reddito di cittadinanza
3:05 pm, 7 Dicembre 20 calendario

Il Reddito di cittadinanza a condannati per ‘ndrangheta

Di: Redazione Metronews
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Il reddito di cittadinanza, sulla base di attestazioni false e nonostante avessero riportato condanne come appartenenti alla ‘ndrangheta o per altri gravi reati. Sono diversi i casi portati alla luce da Carabinieri e Guardia di Finanza nelle ultime ore in Calabria. I carabinieri della compagnia di Bianco, nel Reggino, hanno denunciato 135 persone, residenti nella Locride, in particolare sulla costa jonica, ritenute responsabili di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Una vicenda ancor più grave considerato che gli indagati avrebbero in molti casi legami con la ‘ndrangheta. Tra loro, anche un sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, già percettore del reddito di cittadinanza, nonché la sorella di un latitante, che nello stesso mese in cui ha percepito il “buono spesa Covid-19” ha anche sottoscritto buoni fruttiferi per il valore di 7.000 euro. Oltre la metà delle persone coinvolte risiede nel Comune di San Luca (RC).
L’inchiesta è stata avviata e condotta durante tutto il periodo del lockdown (da aprile a giugno 2020), a seguito degli aiuti straordinari introdotti dal Governo per il periodo di emergenza sanitaria (cosiddetti “buoni spesa covid-19”). I buoni alimentari sono stati erogati direttamente dai Comuni alle persone e alle famiglie in difficoltà economica, per acquistare alimenti, farmaci e altri beni di prima necessità. Ciascun Comune, poi, ha avuto la possibilità di scegliere in autonomia i requisiti per la concessione del bonus, garantendo somme variabili a seconda di vari indici di valutazione e attribuendo priorità a chi non riceveva altri sostegni economici pubblici. I militari dell’Arma delle stazioni interessate hanno recepito le lamentele e la disperazione di alcuni cittadini, riguardanti presunte irregolarità nella concessione dei buoni alimentari. Gli accertamenti effettuati dai militari della Compagnia di Bianco avrebbero consentito di verificare che gli indagati hanno aderito ai rispettivi bandi comunali hanno dichiarato informazioni non corrispondenti al vero, sostenendo in generale di trovarsi in condizioni di difficoltà economica e di indigenza, nel tentativo di indurre in errore le amministrazioni comunali e ottenere così un ingiusto profitto.
I carabinieri hanno prima individuato quanti hanno presentato la domanda per ottenere il buono spesa (quasi 900 le domande giunte ai Comuni di Africo, Bianco, Brancaleone, Bruzzano, Caraffa del Bianco, Casignana, Ferruzzano, Palizzi, Samo, San Luca, Sant’Agata del Bianco e Staiti), successivamente, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Locri, hanno analizzato la documentazione e le autodichiarazioni presentate, accedendo anche all’interno delle abitazioni degli interessati, al fine di accertare la veridicità di quanto sottoscritto. Infine, i carabinieri hanno approfondito, con l’ausilio dell’Inps, degli istituti di credito e delle banche dati in uso alle forze di polizia, la posizione economica degli interessati, ottenendo una conferma dei sospetti iniziali. I 135 indagati sono stati pertanto denunciati per aver presentato ai Comuni domande in cui hanno attestato falsamente di possedere i requisiti previsti, al fine di ottenere indebitamente i buoni alimentari il cui valore, per ogni soggetto, in media oscilla tra gli 80 e i 200 euro.
Tra i denunciati figurano personaggi già condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso e figure apicali della ‘ndrangheta del mandamento Tirrenico, ma anche donne che, intenzionalmente, avrebbero omesso di segnalare agli enti competenti all’erogazione del reddito di cittadinanza la presenza all’interno del proprio nucleo familiare di soggetti detenuti, già elementi di spicco della locale consorteria di ‘ndrangheta, gravati da misure cautelari personali o condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso. Altre false attestazioni sono state rilevate in merito alla residenza e all’effettivo reddito familiare, come nei casi di madre e figlia o zia e nipote che, nonostante fossero conviventi, percepivano distintamente il reddito di cittadinanza. Il danno erariale complessivo stimato è di circa 357.000 euro.  Un’ulteriore perdita per le casse pubbliche di circa 127.000 euro è stata scongiurata, trattandosi di somme che i percettori avrebbero incassato senza l’intervento dei militari dell’Arma. Gli esiti delle indagini sono stati immediatamente segnalati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Palmi, richiedendo il nulla osta all’interruzione dell’elargizione del sussidio per i 50 beneficiari denunciati. 

7 Dicembre 2020
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