nella lingua locale vuol dire “Messaggero che arriva da lontano”. Era il primo oggetto interstellare, non appartenente al nostro Sistema Solare, aveva forma allungata e stretta e non accostabile ad altre comete o asteroidi; il suo movimento era inconsueto e non rispondente alle leggi gravitazionali. Aveva viaggiato verso il nostro sistema solare dalla direzione di Vega, una stella a 25 anni luce di distanza da noi. Alla fine di settembre 2017 arrivò a circa 58.900 miglia orarie oltre la distanza orbitale di Venere, e poi, in ottobre.è passato oltre la Terra prima di “muoversi rapidamente verso la costellazione di Pegaso”.
“Cosa sarebbe successo se un uomo delle caverne avesse visto un cellulare? Avendo visto pietre tutta la vita, avrebbe pensato ad una pietra scintillante. Certa gente non vuole discutere della possibilità che ci siano altre civiltà lì fuori, sono convinti del fatto che siamo speciali e unici. Io credo che sia un pregiudizio che dobbiamo abbandonare”, spiega Avi Loeb.
Proprietà insolite hanno aiutato Loeb a trarre questa conclusione. Le prime erano le dimensioni: gli astronomi hanno osservato il modo in cui l’oggetto rifletteva la luce solare. La sua luminosità variava di dieci volte ogni otto ore, suggerendo che era la quantità di tempo necessaria per completare una rotazione completa. Gli scienziati hanno concluso che l’oggetto era almeno da 5 a 10 volte più lungo di quanto fosse largo, dunque la forma di un sigaro.
E poi Oumuamua era insolitamente brillante , almeno “dieci volte più riflettente dei tipici asteroidi o comete del sistema solare”. Una superficie come quella del metallo lucido. Ma l’anomalia che ha davvero spinto Loeb verso la ipotesi estraterrestre è stata il modo in cui Oumuamua si muoveva, “l’eccesso di spinta lontano dal sole”. Gli scienziati possono calcolare il percorso esatto che un oggetto dovrebbe prendere e la velocità che dovrebbe percorrere a causa della forza gravitazionale esercitata dal sole. L’attrazione del sole accelera enormemente un oggetto man mano che si avvicina, ma Oumuamua non ha seguito la traiettoria calcolata. L’oggetto, infatti, ha accelerato “leggermente, ma in misura altamente statisticamente significativa”, scrive Loeb, allontanandosi dal sole. In altre parole, era chiaramente spinto da una forza oltre alla gravità del sole.
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