Smart working, cosa cambia in meglio e in peggio
Per la serie da qualche parte dobbiamo trovare i denari per ripianare i buchi è uscita l’ideuzza di tassare lo smart working. Lavoro agile, telelavoro, lavoro da casa, come vi pare, ma ci siamo capiti. Guadagnare il pane nelle mura domestiche invece di stare in ufficio. Per la Deutsche Bank, la proponente di una gabella del 5% a chi sta in remoto, è una condizione ottimale rispetto a chi va in azienda ogni giorno. E’ vantaggioso per sicurezza, comodità e flessibilità. Risparmioso su viaggi, pranzi, vestiti e pulizia. In Italia il numero dei lavoratori stimati che hanno operato in modalità smart working o remote working in questo 2020 è più che decuplicato rispetto alla fase pre-covid, passando da poco più di 500.000 a oltre 6 milioni, imprimendo di fatto una accelerazione fortissima a un nuovo modo di lavorare che si riflette anche in una nuova organizzazione del lavoro sulle spalle del capo di azienda che deve trainare l’impresa all’interno della crisi emergenziale pandemica. Chi lo ha sperimentato evidenzia miglioramenti nella relazione “verticale” capo-collaboratore. Le persone si dichiarano più produttive e in grado di gestire meglio i rapporti in famiglia e nella sfera privata. Tra gli aspetti critici: rischi di peggioramento nella collaborazione tra colleghi e con il mercato. Per un manager su quattro la relazione con i clienti durante gli ultimi mesi è stata meno efficace. Capitolo uffici: richiesta una rivisitazione profonda degli spazi del lavoro del futuro, dovranno essere belli, flessibili, dove sentirsi bene. E’ la sintesi di uno studio della Fondazione Istud che abbiamo letto in anteprima, fatto su un panel di manager di multinazionali e che verrà presentato il 19 novembre. Se l’area della sfera degli affetti è notevolmente migliorata, rimane da costruire un modello organizzativo aziendale che comprime il contatto fisico. Viso a viso. La stretta di mano. La pacca sulla spalla. Sfumature culto della contrattazione per far incontrare acquirenti, consumatori e venditori.
MAURIZIO GUANDALINI
© RIPRODUZIONE RISERVATA