Uccisa da un dipendente la regina delle capre felici

E’ finita nel modo più feroce la favola di Agitu Gadeta: la sociologa fuggita dall’Etiopia e diventata allevatrice di capre in Trentino, campionessa dell’integrazione e dell’imprenditoria femminile, è stata uccisa a martellate e probabilmente violentata dal suo dipendente ghanese. La donna era stata ritrovata morta martedì nella sua abitazione nel Maso Villalta a Frassilongo in Valle dei Mocheni tra le montagne del Trentino. Subito l’attenzione era tornata alle minacce che aveva subito nel 2018, in particolare l’aggressione di un vicino che l’aveva chiamata “sporca negra“ e che lei aveva denunciato. L’uomo, che era stato condannato a 9 mesi senza l’aggravante razzista si è subito rivelato estraneo al fatto. 
Il reo confesso è Adams Suleimani, ghanese di 32 anni: lavorava come collaboratore nell’impresa di Agitu Gudeta, dove si occupava del pascolo delle capre. L’uomo avrebbe confessato ai carabinieri di aver colpito la donna durante una lite per motivi economici, uno stipendio non pagato .Poi l’avrebbe violentata mentre era agonizzante. 
Agitu Gudeta, nata ad Addis Abeba nel 1978, aveva studiato sociologia all’Università di Trento e poi era tornata nel suo Paese. Nel 2010, a causa della minacce di morte per la sua battaglia contro l’accaparramento delle terre da parte di alcune multinazionali, aveva fatto ritorno in Italia e nella Valle dei Mocheni, dove dal Medioevo vive una minoranza di lingua tedesca, aveva dato vita alla sua azienda della quale si erano occupate anche trasmissioni televisive e riviste internazionali.
A Trento aveva aperto un punto vendita di formaggi e prodotti cosmetici a base di latte di capra. Sul suo profilo Fb aveva appena scritto “Buon Natale a te che vieni dal sud, buon natale a te che vieni dal nord, buon natale a te che vieni dal mare, buon natale per una nuova visione e consapevolezza nei nostri cuori”.