Clima
6:07 am, 9 Novembre 20 calendario

Nel profondo delle grotte un termometro del clima

Di: Redazione Metronews
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ROMA C’è un nuovo “termometro” per misurare e studiare le temperature e i cambiamenti climatici globali avvenuti in passato sul nostro pianeta. Si tratta del magnesio contenuto in particolari concrezioni, dette “speleotemi”, che si formano lentamente all’interno di piccoli laghi o pozze nelle grotte. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e realizzato da un team internazionale guidato dai professori Giovanni Zanchetta del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e Russell Drysdale dell’Università di Melbourne. Alla ricerca hanno inoltre collaborato per parte italiana l’Istituto di Geoscienze e Georisorse CNR e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Pisa.
Un carotaggio a 300 metri di profondità
«Analizzando le variazioni della concentrazione del magnesio negli speleotemi abbiamo la possibilità di registrare i cambiamenti di temperatura per centinaia di migliaia di anni», ha spiegato Zanchetta. In particolare la ricerca ha riguardato un carotaggio effettuato nell’Antro del Corchia in Toscana, a 300 metri di profondità, su uno speleotema cresciuto nel corso degli ultimi 350 mila anni. «I risultati relativi alla concentrazione di magnesio coprono quindi gli ultimi quattro cicli glaciale-interglaciale, e sono confermati dalla corrispondenza con i record di temperatura della superficie del mare registrati nei sedimenti oceanici del Mediterraneo e dell’Atlantico», ha aggiunto Zanchetta.
Interessanti corrispondenze
Per verificare questa somiglianza, i ricercatori si sono focalizzati su un periodo chiamato Termination II – cioè la conclusione della penultima era glaciale, tra 136 e 128 mila anni fa. Durante questo periodo di riscaldamento, le temperature oceaniche sono aumentate di 8 gradi nel giro di poche migliaia di anni. Lo studio ad altissima risoluzione della speleotema del Corchia, unito alla determinazioni radiometrica dell’età con il metodo del decadimento radioattivo dell’Uranio in Torio, ha così mostrato un brusco aumento nella concentrazione del Mg, verificatosi esattamente in concomitanza del forte aumento delle temperature oceaniche.
Un tassello per capire di più
«Questa ricerca è la prima a dimostrare che il magnesio in uno speleotema può fungere da indicatore di temperatura – ha concluso Zanchetta – la temperatura è uno dei parametri fondamentali nelle misurazioni climatiche e la stima delle temperature passate è quindi un tassello irrinunciabile per la ricostruzione del clima passato, e può aiutarci a capire come ogni regione risponda ai principali episodi di cambiamento climatico globale».
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9 Novembre 2020
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