climate change
2:58 pm, 3 Novembre 20 calendario

Davanti alla Siberia non si forma calotta artica

Di: Redazione Metronews
condividi

L’Artico resta in difficoltà. Tra il 12 e il 28 ottobre al Polo Nord, in media, si sono osservati 3,2 milioni di kmq di pack in meno, con un picco di -3,4 milioni di kmq in data 22 ottobre. A darne notizia in un articolo è il Lamma, Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile.     “L’unico anno in cui si è registrata un’anomalia superiore ai 3 milioni di kmq è stato il 2012 – spiegano gli esperti – in particolare tra il 3 e il 10 ottobre, sebbene con valori meno estremi (si registrò un picco di -3,06 milioni di kmq in data 9 ottobre). Gran parte dell’anomalia di quest’anno va ascritta alla porzione di mar glaciale prossima alla Siberia, dove il ghiaccio fatica enormemente a riformarsi”. A dispetto della notte artica ormai prevalente e delle basse temperature, infatti, non si è ancora formato il ghiaccio artico nel mare di Laptev, la sezione di mar Glaciale Artico di fronte alla Siberia. La superficie acquea deve ancora restituire, sotto forma di calore latente di solidificazione, gran parte del calore assorbito durante l’estate. 
Da un punto di vista meteorologico la domanda che si pongono gli esperti del Lamma è: “Come reagirà il sistema artico ad una così clamorosa mancanza di banchisa? Dove andrà tutto il calore in eccesso prodotto dal ricongelamento di 3 milioni e mezzo di kmq di oceano che dovrebbero essere, in gran parte, perennemente coperti di ghiaccio?”.     “Risposte soddisfacenti ancora non ci sono, in quanto ciò che sta accadendo sul Polo Nord non ha precedenti né come entità né come rapidità. Per ritrovare una situazione simile è necessario andare indietro di 125.000 anni, durante l’interglaciale Eemiano, periodo che però presentava caratteristiche astronomiche totalmente diverse rispetto ad oggi”. “Si ipotizza – concludono gli scienziati – che la cronica mancanza di ghiaccio estivo e tardo-autunnale, peraltro destinata a peggiorare a causa dei cambiamenti climatici, possa portare ad una estremizzazione del clima invernale, con brevi, intense e circoscritte ondate di freddo, alternate a fasi molto miti anche perturbate. Oppure ad una sempre più frequente stagnazione climatica, con il vortice polare che tende a chiudersi, favorendo l’avanzata anche invernale delle alte pressioni verso le medie latitudini. Ma sono solo ipotesi. Di fatto ci troviamo all’interno di una ‘terra incognita’, sia da un punto di vista sia meteorologico che climatico”.

3 Novembre 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo